Suspense, intrighi, riflessione, emozione. Potrebbero essere riassunti così gli ingredienti fondamentali di Grey’s Anatomy, il medical drama statunitense amatissimo anche dal pubblico italiano e giunto ormai alla sua undicesima edizione.
Le avventure di Meredith, Derek, Cristina e degli altri protagonisti della serie sono iniziate esattamente nel 2005 conquistando ben presto il pubblico americano così come quello nostrano che ha avuto la possibilità di seguire gli episodi su Fox Life e, in chiaro, prima su Italia 1 e ora su La7.
Oggi come dieci anni fa, la serie continua ad appassionare gli spettatori, contando su un mix di elementi vincenti. Innanzitutto una trama orizzontale forte e quasi mai scontata, capace di fidelizzare lo spettatore desideroso di scoprire, episodio dopo episodio, come si evolveranno le vicende dei propri beniamini. Nel corso delle diverse stagioni sono stati introdotti nuovi personaggi, altri hanno abbandonato la scena, ma tutto quasi sempre senza intaccare la bontà della narrazione.
Su una trama orizzontale ben congegnata si innestano altrettanto avvincenti trame verticali: ciascun episodio è ricco di suspense, adrenalina, commozione. Lo spettatore viene coinvolto nella tensione e nella girandola di emozioni che ciascun caso clinico comporta. Ogni paziente del Seattle Grace Hospital ha una propria storia commovente, surreale, drammatica o, addirittura, tragicomica ed è attraversando tutte queste tonalità emotive che si snodano gli episodi di Grey’s Anatomy. Il mondo interiore di ogni singolo personaggio viene delineato ed espresso con precisione, perciò ciascuno è capace di coinvolgere, di far entrare lo spettatore nel proprio vissuto anche se solo per pochi minuti, di creare un rapporto empatico.
Ad accentuare il pathos intervengono, quasi in tutti gli episodi, le riflessioni di Meredith in voice over che esplicitano, per così dire, la morale di quanto viene mostrato anche se forse, talvolta, con il rischio di banalizzare un po’.
Direi, tuttavia, che difficilmente lo spettatore potrà uscire dalla visione di un episodio di Grey’s Anatomy senza portare con sé qualcosa, quantomeno un’emozione, se non addirittura una riflessione, un piccolissimo nuovo tassello per la propria crescita.