L’Hiv e la malattia dell’Aids hanno una progressione più lenta in quegli individui che hanno il colesterolo basso. E’ questa la straordinaria scoperta a cui sono arrivati gli studiosi dell’Università di Pittsburgh. Non si tratta di un tipo di colesterolo che si può misurare nel sangue, ma riguarda i grassi in particolare di alcune cellule del sistema immunitario. Il tutto è stato scoperto esaminando un registro sull’evoluzione nel tempo dell’Hiv, che ha riportato dati e campioni biologici raccolti in un arco di tempo di 30 anni.
Esaminando tutte queste informazioni, si è arrivati a comprendere che alcuni pazienti, pur non prendendo i farmaci della terapia antiretrovirale, riuscivano comunque ad interrompere il processo di replicazione del virus dell’Hiv e quindi, in questo modo, riuscivano a ritardare l’insorgenza dell’Aids perfino di decenni.
Inoltre erano proprio questi pazienti che non presentavano una continua perdita di cellule T, fondamentali nell’ambito delle difese immunitarie, e in loro non si verificava un aumento dei livelli di virus. Si trattava di una piccola percentuale di individui, che i ricercatori hanno definito come “nonprogressors”.
Sostanzialmente in queste persone le cellule dendritiche non trasferivano in livelli notevoli il virus alle cellule T. Attraverso delle analisi specifiche, gli studiosi hanno scoperto che queste cellule dei pazienti possedevano bassi livelli di colesterolo. Il discorso valeva pure per i linfociti B, che di solito trasmettono anch’essi l’Hiv alle cellule T, arrivando ad alti tassi di replicazione virale. I ricercatori hanno scoperto anche che il possedere lo scudo protettivo è una caratteristica ereditata geneticamente.