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La tregua tra Kiev e Mosca non è durata, e in Ucraina orientale si registra il primo morto a neanche 48 ore dall’inizio della fragile sospensione degli attacchi sancita dall’accordo di Minsk tra Kiev e i ribelli filo-russi. Una serie di bombardamenti sporadici, con raffiche di armi automatiche, si sono verificati nella periferia della città portuale. Una donna è morta e tre persone sono rimaste ferite a Mariupol. Petro Poroshenko e Vladimir Putin hanno avuto un nuovo colloquio telefonico in cui si sono detti soddisfatti della gestione del conflitto, ma il problema si fa sempre più ampio tra Ue e Mosca. Il Cremlino minaccia di reagire nel caso in cui l’Unione Europea dovesse confermare il nuovo pacchetto di sanzioni già decise. “Se la nuova lista di sanzioni della Ue entra in vigore – avverte il ministero degli esteri russo – ci sarà sicuramente una reazione da parte nostra“.
Una guerra non dichiarata
La guerra in Ucraina 2014 continua, anche se non dichiarata ufficialmente. La tensione tra Kiev e Mosca è sfociata in un intervento militare della Russia, che però Putin continua a negare, mentre il portavoce militare di Kiev ha dichiarato che truppe russe armate hanno varcato il confine denunciando scontri a Donetsk e anche a Lugansk. L’Ucraina, come dichiarato da Valeri Gheletei, ministro della difesa di Kiev, evoca una “grande guerra mai vista dall’Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale“. La Nato non ha tardato a commentare gli ultimi eventi, chiarendo che la guerra “non riguarda solo l’est dell’Ucraina“, e per fronteggiare tale “crisi sui numerosi fronti” c’è un piano di intervento rapido, il Readiness Action Plan, che ha lo scopo di fornire all’Alleanza atlantica uno strumento che la renda “pronta e capace di difendere tutti gli alleati contro ogni attacco”
“In Ucraina è arrivata una grande guerra mai vista dall’Europa dai tempi della seconda guerra mondiale. Le perdite si conteranno non nell’ordine di centinaia ma di migliaia e persino di decine di migliaia“, aveva scritto su Facebook il ministro della difesa ucraino, Valeri Gheletei, aggiungendo: “Oggi fronteggiamo le divisioni e i reggimenti, domani possono essere i corpi d’armata“.
Il rischio Terza Guerra Mondiale
È ormai chiaro che non siamo di fronte “a un conflitto all’interno dell’Ucraina, ma siamo di fronte a uno scontro fra la Russia e l’Ucraina“. Lo ha detto Angela Merkel parlando al Bundestag. E la paura che in Europa possa scoppiare un terzo conflitto mondiale si fa sempre più intensa. Il premier polacco Donald Tusk, nominato presidente del Consiglio Ue, ha esortato i premier europei: “Settembre 1939 non deve ripetersi in Ucraina“, ha detto parlando a Danzica in occasione di una commemorazione dell’attacco tedesco alla Polonia di 75 anni fa. “Noi europei dobbiamo trarre insegnamento dal tragico settembre polacco e dagli anni della Seconda guerra mondiale. Non è consentito avere un ingenuo ottimismo“, ha aggiunto Tusk. La presenza della Nato “sarà più visibile a est“, dice il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, affermando che sarà anche rafforzata la capacità di intervento delle forze di pronto impiego della Nato. Dal canto suo, Mosca fa sapere di sperare in un cessate il fuoco: “Non ci sarà un intervento militare russo in Ucraina, Mosca è per una soluzione esclusivamente pacifica di questo gravissima crisi, di questa tragedia“: ha sottolineato il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, che ha poi invitato l’Occidente a “sedersi e a discutere, invece di minacciare sanzioni“. Ciò che sembra sempre più evidente è che gli USA stanno perdendo potere internazionale, e nel mondo i filorussi stanno aumentando a discapito dei filoamericani; inoltre, tutte le rivolte nei vari paesi del Medioriente e l’ascesa dell’estremismo islamico in primis, generano nuovi quesiti, mettendo alla prova la leadership statunitense.
Le cause del conflitto
Le cause che hanno scatenato il conflitto tra Kiev e Mosca sono da ricercare nella mancata firma, da parte dell’allora presidente dell’Ucraina, il filorusso Viktor Yanukovich, di un accordo con l’Europa, firma che avrebbe segnato il primo passo per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Era il dicembre 2013. Putin offrì 15 miliardi di prestito per evitare tale firma. Ma una parte della popolazione non gradì questa decisione e presto cominciarono le manifestazioni a Kiev e in altre città dell’Ucraina, con proteste anche violente. In piazza scesero gruppi nazionalisti e neonazisti, che anche senza avere a cuore l’Europa, si schierarono contro la Russia. In breve tutto si trasfò in guerriglia urbana, si ricordano spari ad altezza d’uomo, gli scontri diventarono quotidiani e sanguinosi. Il 22 febbraio Yanukovich fuggì rifugiandosi in Russia. L’ex primo ministro di Ucraina, Julia Timoshenko, fu scarcerata e in seguito i primi a ribellarsi a questa nuova ventata politica furono gli abitanti della Crimea. Con un referendum plebiscitario tenutosi il 16 marzo la Crimea torna dall’Ucraina alla Russia. Successivamente altre zone del sud-est ucraino si dichiarano indipendenti da Kiev, nella speranza di venire annesse dalla Russia. Le battaglie si svolgono in particolare nella autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, a Krasnodon e Lugansk.
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