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Categories: Cronaca

Ha vissuto senza documenti d’identità per decenni: Pietro è il nuovo Mattia Pascal

Più di sessant’anni di vita senza che lo Stato sapesse chi era e dove abitava, sconosciuto a tutte le istituzioni, senza una carta d’identità, un codice fiscale, una tessera sanitaria o un conto in banca che attestasse la sua esistenza. La storia di Pietro, 62 anni, raccontata dall’edizione di Genova di Repubblica, sembra uscita da un romanzo, un novello Mattia Pascal scomparso per decenni. La sua vicenda è venuta alla luce dopo una visita in ospedale: Pietro non stava bene e si era recato al Pronto Soccorso, ma senza un documento di identità, non poteva accedere alle cure e agli esami. Così ha iniziato una lunga trafila per risalire alle sue origini e avere un’identità riconosciuta dallo Stato.

Pietro si è prima rivolto all’Anagrafe di Genova perché aveva bisogno di un documento che confermasse la sua residenza: arrivato nel capoluogo ligure a 18 anni, ha sempre vissuto in affitto pagando in contanti, anche perché ha lavorato sempre e solo in nero. La sua richiesta però è stata respinta perché non risultava registrato in nessun comune italiano, neanche nell’Indice Anagrafico Nazionale.

Agli impiegati racconta la sua storia. Dice di essere nato a Reggio Emilia nel 1953, di non aver mai conosciuto il padre, che la madre non poteva accudirlo e lo aveva affidato a un collegio, senza però registrare la sua nascita. L’unico documento è il certificato di nascita che, senza registrazione, non ha alcun valore. All’epoca, la madre aveva detto di vivere a Reggio Calabria, ma negli uffici calabresi non ci sono documenti che lo attestino: la risposta del comune però non arriva in Emilia e tutto si perde in un limbo.

La vita di Pietro è continuata, al collegio nessuno ha pensato di dargli un documento ufficiale: a 18 anni il trasferimento a Genova dove ha continuato a vivere in un anonimato assoluto, fino a oggi. Ora, il Comune ligure ha sistemato la faccenda: ha attestato che fosse lui Piero, lo ha confermato tra le persone con cui ha vissuto in questi anni e, finalmente, gli ha dato quella carta d’identità che riconosce la sua esistenza anche per lo Stato Italiano.

Lorena Cacace

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