Con le nuove norme anticorruzione vengono inasprite le pene per i principali reati contro la Pubblica Amministrazione. Attraverso il ddl approvato, viene reintrodotto il reato di falso in bilancio, i condannati sono obbligati a restituire quello che hanno guadagnato attraverso l’atto illecito commesso e vengono rinforzati i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione. In particolare, per quanto riguarda i reati contro la Pubblica Amministrazione, per il peculato sono previste pene che vanno da 4 a 10 anni e 6 mesi, per la corruzione propria da 6 a 10 anni.
Inoltre per la corruzione impropria le pene andranno da 1 a 6 anni e per l’induzione indebita da 6 a 10 anni e 6 mesi. Relativamente alla corruzione in atti giudiziari, la pena può salire fino a 20 anni nei casi più gravi. Rimangono invariate le sanzioni per la concussione, ma il reato viene esteso anche all’incaricato di pubblico servizio.
I dipendenti pubblici possono denunciare i colleghi corrotti e avere protezione
Sono state approvate le linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti. Si tratta di un passo avanti che riguarda direttamente la procedura da applicare nei confronti di chi denuncia i casi di corruzione di un collega all’amministrazione statale. Le nuove norme hanno l’obiettivo di incoraggiare i dipendenti pubblici a denunciare le attività illecite, di cui possono venire a conoscenza nei rapporti di lavoro. Chi si espone in prima persona può contare sulla riservatezza e sulla protezione contro eventuali forme di ritorsione.
In questo modo, attraverso l’attuazione di una procedura specifica, si dà anche la possibilità agli enti pubblici di licenziare al proprio interno i dipendenti colpevoli di illeciti, prima dell’intervento della stessa autorità giudiziaria. Contemporaneamente gli enti pubblici possono portare avanti i loro obiettivi e le loro esigenze di carattere organizzativo, potendo contare su un modello procedurale, che spiega come trattare le segnalazioni di illeciti.