Israele è attraversato da eccezionali proteste durante questa giornata di discussione alla Knesset e non si tratta certo di una discussione qualunque, ma di quella che riguarda la clausola sullo standard della ragionevolezza, che ha portato centinaia di migliaia persone a riversarsi per le strade del Paese per manifestare la loro opposizione alla revisione giudiziaria. Nonostante le proteste e gli appelli internazionali il governo di Netanyahu ha deciso di procedere e entro fine mese vorrebbe concludere il procedimento legislativo.
Il primo ministro Netanyahu ha subito un intervento chirurgico per l’inserimento di un pacemaker a seguito di una complicazione sopravvenuta nelle ultime ore. Il premier ha rincuorato il popolo di Israele e ha specificato che sta lavorando per raggiungere un compromesso e portare a termine la revisione della giustizia, in accordo con tutte le parti.
Ciò che mostrano le strade di Israele, però, evidenzia in maniera più che chiara l’opposizione popolare alla riforma della giustizia e in particolare alla clausola della ragionevolezza che il governo vuole sostanzialmente eliminare, privando così la possibilità di contestare qualsiasi decisione dei vertici governativi.
Oltre alla grande opposizione che è emersa nelle ultime ore, si stanno radunando migliaia di pro riforma che sostengono la coalizione al governo nonostante la pressione internazionale che sta ricevendo Netanyahu, proprio per questa contestata legislazione in atto. Il presidente Herzog è rientrato dagli Usa per provare a mediare tra le parti e per occuparsi dell’attuale emergenza che vive Israele.
Il dibattito finale sul controverso disegno di legge che modifica lo “standard di ragionevolezza” è entrato nel vivo domenica mattina, presso la Knesset di Israele. La maratona oratoria, destinata a protrarsi per ben 26 ore consecutive fino alle 12 di lunedì, vede alternarsi deputati di maggioranza e opposizione che espongono le proprie proposte.
Una volta terminato il dibattito, si passerà alla votazione vera e propria sul testo di legge, presentato dal presidente della Commissione per la Costituzione Simcha Rothman. Il voto richiederà diverse ore prima che l’esito sia ufficializzato. Ma, stando alle previsioni, il provvedimento dovrebbe essere approvato nel pomeriggio di lunedì, nonostante le aspre critiche dell’opposizione.
La nuova legge, se dovesse essere approvata, modifica profondamente il sistema giuridico israeliano, limitando i poteri della Corte Suprema e del sistema giudiziario in generale.
Il governo punta ad ampliare la sua influenza politica sulla magistratura per poter gestire e interferire al suo interno secondo gli oppositori e questo è ritenuto un rischio per la democrazia e la separazione dei poteri.
Secondo Rothman, relatore della proposta di legge, l’attuale situazione a Israele “non è democrazia, né stato di diritto”. Con questa riforma, ha precisato, non sarà più la Corte Suprema a determinare ciò che è ragionevole, ma spetterà ai ministri.
Lo scopo, ha sostenuto, è ripristinare l’utilizzo dello standard di ragionevolezza come 40 anni fa. Rothman ha respinto le accuse sul fatto che la legge mirerebbe a consentire al governo mosse controverse, come la nomina di Deri o il licenziamento del procuratore Baharav-Miara, precedentemente bloccate dalla Corte per irragionevolezza.
Il deputato ha invitato a smettere di “ingannare il popolo di Israele” e ha specificato che non esiste alcuna base concretamente per correlare il disegno di legge a queste specifiche decisioni governative annullate dalla magistratura israeliana di recente.
Nel suo intervento, il leader dell’opposizione Yair Lapid ha difeso le manifestazioni di protesta, volte ad evitare uno “scontro” e chiedere al governo di fermarsi prima che sia troppo tardi. Lapid si è detto pronto al dialogo per scongiurare danni al Paese.
Ha ricordato che, essendo la legge già approvata in Commissione, l’opposizione può solo sperare che la coalizione voti a favore di emendamenti.
