Tra gli imputati c’è anche Joshua Wong, il giovane attivista che da anni si batte per la democrazia in Hong Kong. E ancora un professore universitario, una giornalista e una ex parlamentare.
Il processo durerà 90 giorni. Gli accusati rischiano pene esemplari.
È iniziato oggi a Hong Kong il processo contro 47 persone tra politici e attivisti pro democrazia, accusati di aver violato la controversa legge sulla sicurezza nazionale. Si tratta del processo più grande di questo tipo nel Paese asiatico.
Sul banco degli imputati sono finiti, tra gli altri, anche Joshua Wong e Benny Tai, tra i più noti esponenti che da anni portano avanti battaglie contro la repressione in atto a Hong Kong. In quella che formalmente è una regione amministrativa speciale cinese, il Dragone ha esercitato negli ultimi anni un controllo sempre più stringente sulle libertà e sulla manifestazione del dissenso.
Gli attivisti finiti sul banco degli imputati sono accusati di “sovversione” per aver organizzato delle elezioni primarie non autorizzate nel 2020, a cui hanno partecipato circa 600mila elettori. Molte delle persone sotto processo hanno passato gli ultimi due anni in detenzione per motivi di sicurezza nazionale.
La discussa legge sulla sicurezza era stata approvata dalla Cina nel 2020, dopo che per oltre un anno c’erano state grandi proteste e manifestazioni di piazza a Hong Kong per chiedere più libertà e più democrazia. Secondo gli analisti e i critici, la legge è un modo per controllare il dissenso e punirlo severamente quando considerato una minaccia alla sicurezza nazionale.
Fuori dall’aula di tribunale dove si è tenuta la prima udienza del processo, un piccolo gruppo di manifestanti si è radunato per chiedere “l’immediato rilascio dei prigionieri politici.”
Secondo i procuratori le primarie non ufficiali, giudicate illegali – svolte per selezionare i candidati per le elezioni legislative – sono state un “piano malvagio” per sovvertire il governo. Avevano “un grande e ben organizzato schema” per ottenere la maggioranza parlamentare e azzoppare il governo, bloccando l’approvazione delle leggi con lo scopo ultimo di spodestare il vertice nominato da Pechino. Per questo motivo i 47 politici e attivisti sono stati accusati di cospirazione volta alla sovversione.
Secondo i diretti interessati, invece, le primarie erano state svolte meramente per esercitare prerogative politiche tipiche di forze di opposizione. I media locali li hanno ribattezzati “i 47”. Tra quelli a processo, in particolare, ci sono Joshua Wong, attivista di 26 anni che è stato incarcerato già tre volte per il ruolo avuto nelle proteste.
Benny Tai, 58 ani, ex professore universitario di ruolo all’Università di Hong Kong. E ancora l’ex giornalista Gwyneth Ho, 26 anni, che ha seguito e documentato l’attacco del 2019 ai danni dei manifestanti che stavano portando avanti la protesta. E poi Clauda Mo, 66 anni, ex parlamentare eletta e poi rimasta in carica per 8 anni.
Sia Wong sia Tai, insieme a agli 29 imputati, si sono dichiarati colpevoli e conosceranno la loro condanna dopo il processo. Quest’ultimo non avrà una giuria bensì tre giudici, come previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale. Si stima che durerà 90 giorni prima del verdetto finale.
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