Siamo a Roma, all’ospedale San Giovanni, qui un’equipe medica è stata condannata a risarcire 383 mila euro ad una vedova per errore sanitario.
L’errore sanitario ha coinvolto un uomo di 60 anni, Adalberto Arcidiacono, che si era recato in ospedale per un’ischemia alla gamba sinistra, ma subì ben 13 interventi sulla destra che portarono all’amputazione dell’arto. Questo errore sanitario è costato un risarcimento di 383 mila euro ai medici che si sono occupati di seguire il paziente e fare l’intervento.
Siamo al 9 novembre 2012, e ci troviamo al San Giovanni Addolorata di Roma quando un uomo di 60 anni, Adalberto Arcidiacono, si reca in ospedale a seguito di forti dolori alla gamba sinistra.
I medici che lo visitarono lo ricoverano per un’ischemia alla gamba, la diagnosi esatta “ischemia dell’arto inferiore sinistro”. Viene da subito curato con tre arteriografie con fibrinolisi e due di controllo, una terapia che dura circa 10 anni.
Dal decimo giorno i sanitari però spostano le loro attenzioni all’arto inferiore destro, eseguendo ben 8 arteriografie con fibrinolisi e ben due tromboaspirazioni, ed infine tre arteriografie di controllo nonostante il paziente non avesse presentato alcun problema alla gamba destra.
Questa terapia medica porta alla nascita di un’ischemia irreversibile all’arto destro e per cercare di salvare la gamba viene trasferito alla clinica Pio IX, da qui poi viene nuovamente trasferito in un altro ospedale di Roma il San Camillo ed infine i medici dispongono per un’amputazione dell’arto perché non c’era più nulla da fare per poterlo salvare.
Il 13 gennaio 2013 il paziente, Arcidiacono, viene dimesso dall’ospedale per tornare a casa, senza più la gamba destra. Il 60enne tornato a casa decide di intentare una causa civile contro i medici che lo hanno curato, ma nel 2016 viene a mancare a causa di altri motivi non legati all’operazione che aveva portato all’amputazione dell’arto nel 2012.
A continuare la causa ci ha pensato sua moglie Juana Eugenia Steffan che è stata seguita da due avvocati Antonio e Marco De Fazi. La sentenza emessa dal Giudice Guido Garavaglia del Tribunale Civile ha stabilito un risarcimento danni di 383 mila euro ai famigliari della vittima.
Il Giudice ha infatti ritenuto che il trattamento medico eseguito sul paziente relativo alla gamba sinistra, quella per cui Arcidiacono era stato ricoverato, era giusto e aveva curato effettivamente l’ischemia riscontrata.
Lo stesso Giudice ha però commentato con “censurabile” la decisione dei medici di sottoporre il paziente a tutti quei trattamenti alla gamba destra non necessari perché al momento del ricovero la gamba destra era sana.
Il consulente dei medici ha invece sostenuto che i sanitari hanno scelto di intervenire sull’arto perché sarebbe stato compromesso, ma secondo quanto scritto all’interno della cartella clinica del paziente non vi sono prove tangibili che ciò sarebbe potuto avvenire. Per il Giudice sono state le terapie apportate dai medici a causare la trombosi irreversibile.
Sempre secondo il Giudice, il rischio di ischemia alla gamba destra sarebbe esistito ma dal momento che non vi erano sintomi non è possibile giustificare l’accanimento terapeutico intrapreso che ha portato all’amputazione della gamba destra dell’ormai defunto paziente.
I medici sono perciò ora tenuti a risarcire i parenti della vittima con una somma economica pari a 383 mila euro.
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