Le graduatorie d’istituto 2014 sono a rischio. Il Miur, infatti, avrebbe deciso di escogitare un nuovo sistema per abolire il reclutamento dei precari da impiegare nelle supplenze brevi. Queste ultime sarebbero date agli insegnanti di ruolo. Di fatto, se l’idea fosse veramente realizzata, toglierebbe ai precari la possibilità di entrare nel mondo dell’insegnamento. Allo stesso tempo il nuovo sistema di reclutamento metterebbe fine a un mercato milionario per le università, che attualmente organizzano i corsi di specializzazione per il conseguimento dell’abilitazione.
Prima c’erano le Ssis, adesso c’è il Tfa e sono stati indetti anche i Pas, i cosiddetti corsi abilitanti speciali per chi ha potuto vantare alcuni anni di insegnamento presso le scuole, pur non avendo l’abilitazione. E’ pur certo che cambia il nome, comunque la sostanza non cambia. Per le università il tutto si è configurato come un business incredibile.
Il sistema precedente
Nel corso del tempo il sistema di reclutamento degli insegnanti è cambiato in maniera radicale. Precedentemente bastava superare un concorso a cattedra, per entrare direttamente di ruolo o comunque per conseguire l’idoneità all’insegnamento, grazie alla quale si veniva inclusi nelle graduatorie d’istituto e si poteva sperare di poter iniziare la propria carriera da precario, ricoprendo i posti che venivano assegnati con le supplenze più o meno brevi. Se si era fortunati, si poteva arrivare ad avere anche una supplenza per tutto l’anno scolastico, fino alla fine delle lezioni.
A poco a poco si accumulava un certo punteggio, con un massimo di 12 punti per anno scolastico, si avanzava nelle graduatorie provinciali, per poi sperare di entrare di ruolo. Più alto era il punteggio, più le possibilità c’erano, in quanto metà del personale reclutato per il tanto ambito posto fisso veniva preso proprio dalle graduatorie ad esaurimento, quelle provinciali.
Il sistema attuale
Il sistema attuale prevede la chiusura delle graduatorie ad esaurimento, quindi la difficoltà per chi vuole inserirsi nel mondo dell’insegnamento è piuttosto radicata. Si devono seguire dei corsi di specializzazione organizzati dalle università. Senza contare il fatto che essi sono riservati ad un numero chiuso di aspiranti, i precari sono costretti a sborsare migliaia di euro: circa 2.700 euro di iscrizione, ai quali bisogna sommare tutte le spese per chi è fuori sede.
Nel frattempo, per non farsi superare dagli altri aspiranti, bisogna fare di tutto per conseguire qualche altro titolo. Fra questi, ad esempio, molto gettonati sono i corsi online, il cui titolo alla fine vale 3 punti. Il massimo di questi corsi corrisponde a 3 e ciascuno di essi ha il prezzo di 650 euro, anche se i costi possono variare a seconda del consorzio universitario online che si decide di seguire.
Sono stati banditi anche i Pas, i corsi abilitanti speciali per chi aveva maturato un servizio di 3 anni di insegnamento nelle scuole. Anche questi hanno dei costi molto elevati, c’è l’obbligo di frequenza e i precari sono costretti a seguire i corsi e contemporaneamente a prestare servizio nelle scuole, se non vogliono rinunciare al loro lavoro già precario. Adesso anche il Governo ha deciso di mettere mano a questo sistema e già fra i supplenti c’è parecchia agitazione: con l’abolizione delle graduatorie d’istituto rischierebbero di essere totalmente “sfrattati” dal mondo della scuola e dovrebbero trovare un nuovo lavoro, magari anche dopo anni di precariato.
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