I demoni di Wakenhyrst di Michelle Paver non è un romanzo che cattura il lettore per la rapidità dei colpi di scena, è un romanzo che vede invece nella gradualità il suo punto di forza.
All’inizio sembra non accadere nulla, c’è sì un mistero da indagare, ma sono le pennellate con cui l’autrice tratteggia i personaggi a colpire.
La gradualità con cui lo stimato storico Edmund Sterne, da tutti ritenuto un uomo irreprensibile, precipita nella follia. Una follia che sembra insinuarsi attraverso le finestre lasciate socchiuse, gli spifferi che provengono da sotto le porte, l’aria della palude che con il suo odore di morte e putrefazione lentamente lo avvolge fino a privarlo quasi del respiro. Anche la palude in quest’opera si configura come un vero e proprio personaggio: ha i suoi lati oscuri, fatti di antiche leggende e profezie legate a una cultura ancestrale, ma è anche fonte di gioia per la piccola Maud, figlia di Edmund Sterne, che proprio nella palude vede quella libertà assoluta cui aspira e che le viene costantemente negata.
In I demoni di Wakenhyrst la Paver riesce abilmente ad alternare punti di vista diversi che convergono tutti nel medesimo punto: raccontare come sia stato possibile che il signor Sterne, amato e rispettato da tutti, sia all’improvviso impazzito e abbia massacrato una persona, apparentemente scelta a caso.
Attraverso il taccuino personale di Sterne, il lettore scopre i pensieri e i segreti di un uomo che non è affatto quello che sembra; attraverso il racconto che la figlia Maud, ormai anziana, fa alla storica dell’arte Robin Hunter vengono ripercorsi gli eventi che hanno portato al terribile gesto del padre.
E poi c’è un altro racconto, che emerge da un passato vecchio di secoli, quello di Alice Pyett, oggetto di studio del signor Sterne e personaggio legato a doppio filo alla vicenda della follia dello storico, una vera e propria ossessione.
La Paver tratteggia con maestria i personaggi e le loro inclinazioni: la mania di controllo di Edmund Sterne, la pretesa di mostrarsi davanti a tutti rispettabile, quando in realtà nasconde il più terribile dei segreti. Stupisce come questo personaggio riesca sempre ad attribuire ad altri, alle circostanze, a chiunque tranne che a se stesso le responsabilità delle proprie azioni. E poi c’è Maud. Il lettore la accompagna dall’infanzia fino alla vecchiaia e non può che provare una tristezza dolorosa nel sentirle raccontare la propria vita, fatta di divieti e atroci scoperte, fino a quella che rivela nelle ultime pagine della sua storia.
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