La proposta impedisce ai giudici di applicare lo “standard di ragionevolezza” per annullare decisioni di governo ritenute arbitrarie.
I sostenitori vogliono limitare le attività della magistratura e i critici hanno avvertito dei rischi per la democrazia e del timore per tutela dei cittadini da abusi di potere.
Lapid ha invitato il governo ad aprire un dialogo per evitare una spaccatura nel Paese. Ma la legge sembra avviata verso l’approvazione nonostante le manifestazioni di piazza.
Mentre alla Knesset prosegue la discussione finale sul controverso disegno di legge, che modifica lo standard di ragionevolezza, le voci critiche sulla riforma della giustizia si moltiplicano.
In particolar modo sale la preoccupazione sulle conseguenze internazionali di un provvedimento che, secondo molti, limita l’indipendenza della magistratura.
Una lettera firmata da circa 100 ex ambasciatori ed esperti diplomatici mette in guardia che la riforma rischia di indebolire le relazioni globali di Israele, in primis con gli Stati Uniti.
Tra i firmatari, nomi di spicco come Colette Avital e gli ex ambasciatori in Europa. Il monito è che la percezione di Israele come democrazia, centrale per la sua sicurezza, verrebbe compromessa agli occhi degli alleati.
Nonostante gli appelli pervenuti dalle autorità internazionali e in particolar modo da Washington, la coalizione di governo sembra determinata ad approvare la legge, difesa come strumento per limitare un’eccessiva influenza politica della magistratura.
Ma l’opposizione e il popolo anti revisione continuano la mobilitazione, anche scendendo in piazza, per bloccare quella che ritengono una deriva pericolosa per la democrazia israeliana.
Il partito di governo Likud ha rigettato la proposta di mediazione sulla riforma della giustizia avanzata dal sindacato Histadrut. Secondo gli esponenti è una: “una mera riproposizione delle richieste dell’opposizione guidata da Yair Lapid.”
Quest’ultimo nel frattempo ha incontrato i vertici della federazione sindacale, mentre si discute della possibilità di indire uno sciopero generale contro la contestata riforma. I sindacati hanno dato all’esecutivo tempo fino alle 16 di domenica per ritirare la legge, altrimenti sarebbe partita la mobilitazione.
Le associazioni imprenditoriali mettono in guardia su uno sciopero di questi tipo che danneggerà pesantemente l’economia israeliana. Ma il Likud appare determinato ad andare avanti, nonostante la forte opposizione non solo politica ma anche della società.
Lapid sta cercando una mediazione dell’ultimo minuto, ma la situazione rimane molto tesa.
Il presidente israeliano Herzog si è recato in visita all’ospedale dove è ricoverato il premier Benjamin Netanyahu, che si sta riprendendo dopo un intervento per l’impianto di un pacemaker.
Nonostante la situazione medica di Netanyahu, Herzog ha ritenuto necessario incontrarlo di persona data la drammatica situazione politica che sta attraversando Israele in questi giorni.
La controversa riforma della giustizia voluta dal governo ha infatti innescato feroci proteste e uno sciopero generale. Herzog, in qualità di presidente, sta tentando una difficile mediazione per scongiurare una spaccatura nel Paese.
La visita dopo poche ore dall’ operazione di Netanyahu dimostra la volontà di Herzog di esplorare personalmente con il premier ogni possibile strada di dialogo e compromesso, nonostante lo stato di salute del premier dopo l’operazione cardiaca.
Dopo la conclusione dell’incontro è emerso che Herzog incontrerà anche il leader dell’opposizione ed ex premier Lapid, per tentare di trovare un punto d’incontro che riesca a portare a un accordo tra maggioranza e opposizione.
Israele secondo molti esperti sia interni al Paese che esterni rischia di vedere compromessa in maniera irreparabile la democrazia ottenuta con sforzi e sacrifici.
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