Scrittore e poeta, Hans Christian Andersen è famoso soprattutto come autore di fiabe. Le più belle, da Pollicino a La sirenetta sono ancora oggi, a distanza di oltre un secolo, classici intramontabili della letteratura per l’infanzia. Tradotte in tutto il mondo, le storie uscite dalla fantasia creativa di questo autore continuano ad incantare milioni di giovanissimi che, tra libri e cartoni animati, ne hanno fatto un must della tradizione favolistica europea.
Ma quali sono le fiabe più belle di Hans Christian Andersen? Intanto, oltre alle favole – ne ha scritte più di un centinaio – è stato autore di prosa e di poesia, alternando opere teatrali a romanzi e scritti satirici. Uno scrittore prolifico, dunque, che trovò nel genere favolistico la definitiva consacrazione: il nome, infatti, è tra gli ‘immortali’ nella storia della letteratura mondiale, grazie alla produzione di fiabe per le quali attinse alla tradizione delle saghe islandesi. La sua opera, non solo favolistica, influenzò molti autori successivi – da Dickens a Oscar Wilde – che ne assorbirono lo stile naturale lontano dagli artifici della retorica.
Tornando alle fiabe, Andersen fu molto stimato anche da un illustre ‘collega’ italiano, Gianni Rodari, che lo considerava ‘il precursore della fiaba contemporanea‘, quella nata cioè ‘dall’incontro diretto tra uno scrittore e il suo pubblico, (incontro) nel quale la fiaba tradizionale non agisce da modello (sono scomparsi i maghi, le fate, le streghe), ma solo da pretesto che si allontana’.
Oggi, sebbene la tradizione favolistica sia soppiantata dai cartoni e dai film di animazione, il fascino della fiaba letta nei libri rimane tuttavia immutato: tanti, infatti, sono gli eventi, i momenti di lettura e i laboratori – specie nell’ambito dei festival letterari – in cui la favola (soprattutto quella illustrata) spesso è protagonista. Ma torniamo alle fiabe di Andersen: quali sono le più belle? Ferma restando l’impossibilità di citarle tutte, ecco brevemente le più celebri.
Le fiabe più belle di Hans Christian Andersen: Il brutto anatroccolo (1843)
Fiaba celeberrima racconta la storia di un piccolo anatroccolo che, a causa dell’aspetto non molto gradevole, viene emarginato dai suoi simili, fratellini compresi. Decide così di fuggire cominciando a vagare senza meta fino a quando, miracolosamente scampato all’inverno, giunge nei pressi di uno stagno: qui rimane affascinato dai cigni che lo popolano e quando quelle splendide creature lo accolgono con affetto si accorge, specchiandosi nell’acqua, di essere diventato lui stesso un bellissimo cigno.
I vestiti nuovi dell’imperatore (1837)
Non solo tra le fiabe più belle di Andersen, I vestiti nuovi dell’imperatore è anche una divertente morale sull’ipocrisia degli uomini che, pur di non apparire stupidi, ammettono l’esistenza di qualcosa che non c’è. La storia, per la quale Anderson si ispirò alla tradizione spagnola medievale, racconta di un imperatore vanitoso al quale due imbroglioni (spacciati per abili tessitori) promettono di confezionare un abito ‘prodigioso‘: essendo fatto di una stoffa particolare, è invisibile agli indegni e agli sciocchi. Nessuno ovviamente lo vede, imperatore compreso, ma tutti, pur di non apparire stupidi, ne ammettono la bellezza e la magnificenza del tessuto. Fino a quando, sfilando per le vie della città, un bambino urla: ‘Il re è nudo!‘ confermando, con la sua innocenza, ciò che tutti avevano pensato ma nessuno aveva avuto il coraggio di dire.
