Al 472esimo giorno della guerra in Ucraina, questa è caratterizzata dalla controffensiva dell’esercito di Kiev, che ha sfondato la prima linea delle difese russe.
Intanto l’Onu ha parlato dell’evento più preoccupante dal punto di vista ambientale, correlato al conflitto e avvenuto di recente, ovvero la rottura della diga di Kakhovka. Questa è avvenuta dall’interno dell’impianto e ha comportato l’inondazione di città come Kherson, invadendo case e strade ma provocando anche un disastro ecologico. Infatti circa 150 tonnellate di olio idraulico si sono riversate nel fiume Dnepr.
Il conflitto in Ucraina è giunto oggi al 472esimo giorno e al momento la situazione parla di una controffensiva ucraina che sta prendendo piede sempre di più, a partire da Bakhmut, uno dei luoghi simbolo della guerra.
Questa era da tempo occupata dall’esercito Wagner, che poi ha ceduto le posizioni a quello ordinario del Cremlino. Però la controffensiva ucraina è iniziata e secondo le informazioni trapelate, sembra che i militari abbiano riconquistato un chilometro di territorio in sole 24 ore, sfondando la prima linea delle difese russe.
Questo ci fa capire come l’esercito di Kiev sia in forte sofferenza nonostante le parole dei potenti del Paese, che cercano di sminuire quanto sta accadendo. Una guerra quella degli ucraini che si sta trasformando e da difensiva è diventata offensiva. Zelensky ha ricordato in queste ore la brutalità della guerra, però ora il suo esercito sta raccogliendo i risultati e si va avanti perché i sacrifici che ci sono stati non siano inutili.
L’Ucraina non vuole arrendersi e non ha mai dato cenni di cedimento. La controffensiva è stata riconosciuta anche da Putin che però non si è sbilanciato molto, ha semplicemente confermato quanto sta accadendo precisando però che gli ucraini non stanno avanzando in nessun punto del fronte.
Fonti ucraine invece dicono il contrario e lo conferma anche l’Intelligence britannica.
I russi stanno provando a difendersi dalle forze ucraine che sembrano essere tornate in attacco più forti e arrabbiate che mai anche alla luce di eventi come la distruzione della diga di Kakhovka di cui parleremo fra poco.
I russi stanno utilizzando dei droni e ieri sera ne sono stati mandati due negli oblast di Odessa e Mykolaiv. Poi le forze del Cremlino hanno attaccato durante la notte l’aeroporto militare di Mirgorod, lanciando altri droni e dei missili. Questi sono tentativi di riprendersi il territorio ma anche la reputazione di superpotenza che fino a questo momento sembra aver condotto la guerra e ora si trova in una fase difensiva, abbandonata anche dall’esercito Wagner dopo i dissapori con il capo della milizia privata filorussa.
Mentre però le forze ucraine sono penetrate nella prima linea di difesa russa in alcune aree del fronte, conducendo operazioni importanti in diversi settori meridionali e orientali del Paese, l’Onu pone l’accento sul disastro ecologico e ambientale provocato dalla rottura della diga, azione che secondo la Russia sarebbe stata architettata dalla stessa Ucraina per distogliere l’attenzione dall’imminente controffensiva di cui si è parlato tanto in questi giorni. Al contrario Kiev accusa Mosca di aver messo in atto questo per paura della controffensiva, in entrambi i casi sono accuse pesanti che però al momento non trovano prove a supporto.
Diverse zone sono state inondate sul suolo ucraino dopo la rottura della diga di Kakhovka. Ci sono stati morti, feriti e distruzione, uno scenario che peggiora di molto quello già esistente e l’Onu ha parlato di crisi umanitaria importante.
Al momento il livello dell’acqua è iniziato leggermente a scendere in alcuni punti ma l’evento ha lasciato dietro di sé conseguenze importanti e molto gravi. Migliaia sono le persone evacuate, fortunate rispetto ai tanti che sono morti sotto l’acqua e a chi è rimasto intrappolato ai piani più alti delle abitazioni.
Russia e Ucraina continuano ad addossarsi a vicenda le colpe dell’esplosione avvenuta all’interno dell’impianto, che secondo le autorità di Kiev non è riparabile e ci vorranno anni e tantissimi soldi per ricostruire una struttura che sia anche solo paragonabile a quella che ormai non c’è più.
La centrale idroelettrica fluviale che sorgeva sul fiume Dnepr è crollata in seguito a una potente esplosione avvenuta dall’interno. Lo scopo principale dell’impianto era quello di produrre energia idroelettrica ma anche l’irrigazione dei territori circostanti e permettere una buona navigazione.
L’acqua ha allagato i distretti che sorgono in zona, poi ha continuato ad avanzare raggiungendo la città di Kherson e le autorità ucraine parlano di possibili ripercussioni di tipo nucleare a Zaporizhzhia. Lo zoo della città di Nova Kakhovka, dove sorgeva la diga, non esiste più e nessun animale si è salvato, tranne i volatili che chiaramente sono riusciti a mettersi in salvo.
L’Ucraina incolpa la Russia e viceversa, altre fonti invece parlano di un crollo autonomo di cui non ha colpa nessuno ma al momento non ci sono prove che possano realmente consentire di avanzare accuse in nessuna direzione. Rimane solo la conta dei danni, decisamente ingente.
L’acqua ha presto raggiunto gli 11 metri di altezza, inondando tutto ciò che trovava nel suo cammino. L’infrastruttura era importantissima per la parte meridionale del Paese, compresa la Crimea, inoltre ricopriva un ruolo importante per il raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, altra zona calda della guerra.
Al momento tre nazioni stanno indagando sull’accaduto ma c’è da considerare non solo il disastro umanitario evidenziato dall’Onu, che segue attentamente la situazione come tanti leader mondiali, ma anche quello ambientale per le tonnellate di olio idraulico riversate nel fiume Dnipro. C’è anche un altro problema collegato allo sfondamento della diga, le mine posizionate dai militari infatti sono state spostate dalle inondazioni e quindi si teme per esplosioni incontrollate.
Tante le vittime ma al momento è impossibile quantificarle con certezza, Zelensky ha reso noto che questo attacco non ha compromesso la capacità dell’esercito ucraino di iniziare la controffensiva annunciata da giorni, infatti il governo ha stanziato 38 milioni per poter costruire nuovi acquedotti e 21 milioni per fornire acqua potabile alla popolazione colpita.
Insomma, l’Ucraina è sempre più resiliente e capace di reagire, anche di fronte a problematiche di queta entità. Il Paese è intenzionato a riprendersi i suoi territori, intanto la Cina ha lanciato un appello per ricordare il rispetto delle leggi internazionali e l’importanza della protezione dei civili, vittime collaterali di questo conflitto.
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