La ricerca nel campo dei biocarburanti è in piena espansione. L’idea di fondo di ogni progetto con questa finalità è di trasformare materie prime e scarti di origine biologica in biocarburanti di alta qualità. Ed ecco che quanto prima potremo mettere non soltanto l’olio fritto nel motore. Ma anche grassi animali e rifiuti. Pure in Italia si sta lavorando alla produzione di carburanti green. Vediamo le novità.
In Italia, la lavorazione delle materie per la produzione di ”carburante verde’ avviene nella bioraffineria Eni di Venezia, primo esempio al mondo di riconversione bio di una raffineria, attraverso la tecnologia Ecofining, sviluppata nei laboratori di San Donato Milanese in collaborazione con Honeywell-Uop. Grazie a questo innovativo processo si produce il Green Diesel che addizionato al gasolio dà vita a Eni Diesel+, biocarburante con una componente rinnovabile del 15%, quota che già oggi supera l’obiettivo europeo del 10% al 2020.
L’utilizzo di tale carburante riduce significativamente le emissioni inquinanti: fino al 40% gli idrocarburi incombusti e ossido di carbonio; fino al 20% il particolato all’uscita del motore. Inoltre grazie a un ciclo produttivo più sostenibile contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 in media del 5%.
Al momento la produzione di carburante green è in relazione all’uso di olio di palma certificato, ma la tecnologia Ecofining potrà trasformare in Green Diesel anche l’olio ricavato dalle microalghe, grassi animali e rifiuti. Nonché gli oli vegetali esausti, cioè l’olio fritto residuo proveniente dalle attività professionali e opportunamente riciclato. C’è già un test in proposito che si sta tenendo a Gela.
Ed è importante sottolineare come con la sottoscrizione di un protocollo tra Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli esausti ed Eni, il Conoe invita tutte le aziende di rigenerazione aderenti a fornire a Eni l’olio esausto raccolto per immetterlo negli impianti della bioraffineria di Venezia.
In prospettiva, con l’entrata in funzione della bioraffineria di Gela nel 2018, la capacità di Eni di lavorazione di oli vegetali sarà di circa un milione di tonnellate all’anno garantendo così l’acquisto degli oli esausti prodotti e disponibili sul mercato nazionale, circa 65mila tonnellate nel 2016.
E’ stato calcolato che tutto questo comporterà un risparmio potenziale di 3.130 kg di CO2 equivalente per tonnellata di biodiesel prodotto e consumato come combustibile, mentre l’acqua risparmiata sarà pari a 1,9 metri cubi per tonnellata di biodiesel prodotto con oli esausti. Un bel vantaggio per tutti.
In collaborazione con AdnKronos