I grassi nella dieta fanno bene, aiutano a vivere più a lungo e in salute: se si vuole star bene è dunque meglio aumentarli e diminuire i carboidrati. A dirlo è una ricerca presentata a fine agosto a Barcellona in occasione del convegno europeo di cardiologia. Condotta dall’Università di Hamilton, in Canada, e pubblicato sulla rivista Lancet, lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology) ribalta le conoscenze alimentari che abbiamo sempre avuto e dà il via libera a una maggiore assunzione di grassi saturi, insaturi e poli insaturi nella dieta e a un minore consumo di carboidrati. Secondo i ricercatori, la percentuale di carne e formaggi dovrebbe salire almeno al 35% dell’energia assunta.
Lo studio ha riguardato 135.000 individui provenienti da 18 paesi a basso, medio e alto reddito, in 5 continenti e seguiti per sette anni. I risultati, pubblicati dal gruppo di studi, indicano che il consumo di grassi non è associato a gravi patologie cardiovascolari e che anzi sono i carboidrati in eccesso ad aumentare il rischio di morte improvvisa. Per di più, i benefici derivano da tutti i tipi di grassi, saturi, insaturi e poli insaturi.
La ricerca ha dimostrato che gli individui nella fascia alta del consumo avevano avuto una riduzione del 23% del rischio di mortalità totale, del 18% del rischio di ictus e del 30% del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari.
La dottoressa Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University che ha coordinato lo studio, ha spiegato che la dieta deve comprendere grassi pari ad almeno il 35% delle calorie assunte quotidianamente e che eliminarli “non migliorerebbe la salute delle persone“: da limitare invece pane, pasta e carboidrati in generale che non dovrebbero superare il 55%.
Le percentuali ribaltano quelle che sono le tabelle nutrizionali stabilite dalle autorità sanitarie. In Italia per esempio, la dose di grassi raccomandata dalle linee guida dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione oscilla tra il 20 e il 25% che corrisponde, in una dieta da 2100 calorie, a circa 46-78 grammi: portando la percentuale al 35%, come vorrebbe lo studio, si salirebbe a oltre 100 grammi.
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