Il conflitto Russia Ucraina continua senza sosta e il territorio ucraino è stato bombardato copiosamente mentre Kiev si trova già a meno cinque gradi e la temperatura continua a scendere.
La nottata è stata caratterizzata da attacchi multipli russi verso le località del Donetsk e a Kherson. Uno degli argomenti che è stato discusso per la maggiore negli ultimi giorni è il price cap, che è stato approvato nelle ultime ore dall’Ue e ha provocato, ovviamente, la reazione del Cremlino. Nel frattempo la popolazione ucraina è costretta a fare i conti con temperature ben sotto lo zero e le difficoltà quotidiane rendono la vita insostenibile.
La Russia non accenna ad arretrare dalla sua posizione e Putin continua ad attaccare il territorio ucraino senza pietà. Nonostante arrivino informazioni dagli 007 statunitensi che informano che il conflitto è in fase di stallo e sta allentando la presa, Mosca continua a bombardare l’Ucraina e la devastazione nel paese ha raggiunto livelli impensabili.
Le infrastrutture sia energetiche che strategiche sono state compromesse irrimediabilmente con lo scopo di rendere il più difficile possibile non soltanto dell’esercito, ma anche del popolo ucraino. Proprio questa notte sono stati colpiti duramente Kherson e il Donetsk dove gli obbiettivi colpito sono stati civili.
L’esercito ucraino nonostante le difficoltà estreme continua ad avanzare e si apprende che le truppe sono riuscite ad attraversare il fiume Dnipro raggiungendo la sponda orientale. Secondo gli Usa se la notizia sarà confermata potrebbe essere l’inizio del nuovo fronte ucraino per conquistare la sponda e riacquisire il territorio.
Non sono momenti semplici però dato che, secondo le autorità di Kiev, la Russia ha introdotto armi vietate ovvero le granate K-51 contro le truppe ucraine. In un post di Telegram le forze armate hanno dichiarato: “Utilizzano armi chimiche proibite, gli occupanti lanciano granate alla clorpicrina dai droni sui nostri difensori a Est”.
il capo dell’amministrazione militare regionale, Oleksandr Starukh ha spiegato invece che nella zona sud della regione di Zaporizhzhia: “Trecento militari della Federazione (russa) sono rimasti uccisi o feriti“.
La situazione del popolo in Ucraina resta davvero precaria e 500 località, riferisce Zelensky, sono ancora senza elettricità. Il freddo è arrivato e le temperature sono già arrivate a -5° e sembra che Putin stia attendendo che scendano ancora di più per attaccare sfruttando la difficoltà inevitabili di una Nazione per la maggior parte senza riscaldamento.
Mentre l’Ucraina si prepara a resistere e avanzare la Russia studia le dinamiche internazionali che evolvono proprio dalla guerra in atto.
La guerra tra Russia e Ucraina ha inevitabilmente plasmato e trasformato le dinamiche e i rapporti internazionali. Si tratta di un insieme di elementi che partono dal conflitto e che vanno a pesare sugli equilibri preesistenti.
Negli ultimi giorni l’Unione Europea ha parlato molto del price cap o tetto al prezzo del gas russo e, dopo settimane di consulti e disaccordo si è arrivati alla definizione di un prezzo. Il price cap è stabilito nella misura di 60 dollari al barile di petrolio russo via mare. Decisione che è dovuta maturare prima di essere approvata, oggi, dall’Ue dato che alcuni stati membri, come ad esempio la Germania, non erano d’accordo.
La paura di alcune nazioni europee era quella che con una manovra rigida si potessero danneggiare gli accordi energetici esistenti con i fornitori abituali che potrebbero scegliere di rifornire altri stati. Nonostante ciò è stato concordato che un tetto con un prezzo non troppo basso può contenere l’aumento repentino dei prezzi senza andare a pesare troppo sulle dinamiche commerciali.
Zelensky ha ritenuto che i 60 dollari al barile via mare di gas russo sia un accordo insufficiente. la reazione della Russia è arrivata come previsto poco dopo l’ufficializzazione della misura.
Mosca ha precisato che il governo sta valutando la possibilità di vietare completamente la fornitura di gas russo a causa dell’introduzione del price cap.
Il vicepremier russo Alexander Novak ha dichiarato in merito: “Stiamo lavorando a meccanismi destinati a proibire l’uso di uno strumento come il price cap, qualunque sia il livello stabilito perché una simile interferenza potrebbe ulteriormente destabilizzare il mercato“.
Novak ha poi precisato: “venderemo petrolio e derivati del petrolio solo a quei paesi che lavoreranno con noi a condizioni di mercato, anche se questo implicherà una leggera riduzione della produzione”.
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