La sirenetta (1837)
Diventata un cult della tradizione favolistica mondiale, nonché fonte d’ispirazione per il cinema, il teatro e l’arte (alla protagonista è dedicata la statua a ‘guardia’ del porto di Copenaghen), racconta la storia di una sirenetta che vive in fondo al mare con il padre vedovo, il Re del Mare, la nonna e cinque sorelle. Dopo aver compiuto quindici anni, nel rispetto della tradizione della sirene, le viene concesso di nuotare in superficie e scorgendo una nave che solca le acque, vede un principe di cui s’innamora. Comincia così a sognare di essere umana…
La piccola fiammiferaia (1845)
Più volte adattata per il grande schermo, è stata d’ispirazione anche per la musica classica. La trama, piuttosto triste, racconta di una bimba che, durante la notte di Capodanno, tenta inutilmente di vendere fiammiferi per la strada. Nessuno si accorge di lei e temendo la reazione violenta del patrigno decide di non tornare a casa e di riscaldarsi, visto il gelo, con i fiammiferi che avrebbe dovuto vendere. Sola e infreddolita, la piccola pensa alla nonna morta ormai da tempo e quando ne vede l’immagine riflessa nelle fiammelle prega con tutta se stessa di poterla seguire in cielo. Il mattino dopo la piccola giace senza vita nella neve: sorride e i fiammiferi spenti sono ancora nella sua mano.
Ole Chiudigliocchi (1841)
Per il personaggio di Ole Chiudigliocchi Andersen si ispirò alla cultura popolare tedesca, in particolare a Sandam che, nella tradizione nordica, concilia il sonno dei bambini – Ole Chiudigliocchi, infatti, accompagna i piccoli prima di dormire ma solo per chi è stato buono fa in modo che faccia bellissimi sogni. La fiaba racconta come, per una settimana intera, Ole accompagni le notti del piccolo Hjalmar, trasformando la sua cameretta in giardino e vivendo col lui mille avventure. Benché poco conosciuta all’estero Ole Chiudigliocchi è una delle fiabe più belle di Andersen: è famosissima in patria e questo strano folletto fa parte dell’immaginario collettivo di tutti i bambini danesi.
Pollicina (1835)
Similmente alla versione maschile di Perrault, questa fiaba, tra le più belle (e famose) di Andersen, narra le avventure di Pollicina, una bambina molto piccola che una donna trova un giorno in un bocciolo. Essendo molto bella la piccola attira le attenzioni degli animali: una rana, che vorrebbe farle sposare il figlio, un maggiolino, un topo e un talpone che, invaghitosi anche lui, vorrebbe prenderla in moglie. Ma la piccola, con l’aiuto di una rondine sua amica, fugge lontano e, girovagando in mezzo ai fiori, incontra il principino delle fate…
La regina delle nevi (1844)
Tra le fiabe più belle e più lunghe di Andersen (si articola in ben sette parti), La regina delle nevi è anche uno dei suoi personaggi più complessi e affascinanti. L’antefatto della storia narra di uno specchio magico che trasforma in malvagio tutto ciò che si riflette. Un giorno lo specchio si rompe e uno dei frammenti colpisce Kay che, con Gerda, è tra i protagonisti principali della fiaba. Divenuto crudele e malvagio, Kay incontra la Regina delle Nevi che baciandolo e facendogli perdere i suoi ricordi lo carica sulla slitta e lo porta lontano. Gerda si mette così sulle tracce dell’amico fino a quando, giunto al castello della perfida Regina, libera l’amico dal terribile incantesimo.
Portata sul grande schermo nel ’57 dal sovietico Lev Atamanov, la storia ha ispirato anche il capolavoro del 2013, Frozen – Il regno di ghiaccio, unico tra i classici Disney ad aver vinto due Oscar, uno come Miglior film d’animazione e uno come Miglior canzone per il brano Let it go.
La pastorella e lo spazzacamino (1845)
Tra le fiabe più belle di Hans Christian Andersen c’è anche La pastorella e lo spazzacamino, una tenera storia d’amore tra due figurine di porcellana. I due ‘vivono’ vicini su un tavolo e sono innamorati da sempre, ma una vecchia statuina cinese, che afferma di essere il nonno della pastorella, decide di darla in moglie ad un satiro di mogano. I due innamorati decidono così di fuggire e abbandonano il luogo in cui hanno vissuto da sempre…
Come dicevamo, durante la sua lunga carriera Hans Christian Andersen scrisse più di cento racconti, molti dei quali conosciuti in tutto il mondo. Oltre a quelle brevemente descritte, ecco i titoli di altre fiabe, tutte tra le più belle dello scrittore danese:
– I cigni selvatici (1838)
– L’acciarino magico (1835)
– Il baule volante (1839)
– Il soldatino di stagno (1838)
– La principessa sul pisello (1835)
– L’angelo (1843)
– L’abete (1844)
– L’usignolo (1843)
– Il folletto in casa dello speziale (1852)
– Le scarpette rosse (1845)