Secondo uno studio dell’Università di Parigi, la Dad ha ritardato l’apprendimento dei ragazzi di 3 mesi.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Human Behauviour e si è focalizzata su uno degli argomenti più discussi in merito all’istruzione e al suo adattamento al periodo di pandemia che abbiamo vissuto e ancora non scongiurato del tutto. Vediamo cosa ha rivelato la ricerca.
Si è discusso molto in merito alla Dad, ovvero il metodo di didattica a distanza istituito durante i mesi di pandemia che hanno reso necessario il distanziamento all’interno degli ambienti scolastici, che hanno dovuto ricorrere a questa didattica per continuare a fare lezione anche con gli studenti da casa.
Si è resa necessaria sia quando le scuole hanno dovuto chiudere, sia per isolare coloro che erano positivi e al tempo stesso consentirgli di seguire ugualmente il programma scolastico.
Lo studio condotto dall’Università Sciences Po di Parigi ha evidenziato come questo discusso metodo che non è andato a genio a tutti, abbia creato un buco di circa il 35% del percorso di un anno scolastico.
Con le vari problematiche relative a questo metodo, studiare a distanza non si è rivelata un’opzione ottimale come si pensava inizialmente. La didattica a distanza ha infatti creato un ritardo nell’apprendimento, che è stato dovuto poi compensare nei mesi successivi, quando il programma scolastico era giunto al termine.
Le conseguenze della pandemia sull’apprendimento sono state quantificate analizzando 42 studi effettuati in 15 Paesi e fra questi anche quello in Italia. Le ricerche hanno preso in esame ragazzi delle prime 9 classi del percorso di istruzione e il team di Parigi ha fatto delle scoperte interessanti per quanto riguarda il processo di apprendimento, per nulla positive.
Questi sono stati molto rallentati dall’emergenza sanitaria e dai conseguenti metodi di lezione, infatti i deficit nell’apprendimento sono durati anche nel 2022 e ammontano al 35% dell’intero anno scolastico. Sono stati più evidenti nei primi mesi della pandemia ma sono perdurati anche nei due anni successivi.
Se parliamo di materia, quella dove ci sono più lacune è la matematica.
I ricercatori hanno osservato anche che i deficit sono più marcati nei bambini che provengono da contesti socioeconomici svantaggiati, per questo motivo hanno esortato il governo a iniziative politiche progettate con cura e risorse adeguate per rimediare a questo danno.
Non è l’unico studio condotto di recente, c’è anche quello della piattaforma online per l’insegnamento, Preply, che ha preso in esame le regioni italiane sotto diversi punti di vista, come la velocità internet e gli investimenti pubblici nella digitalizzazione delle scuole.
I dati mostrano che la Campania è quella capace di consentire Dad di qualità e ha investito 8 milioni di euro in merito, poi c’è la Lombardia e al terzo posto il Lazio. Ultimi posti per Molise, Friuli Venezia Giulia e Basilicata.
La pandemia Covid ha portato a una delle più grandi interruzioni dell’apprendimento nella storia, questo è dovuto soprattutto alla chiusura degli istituti scolastici, che ha colpito il 95% degli studenti mondiali.
Con questa premessa i ricercatori dello studio hanno evidenziato che anche quando è ricominciato l’insegnamento in presenza, l’istruzione era comunque compromessa dai difficili mesi addietro, infatti non tutti con la Dad erano riusciti a studiare, soprattutto chi l’ha seguita perché era in quarantena in seguito alla contrazione del virus e quindi studiava da casa mentre si sottoponeva alle cure.
La Dad è diventata in poco tempo nel nostro Paese il simbolo della digitalizzazione forzata dell’apprendimento nella scuola pubblica, ma è davvero così recente? Sembra che la sua nascita risalga addirittura a metà Ottocento, quando con lo sviluppo dei trasporti postali c’era bisogno di corsi formativi, ovviamente più rudimentali dei metodi attuali.
L’insegnamento avviene in questo modo senza la presenza fisica in aula e mediante uno schermo di un dispositivo connesso a Internet, utilizzando piattaforme apposite dove ci si mette virtualmente in contatto con gli insegnanti.
La didattica a distanza può essere sincrona o asincrona: nel primo caso si utilizza una piattaforma che nello stesso momento mette in comunicazione professori e studenti, nel secondo i materiali e i video vengono caricati e fruiti dagli alunni in tempi diversi.
Un punto fermo della didattica tradizionale è che il coinvolgimento emotivo e cognitivo sono essenziali e senza di questi non esiste apprendimento. Per questo motivo la Dad ha creato alcune lacune e la sfida di oggi è stimolare gli alunni anche senza la compresenza nello spazio fisico.
In Italia questo metodo di studio si è affacciato forse in maniera troppo prepotente e così ci si è dovuti adattare in poco tempo. In pochi giorni il sistema di istruzione ministeriale si è dovuto convertire alla Dad e questa brusca metamorfosi non è stata indolore, sono sorti molti problemi infatti per quanto riguarda la stabilità della connessione, il funzionamento delle infrastrutture, il possesso di dispositivi di qualità.
Ora la didattica a distanza è obbligatoria per chi è positivo al Covid o comunque è stato in contatto con positivi. Per tornare a scuola c’è bisogno dell’esito negativo del test molecolare.
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