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Categories: Cultura

Humbert Coe, il personaggio di Dylan Dog ispirato a Umberto Eco

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Forse non tutti sanno che Humbert Coe, il professore che appare in Dylan Dog n.136, dal titolo ‘Lassù qualcuno ci chiama‘, è ispirato a Umberto Eco che, tra le sue varie passioni, vantava anche un certo interesse per il mondo del fumetto. In particolare era proprio l’Indagatore dell’incubo ad incuriosire lo scrittore piemontese (mancato venerdì 19 febbraio 2016, all’età di 84 anni), grande estimatore delle vignette in quanto mezzo di comunicazione di massa. Eco, che amava in particolare il personaggio creato da Tiziano Sclavi, nel corso di un’intervista allo stesso, apparsa nella prefazione di Dylan Dog: indocili sentimenti, arcane paure (scritto da Sclavi, a cura di Alberto Orsini), parlò del suo interesse per il mondo dell’occulto, una sorta di amore ‘ateo’ che lo stesso Eco spiegò in questo modo: ‘sono un collezionista di libri antichi che riguardano l’alchimia e le questioni magiche, ma sono un collezionista “ateo”: non credo nelle cose che colleziono ma le colleziono proprio perché amo collezionare cose false‘.

Non solo semiotica, letteratura e comunicazione: tra le tante passioni di Umberto Eco c’era anche il mondo dei fumetti, in particolare quello ‘profumato’ di occulto come Dylan Dog, inventato da Tiziano Sclavi ed apparso per la prima volta in edicola esattamente trent’anni fa. Una passione, e una stima, che Sclavi ha voluto in qualche modo ricambiare ‘trasformando’ Umberto Eco in Humbert Coe, protagonista di ‘Lassù qualcuno ci chiama’, scritto dallo stesso Sclavi nel ’98, con i disegni di Bruno Brindisi.

La storia, che ruota attorno all’inspiegabile sparizione di una bambina, comincia con un radiotelescopio che sembra ricevere messaggi dallo spazio. Il professore Humbert Coe, specializzato in semiologia, scopre che le prime lettere captate dall’apparecchio corrispondono al nome di un villaggio gallese, Llangwntffrwd, dove sei mesi dopo arriva Dylan Dog, per indagare sulla scomparsa della piccola Eilidh…

Così come in molti albi di Dylan Dog, in cui citazioni e personaggi reali la fanno da padrone, anche questo (ultimo, dopo ‘Terrore dall’infinito’ e ‘Quando cadono le stelle’, della cosiddetta ‘trilogia ufologica’ firmata Sclavi-Brindisi), può vantare la presenza di uno dei personaggi più influenti della cultura italiana, Umberto Eco.Anzi, del suo sosia britannico Humbert Coe, i cui studi sulla lingua dell’umanità, secondo la storia tracciata da Sclavi, sono gli stessi che hanno portato Eco (quello vero) al saggio dal titolo ‘La ricerca della lingua perfetta’, sulla cui copertina appare una Torre di Babele praticamente identica a quella raffigurata nel fumetto sclaviano. Non solo: la storia di ‘Lassù qualcuno ci chiama’ è, di fatto, l’elaborazione di una famosa frase tratta dal libro scritto da Eco, insieme a Carlo Maria Martini, ‘In cosa crede chi non crede?’, frase riportata, tra l’altro, nelle ultime pagine dell’albo bonelliano.
Oltre alle fattezze fisiche di Coe, infine, praticamente identiche a quelle di Eco, il semiologo sclaviano è ritratto quasi sempre con un lapis tra le labbra, chiaro riferimento alla caricatura dello scrittore che accompagna, su L’Espresso, le sue ormai celeberrime Bustine di Minerva.

I collezionisti possono trovare su Amazon l’albo 136 di Dylan Dog dal titolo Lassù qualcuno ci chiama.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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