La guerra in Ucraina ha diverse sfaccettature, fra cui i danni ambientali che Greenpeace ha denunciato in queste ore.
L’organizzazione ambientalista ha pubblicato una sorta di mappa con i dati raccolti dall’Ong ucraina Ecoaction, dove viene evidenziato come dall’inizio del conflitto il 24 febbraio del 2022, il 20% delle aree naturali protette del Paese sia stato danneggiato.
I danni ambientali denunciati da Greenpeace
Greenpeace è l’organizzazione mondiale che si occupa di ambiente e lo fa anche in un contesto difficile come quello del conflitto che stiamo vivendo. Studiando i dati raccolti dall’Ong ucraina Ecoaction, ha elaborato un rapporto che parla di danni molto importanti alle aree naturali protette del Paese.
Circa il 20% di questi spazi e 3 milioni di ettari di foresta sono stati danneggiati e il territorio è stato in generale contaminato e reso pericoloso dai composti chimici che vengono utilizzati e dai frammenti metallici che le esplosioni rilasciano nel terreno.
Un’infezione lenta e dolorosa che sta infettando l’ambiente e l’associazione sta cercando con la diffusione di questi dati di sensibilizzare i leader mondiali sotto questo aspetto che purtroppo viene tralasciato, giustamente, in confronto all’enorme perdita di vite umane.
Il ripristino ambientale deve avere una posizione centrale nel dibattito sul futuro del Paese e c’è bisogno dello stanziamento di fondi adesso, non quando il conflitto sarà finito. Queste le preoccupazioni espresse da Denys Tsutsaiev di Greenpeace.
La mappa arriva a quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa e ora le Ong stanno sollevando la loro indignazione per quanto riguarda gli impatti sugli ecosistemi. Greenpeace e Ecoaction hanno unito le forze per chiedere al governo di Kiev ma anche alla Commissione Europea si fare qualcosa per “curare” l’ambiente, una vittima silenziosa della guerra.
I dati
I dati raccolti, i quali sono disponibili online per chiunque volesse consultarli, mostrano 30 dei 900 eventi che sono stati raccolti dai ricercatori e anche le immagini satellitari hanno confermato i danni più gravi all’ambiente.
Dall’inizio delle ostilità sono state danneggiate intere aree naturali protette e 3 milioni di ettari di foresta. Non solo, altri 450mila ettari si trovano in zone a rischio e quindi il bilancio sui danni purtroppo è solo provvisorio, anche perché gli scontri non accennano a diminuire.
Gli incendi distruggono l’habitat e inquinano l’aria e il suolo, mentre i bombardamenti provocano contaminazioni importanti, specialmente quelli che avvengono nei pressi delle aree industriali. L’atmosfera si carica di composti chimici come l’anidride carbonica che sebbene non sia tossica, contribuisce come tutti sappiamo al cambiamento climatico.
A creare particolari danni sono gli ossidi di zolfo, che si formano per l’ossidazione dello zolfo nel corso delle combustioni di materiali che contengono questo elemento come impurità. Questi ossidi piovono letteralmente sul territorio colpito causando una pioggia acida che poi penetra nel suolo modificandone il pH.
Insomma uno scenario apocalittico anche dal punto di vista green, che vede la vegetazione bruciare, la fauna morire e gli esseri umani ammalarsi per danni agli organi respiratori.
Ancora, anche i frammenti di metallo che si disperdono nell’ambiente sono pericolosissimi, come la ghisa mista ad acciaio che è il materiale più comune per i bossoli. Questa contiene zolfo, rame, ferro e carbonio, elementi che entrano in contatto con ciò che animali e persone mangiano e bevono.
Sebbene tutto ciò si annulla in confronto alla causa principale della guerra, ovvero la perdita di vite umane, è comunque un argomento di rilevanza sollevato in queste ore dalle due Ong, che chiedono l’intervento del governo.
Non è stato un lavoro semplice mappare i danni ambientali relativi al conflitto, anche perché molti territori sono ancora sotto occupazione russa e anche quelli liberati sono per ora impraticabili dal momento che potrebbero essere disseminati di ordigni esplosivi. Questo rende la stima solo parziale ma anche così il problema è chiaro.
Le Ong chiedono che la ricostruzione delle città avvenga insieme al rispristino dell’ambiente, anche perché la sua distruzione ha conseguenze a ungo termine sulla vita e sugli ecosistemi.
“cessate il fuoco e negoziate la pace, bisogna fermare questa catastrofe e rendere disponibili i fondi per ripristinare l’ambiente dell’ucraina”.