In base ai numeri Istat, sembra che a causa dell’inflazione gli italiani abbiano diminuito i consumi.
Infatti, a causa dell’aumento dei prezzi, c’è stato un peggioramento delle vendite al dettaglio.
L’inflazione continua a pesare molto nelle tasche degli italiani portandoli quindi a spendere sempre di meno e quindi inserendo sempre meno prodotti da mangiare anche nel carrello della spesa. In base ai dati Istat, sembra che quest’inflazione abbia peggiorato anche le vendite al dettaglio.
Nel mese di marzo infatti si è registrata una variazione pari a zero per quanto riguarda i termini di valore mentre, per quelli in volume, c’è stata una flessione dello 0,3% se si fa il confronto con il mese precedente. In particolar modo, il dato che colpisce di più, è il calo pari allo 0,7% dei beni alimentari a differenza di quelli non alimentari che hanno registrato un calo dello 0,1%.
Se si fa il confronto con i dati del mese di marzo dello scorso anno, la corsa dei prezzi risulta essere ancora più evidente. Infatti, le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento del 5,8% anche se, per quanto riguarda il volume, il calo registrato è del 2,9%. Degli andamenti simili sono quelli che si registrano per le vendite dei beni alimentari i quali registrano un aumento del 7,7% per il valore e un calo del 4,9% per il volume mentre i non alimentari hanno registrato un aumento del 4,1% in valore, con un calo del 1,3% in volume. Un dato che non si registra negli e-commerce i quali hanno visto un aumento del 10,3%, se si fa il confronto con il mese di marzo dello scorso anno.
Diverse sono le associazioni dei consumatori che si trovano faccia a faccia con le famiglie le quali si sono trovate obbligate a diminuire la propria spesa andando a chiedere al governo delle misure contro l’inflazione. In base a ciò che afferma Codacons, gli acquisti hanno subito un calo in volume per per un importo pari a 21,8 miliardi di euro con una spesa che in media è calata di 848 a famiglia. L’associazione in questione chiede al governo di “intervenire con urgenza per calmierare i listini e salvare i bilanci delle famiglie”.
Assoutenti invece afferma che il colpevole è il caro cibo andando ad invocare un “decreto anti- inflazione” al cui interno è presente un rafforzamento del garante dei prezzi insieme ad un azzeramento dell’IVA. L’associazione infatti calcola che al netto dell’inflazione il carrello della spesa degli italiani ha subito un calo di 7,1 miliardi di euro all’anno con una diminuzione di 377 euro se si prende in considerazione una famiglia con due figli.
Per Adoc, gli italiani si trovano costretti a rinunciare ai generi di prima necessità diminuendo la quantità di cibo e utilizzando per lo più i discount. Federdistribuzione chiede un intervento al governo cercando di tutelare il potere di acquisto delle famiglie così da poter favorire “la ripresa della domanda interna e garantire stabilità alle nostre aziende e alle numerose filiere agroalimentari del Made in Italy”.
Confcommercio spiega che “La variazione tendenziale a volume del complesso delle vendite al dettaglio sia pari, nel primo quarto dell’anno in corso, a -3%. Il che non lascia del tutto tranquilli sulle prospettive a breve dell’economia italiana”.
Infine, Confesercenti è d’accordo nell’affermare che il dato risulta essere ancora più grave se si prendono in considerazione i piccoli negozi. In ogni caso l’associazione plaude il taglio del cuneo fiscale anche se questo non è sufficiente in quanto dovrebbe essere varata anche una misura riguardo alla diminuzione della pressione fiscale utilizzando una dei fiscalizzazione degli aumenti retributivi.
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