Chiara Dossi è una sociologa di Arco, in provincia di Trento. A causa di un tumore è costretta a sottoporsi a dei cicli di chemioterapia e radioterapia, che la rendono molto debole e non le permettono di andare a lavorare. Un giorno ha ricevuto una lettera dell’Inps, che spiegava di presentarsi all’ufficio centrale di Trento, perché quando i medici dell’ente avrebbero bussato alla sua porta non avrebbe aperto nessuno. La donna immediatamente ha scritto un post su Facebook, per far conoscere la sua vicenda. Il post ha ottenuto moltissime visualizzazioni ed è stata proprio Chiara a spiegare l’assurdità della sua “assenza” ad una visita fiscale.
Ecco le parole di Chiara: “Io ieri dalle 18.50 ero IN CASA E IL MIO CAMPANELLO NON HA SUONATO oppure io non l’ho sentito. Dite che non l’abbia sentito perché ho fatto una chemio due giorni prima e di solito i due/tre giorni successivi li passo abbracciando la tazza del cesso o, in alternativa, il cuscino?”
La donna si è chiesta se veramente l’Inps possa imporre di starsene chiusa in casa per un anno, visto che tra l’altro anche i medici le hanno detto di uscire, quando le è possibile, di stare all’aria aperta, di camminare, di stare al sole. Chiara ha portato avanti una dura battaglia legale e alla fine ha ottenuto vittoria. E’ stato avviato in Trentino un protocollo che porta il nome di Chiara, in base al quale sono vietati i controlli medici domiciliari ai pazienti con malattie gravi. La storia di Chiara Dossi è arrivata fino a Roma, anche al Parlamento nazionale. Forse c’è anche la speranza di trarne una legge che varrà in tutta l’Italia.
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