L’Italia non entrerà in guerra con la Libia. A dirlo è Matteo Renzi che in un’intervista a Canale 5, spiega la posizione del governo sulle ipotesi di intervento militare nel Paese, dopo i fatti di Sabratha e l’uccisione di due connazionali, Fausto Piano e Salvatore Failla. “A fare l’invasione della Libia con cinquemila uomini l’Italia, con me presidente, non ci va. Non è un videogioco”, ribadisce più volte dal salotto televisivo di Barbara D’Urso. Se ci sarà un’operazione militare, non ci si tirerà indietro ma solo a una condizione: che ci sia un governo libico “solido, anzi strasolido” perché ora le condizioni non ci sono.
Il rientro dei due ostaggi, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, e la morte degli altri due ostaggi hanno accelerato il dibattito politico nel nostro Paese. Le ipotesi di una soluzione militare per il caos in Libia sono tante, ma Renzi è sicuro che l’Italia non entrerà in guerra.
“Vedo gente che dice mandiamoci cinquemila uomini”, dice il premier riferendosi a quanto chiesto anche dall’ambasciatore americano John Phillips. “Non si può dire mandiamo 5mila soldati magari perché ci si è montati un po’ la testa. L’ipotesi non c’è. Punto”, scandisce con forza.
L’unica condizione a cui l’Italia potrebbe partecipare è “un’iniziativa internazionale”, ma prima serve un governo libico forte che chieda aiuto: solo in quel caso si potrà parlare di invio di truppe e non certo di 5mila uomini, ma di reparti specializzati.
Il Presidente del Consiglio ricorda gli errori fatti nel recente passato in Libia, a partire da quelli commessi dalla Francia, vera causa dei mali odierni. Di certo, ora bisognerà “accertare le responsabilità del rapimento” dei 4 italiani, dare “tutto il sostegno necessario” alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti.
La politica dovrà fare la sua parte. “Bisogna evitare le strumentalizzazioni selvagge e bieche di queste ore di fronte al dolore”, chiede il premier riferendosi alle accuse di Matteo Salvini che parlò di “mani sporche di sangue” tirando in ballo Renzi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parlare di “guerra”, una parola “terribile”, non è cosa semplice: sono termine da usare “in punta di piedi, con calma”, perché le conseguenze posso essere tremende per tutti.