I colloqui tra gli Stati Uniti e Arabia Saudita sono stati offuscati dalle tensioni geopolitiche e globali. I problemi pregressi tra Ryadh e Washington hanno lasciato il segno e, nonostante le autorità statunitensi iniziato un percorso che punta a ricucire i rapporti, soprattutto dopo il riavvicinamento tra vertici sauditi e iraniani dopo sette anni di gelo diplomatico, la realtà mostra un percorso ancora lungo. Blinken ha cercato di sistemare una situazione logorata, dove è chiara la volontà di riavvicinarsi, ma sembra che non sia così immediato e semplice come preventivato.
In particolare, le relazioni tra i due paesi sono state messe alla prova dopo l’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel 2018, che ha sollevato dubbi sulle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita. Oltre a ciò Ryadh è stata recentemente criticata per la posizione assunta nella guerra in Yemen e per il suo coinvolgimento nel conflitto tra Israele e Palestina. Queste tensioni hanno creato un clima di incertezza nei colloqui tra i due Paesi su questioni come sicurezza regionale, energia ed economia.
Nonostante ciò Usa e Arabia Saudita hanno interesse a mantenere forti legami strategici e diplomatici e pertanto è previsto che i colloqui bilaterali continueranno nonostante le difficoltà attuali.
La visita del segretario di Stato in Arabia Saudita avviene in un momento in cui le relazioni tra i due Paesi sono tese. Le divergenze principali riguardano la politica energetica, le violazioni dei diritti umani e la guerra in Yemen.
Gli Stati Uniti stanno cercando di appianare le divergenze con Ryadh per mantenere una relazione strategica con uno dei maggiori alleati nella regione mediorientale. Ma nonostante gli sforzi di Blinken la situazione sembra ancora tesa e non sembrano essere stati fatti i progressi desiderati dalle autorità statunitensi.
Washington ha espresso preoccupazione per il ruolo dell’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, che ha causato gravi sofferenze alla popolazione e ha portato alla peggiore crisi umanitaria del mondo, secondo quanto appurato dall’ONU. Gli Usa hanno anche criticato il regno per le violazioni dei diritti umani, tra cui l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018.
Ryadh ha recentemente deciso di aumentare la produzione di petrolio ed ha provocato una riduzione dei prezzi del petrolio. Questo ha generato tensioni con gli Stati Uniti, che hanno notoriamente profondi interessi nell’ambito petrolifero. Le autorità statunitensi e quelle saudite sono ancora alleate, però, nella lotta contro il terrorismo e nel cercare di mantenere equilibrio nella regione del Golfo, ma è innegabile che un distacco importante è ancora presente e che non è possibile appianarlo velocemente. È necessario un percorso che vada a sviscerare le ostilità e riesca a riportare equilibrio.
Blinken ha avuto un incontro con il principe ereditario Salman, noto anche come MbS, durante il quale hanno avuto modo di parlare di argomenti differenti come la situazione in Yemen, la guerra in Sudan, i diritti umani e Israele. Un funzionario statunitense ha descritto questi colloqui come “franchi e sinceri” e ha riferito che il bilaterale è durato circa un’ora e 40 minuti.
Il quotidiano Arab News ha riportato i commenti di Blinken riguardanti lo Yemen, ma non ha menzionato le pressioni diplomatiche degli Stati Uniti per la normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele.
Blinken ha espresso la posizione degli Stati Uniti sulla questione israelo-palestinese durante il suo discorso. Ha dichiarato che gli Usa condividono l’impegno ad abbassare le tensioni presenti tra Israele e Palestina, puntando a una soluzione a due stati che tenga conto delle richieste dei cittadini palestinesi.
Il funzionario Usa ha sottolineato, inoltre, l’impegno degli Stati Uniti per collaborare con i paesi della regione per ampliare e approfondire la normalizzazione delle relazioni con Israele, per creare coesione e non divergenze ulteriori.
L’Arabia Saudita che è una potenza e un punto di riferimento in Medio Oriente, è anche la sede dei due luoghi più sacri dell’Islam. Ryadh si è opposta alle pressioni ripetute degli Usa che hanno tentato con insistenza di porre fine allo storico rifiuto di Ryadh di riconoscere Israele. La posizione saudita è sostenuta anche dai oaesii vicini del Golfo Arabo, come gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain.
Le autorità saudite hanno sottolineato che prima della questione della normalizzazione dei rapporti con Israele è necessario affrontare la questione dello stato palestinese.
Ad aprile l’Arabia Saudita ha, inaspettatamente, riallacciato le relazioni diplomatiche con l’Iran, storico rivale regionale e acerrimo nemico di Israele, tramite un accordo mediato dalla Cina, che punta a diventare un attore sempre più importante nella diplomazia internazionale.
L’Arabia Saudita è il principale esportatore di petrolio al mondo e ha deciso di optare per la riduzione della produzione di greggio di recente. L’accordo è stato preso nell’ambito dell’OPEC+ che è un piano volto a ridurre l’offerta di petrolio così da creare un aumento dei prezzi. Questo è stato concordato nonostante la posizione contraria degli Usa.
Questa decisione ha creato malcontento anche tra le altre potenze occidentali, che non vedono di buon occhio il taglio della produzione di greggio e soprattutto a causa della collaborazione con la Russia, che è partner importante e, nonostante la guerra in atto in Ucraina, non ha mai smesso di collaborare con Ryadh.
A causa della tensione tra l’amministrazione Biden e quella saudita, che ha utilizzato la vicinanza con Mosca per infastidite gli Usa, sapendo dei timori che genera questa alleanza, stando a quanto riferito da diversi analisti specializzati nelle relazioni della regione. Gli esperti, come riporta Al Jazeera, sostengono che non verrà concessa la normalizzazione proprio a causa della disputa con gli attuali vertici Usa.
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