Dopo cinquantadue anni dalla scomparsa di Günther Messner ricompare un suo scarpone ai piedi del ghiacciaio Diamir.
Nel 1970 Gunther Messner, di ventiquattro anni, e suo fratello Reinhold, di ventisei anni, due alpinisti altoatesini, durante una spedizione sul Nanga Parbat, in Pakistan, vengono travolti da una valanga.
Gunther non ce la fa e muore durante la discesa.
Sono passati cinquantadue anni dalla disgrazia e la scorsa settimana uno scarpone dell’alpinista è stata ritrovato ai piedi del ghiacciaio Diamir dalla popolazione locale, lo ha dichiarato il fratello Reinhold con un post su Instagram.
“La tragedia del Nanga Parbat rimane per sempre così come Günther”
sono le parole del fratello.
Nel 2005 a trentacinque anni dalla tragedia vennero ritrovati i resti di Gunther insieme all’altro scarpone.
Per tutta la vita Reinhold Messner ha dovuto combattere contro le malelingue delle persone che lo accusarono di aver abbandonato il fratello durante la salita e che quindi fosse morto per colpa sua.
Venne chiamato fratricida da tutti quei giornalisti affamati di soldi e di fama.
Reinhold nel 2005 cercò di difendersi specificando che se i resti e l’altro scarpone furono ritrovati ai piedi della montagna allora il fratello non poteva essere morto durante la salita, ma per forza di cose durante la discesa.
Era perciò praticamente impossibile che Reinhold avesse abbandonato Gunther durante la salita sul monte.
Reinhold infatti afferma ed è convinto del fatto che suo fratello sia stato travolto da una valanga su Diamir, un versante del Nanga Parbat, durante la discesa dal monte.
E proprio su quel versante è stato ritrovato il secondo scarpone di Gunther Messner, il ghiacciaio ha restituito anche quest’ultimo pezzo mancante, che va finalmente a chiudere la vicenda.
Reinhold Messner è in pace con se stesso e con tutto quello che è accaduto quel lontano 1970, suo fratello verrà ricordato per sempre e con lui la tragedia del Nanga Parbat che lo ha ucciso.
I due fratelli, Günther e Reinhold Messner, appassionati di arrampicata libera decidono, nel 1970, insieme a altri due alpinisti, Max von Kienlin e Hans Saler, di aprire la prima via sulla parete Rupal del Nanga Parbat, con corde fisse e attacco prolungato, ma senza l’aiuto delle bombole di ossigeno.
I fratelli riescono a raggiungere la vetta il 27 giugno 1970, è la terza salita assoluta avvenuta sul Nanga Parbat, alto 8.126 m.
Günther stanco, infreddolito e disidratato, inizia a soffrire di allucinazioni una volta arrivato in cima.
I due alpinisti, entrambi molto provati, senza scorte di acqua e di cibo decidono quindi di scendere per il versante del ghiacciaio Diamir, considerata la via più semplice rispetto al parete Rupal.
Durante la discesa dal monte Gunther viene travolto da una valanga e scompare, senza lasciare traccia.
I suoi resti verranno ritrovati solo nel 2005, trentacinque anni dopo la tragedia.
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