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Categories: Tecnologia

Harvard, gli alieni potrebbero essere dietro il fenomeno Fast Radio Burst

Non c’è ancora un’evidenza definitiva che gli alieni esistano, ma teorie più o meno ufficiali e più o meno dimostrate che andrebbero ad avvicinare al mondo del più che probabile su questa eventualità. L’ultima prova arriva nientemeno che dall’Università di Harvard negli USA: il prestigioso ateneo avrebbe infatti avanzato un’ipotesi che prenderebbe in considerazione proprio civiltà extraterrestri per andare a spiegare, di più, giustificare un fenomeno chiamato Fast Radio Burst. Non è ancora possibile mettere la parola fine alla vicenda perché siamo lontani ancora anni luce, ma apre un suggestivo (e per alcuni inquietante) scenario. Al quale, peraltro, potremmo anche andare a ispirarci.

Il fenomeno del Fast Radio Burst

Che cos’è il cosiddetto Fast Radio Burst? Trattasi di lampi radio molto veloci che investono la terra attraversandola in pochi millisecondi. Sono osservati da tempo e hanno attirato le curiosità della comunità scientifica dato che si ripetono in modo irregolare e vanno a concentrarsi intorno a una sola frequenza radio. Ma da dove arrivano questi lampi molto luminosi non risolti e a banda larga? Dovrebbero arrivare da regioni del cielo esterne alla Via Lattea. Due sono le probabili origini? Quella naturale. O, appunto, quella artificiale ossia generata da una civiltà attraverso la tecnologia.

La probabilità dell’origine aliena

Suggestiva, anche per certi versi emozionante, questa interpretazione avanzata dagli astronomi dell’Università di Harvard si basa sul fatto che se questi impulsi fossero naturali dovrebbero provenire da una superficie con una temperatura di 10 elevato alla 37 gradi. Qualcosa che nello spazio non esiste. O, meglio dire, non abbiamo ancora trovato. Così si è pensato all’interpretazione artificiale attraverso trasmettitori appositamente costruiti – oppure corpi modificati – davvero immensi, visto che sarebbero grandi come un intero pianeta. Per quale motivo?

La motivazione

Questa tecnologia non servirebbe per comunicare oppure, peggio ancora, per attaccare altre civiltà ma più concretamente per andare ad accelerare i veicoli spaziali facendo raggiungere altissime velocità. Come sottolineato dagli autori della ricerca, Manasvi Lingam e Avi Loeb, sarebbe una sorta di sistema di propulsione simile a quello progettato dagli umani delle vele solari. Insomma, qualcosa di molto lontano, ma al tempo stesso di molto vicino. Non resta che attendere ulteriori aggiornamenti.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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