La marcia del generale Haftar verso la capitale è stata accompagnata da combattimenti lampo che hanno già fatto le prime vittime: 32 morti e 50 feriti secondo il governo di Tripoli, 14 morti secondo le forze di Haftar.
Entrambe le fazioni hanno ignorato il cessate il fuoco di due ore richiesto dalle Nazioni Unite e finalizzato a soccorrere i feriti.
L’aviazione del governo di Tripoli ha messo in atto un raid contro la base aerea di Al-Wattiyah controllata dell’Esercito di Haftar. Tradite dunque le iniziali promesse di lasciare le basi fuori dei combattimenti.
Ali Al-Qatrani, vice presidente del governo di accordo nazionale, ha annunciato le dimissioni. Qatrani ha dichiarato che il presidente in carica Fayez al-Sarraj è sostanzialmente un fantoccio “controllato” dall’esercito e che la guerra non porterà ad altro che a “ulteriori sofferenze e divisioni” nel paese. Secondo Qatrani, Serraj “ha violato l’accordo politico sulla Libia abusando dei privilegi concessi a lui come capo del Consiglio presidenziale”.
L’Onu cerca una soluzione politica. Haftar, che già controlla più di metà del paese, intende conquistare la capitale e quella porzione di territorio a nord-ovest sotto il controllo del governo di al-Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale.
L’inasprirsi del conflitto potrebbe scatenare una nuova recrudescenza nell’ondata migratoria verso la Sicilia.