La rivista statunitense ha stimato quanto costi alla Russia la guerra in Ucraina. Già spesi un quarto delle entrate di bilancio. Esercito, carri armati, munizioni, missili, elicotteri e aerei distrutti hanno avuto un costo ingente.
Per proseguire potrebbero servire 10 miliardi di dollari al mese. Mosca non ha più le entrate provenienti da gas e petrolio.
Quanto ha speso la Russia per finanziare la guerra d’invasione che sta aggressivamente portando avanti da nove mesi – era il 24 febbraio – in Ucraina? A chiederselo è stata la rivista statunitense Forbes. La risposta è una stima di 82 miliardi di dollari di costi militari diretti che equivalgono a un quarto (25%) del suo bilancio annuale.
Nell’ingente somma, tuttavia, è precisato che non sono incluse né le spese per la difesa, né le ricadute negative “dell’operazione militare speciale” sotto forma di perdite per l’economia. In prospettiva futura, con il protrarsi delle ostilità, i costi sono destinati a lievitare ulteriormente e le risorse, si sa, non sono illimitate nemmeno per lo Stato degli oligarchi.
In media, ogni soldato costa allo Stato circa 200 dollari al giorno. Lo scorso mese le truppe sono aumentate. La mobilitazione di 300mila uomini costerà a Mosca ulteriori 1,8 miliardi ogni mese. Più mobilitati significa anche più munizioni.
Inoltre, è bene considerare che l’esercito è stipendiato. Il contratto prevede 200mila rubli al mese per la guerra e anche pagamenti aggiuntivi. Dopo la mobilitazione, le spese totali relative ai salari del personale militare coinvolto si aggirano intorno ai 2,7 miliardi di dollari.
In battaglia ci sono poi i costi relativi alla perdita di vite umane. I caduti russi sono aumentati negli ultimi due mesi secondo la rivista Usa. Ciò sarebbe dovuto anche al fatto che i mobilitati non fossero del tutto preparati per il fronte.
In estate i risarcimenti per le famiglie dei militari morti – l’equivalente di 110mila dollari – e per quelli rimasti feriti – a loro spetta meno della metà – era stimato in 1 miliardo all’incirca. Nelle ultime settimane avrebbe superato i 3,5 miliardi di dollari. Questo perché secondo lo stato maggiore delle forze armate ucraine, solo nell’ultimo mese sarebbero rimasti uccisi 17.470 soldati russi e feriti in modo grave sarebbero il doppio.
Oltre 5.5 miliardi sono stati spesi solo per le forniture di artiglieria. La Russia si stima che abbia utilizzato tra i 10mila e i 50mila proiettili al giorno dall’inizio della guerra. Mediamente un proiettile di calibro sovietico costa circa mille dollari.
Il periodo tra maggio e luglio è stato quello più intenso, poi i depositi delle munizioni sono stati distrutti e l’artiglieria ha diminuito l’intensità degli assalti. Le munizioni erano autoprodotte in patria ma ora potrebbero arrivare dalla Corea del Nord a causa dell’esaurimento delle scorte dovute al protrarsi del conflitto. Quindi i costi sono destinati a aumentare.
In Ucraina sono stati lanciati dai russi oltre 4mila missili. Il costo medio è di 3 milioni di dollari per ognuno. Mosca ha ottenuto poi dall’Iran un’ulteriore fornitura di missili.
Inoltre l’esercito ha avuto bisogno anche di munizioni per armi leggere, di carburante per i mezzi e pezzi di ricambio, abbigliamento, cibo e medicine.
L’esercito russo ha perso secondo Forbes 278 aerei da combattimento e 261 elicotteri. I primi costano circa 18 milioni di dollari e i secondi 10,4. Dall’aviazione si ha l’equivalente di 8 miliardi di perdite.
Sul fronte carri armati non va tanto meglio, anzi. Ne avrebbe persi 2.897, quando a febbraio a inizio conflitto ne aveva 3.300.
L’equipaggiamento danneggiato o distrutto ammonta a 20,8 miliardi di dollari in nove mesi. I soldati ucraini sarebbero inoltre stati in grado di sequestrare alle forze russe almeno 1.953 unità di armi pesanti. I sequestri, che vengono definiti “trofei” dagli ucraini, ammontano a un controvalore in dollari di quasi 2 miliardi.
Fino a che punto il Cremlino riuscirà a sostenere questi costi? Nel 2021 le entrate del bilancio russo erano state di 340 miliardi. Circa 1 miliardo di euro al giorno proveniva da gas e petrolio. Il principale beneficiario delle esportazioni era l’Europa. Ora le cose sono diverse e le esportazioni sono diminuite notevolmente dopo l’interruzione della fornitura dal gasdotto Nord Stream. Le sanzioni sul petrolio saranno poi avviate a dicembre.
Ma la guerra è ancora in corso e i costi aumentano. Dall’inizio sono quasi raddoppiati per la Russia. La stima è che serviranno almeno 10 miliardi al mese per Mosca per andare avanti.
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