Gran Bretagna: schedati studenti italiani siciliani e napoletani

studenti italiani napoletani e siciliani schedati

Si insegna la discriminazione etnica nelle scuole del Regno Unito, almeno a quanto risulta nel vedere la scheda di iscrizione di alcuni istituti che chiedono ‘l’origine etnica’ degli studenti, per schedarli. Così accade che gli italiani figli di migranti siano divisi e classificati in ben quattro gruppi, con sigle apposite per i giovani napoletani e siciliani. Un caso che ha già fatto muovere per vie diplomatiche l’ambasciatore Pasquale Terracciano, che ha chiesto la rimozione immediata di tale ingiusta schedatura.

Un certo numero di scuole britanniche a Bradford e in Galles – ma anche lo stesso Dipartimento dell’educazione del governo del Galles e altri consigli territoriali – chiede agli aspiranti studenti, al momento della richiesta di ammissione on line, di specificare l’etnia e la prima lingua parlata.

Per gli italiani ci sono addirittura riportate 4 opzioni 1) ITA, 2) ITAA, 3) ITAN e 4) ITAS, dove la prima sigla è generica e sta a significare ‘italiani’, la seconda indica ‘italiani altri’, la terza ‘italiani napoletani’ e la quarta ‘italiani siciliani’. Possibile che nella civile Gran Bretagna si possa assistere nel 2016 a tentativi di discriminazione etnica così paradossali?

Dopo aver ricevuto segnalazioni in merito dai genitori degli alunni alle prese con le iscrizioni in diverse scuole sia in Inghilterra che in Galles, Pasquale Terracciano ha scritto al Foreign Office una nota verbale per sollevare il caso e richiedere la rimozione di tali moduli, anche se lui stesso ha tenuto a precisare che non sembra trattarsi di una forma di discriminazione attiva, quanto piuttosto di beata ignoranza , tra l’altro fuori luogo e tempo, considerando i tempi che viviamo, cioè l’attualità della Brexit.

Ad ogni modo l’ambasciatore Terracciano ha pensato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche, prima di tutto tranquillizzando gli italiani sostenendo che i nostri connazionali sono apprezzati e ben voluti in GB, e soprattutto affidando a una battuta ironica la conclusione della vicenda: ”Ricordiamo alla Gran Bretagna che l’Italia è diventata un paese unificato il 17 marzo 1861”. Chi lavora nel mondo della scuola, un po’ di storia dovrebbe anche saperla, no?

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