I disturbi di genere nei bambini: emergono dati molto interessanti sul fenomeno della disforia, che riguarda da vicino l’identità sessuale nei bambini. Secondo l’Osservatorio identità di genere, aumenta sempre di più il numero delle persone che si rivolgono agli esperti sull’argomento. E’ cresciuta anche la consapevolezza dell’importanza di questo aspetto della crescita. Nonostante in Italia ancora l’esplorazione della propria identità rimanga un tabù, gli stereotipi cominciano a farsi meno rigidi e la scienza ha fatto passi avanti nel considerare il fenomeno non più una patologia.
I dati
Secondo i dati del Saifip, Servizio per l’Adeguamento tra Identità Fisica ed Identità Psichica, l’aspetto della disforia interesserebbe il 2-3% dei bambini e degli adolescenti. Soprattutto sarebbero coinvolti i maschi dai 2 ai 12 anni: il dato che riguarda i soggetti di sesso maschile avrebbe un’incidenza doppia rispetto a quello che interessa le femmine. Tra gli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni sarebbe aumentato negli ultimi 2 anni il numero delle femmine che decidono di diventare maschi, coloro che in gergo tecnico sono definiti FtoM.
I centri in Italia
Cresce sempre di più nel nostro Paese il numero dei centri che dal 2000 hanno aperto al trattamento di questo aspetto, rivolgendosi via via maggiormente anche a pazienti molto piccoli e ai loro genitori. Non solo a Milano e a Torino, ma anche a Roma, a Napoli e a Firenze. Proprio in quest’ultima città nel 2013 Mario Maggi, il primario del reparto di medicina della sessualità dell’ospedale Careggi, ha chiesto alla regione l’autorizzazione per impiegare trattamenti ormonali su quei bambini e quegli adolescenti che presentavano uno sviluppo in contrasto con l’identità di genere così come essi la percepivano. Gli esperti fanno, però, notare che in Italia, specialmente in confronto con gli altri Paesi europei, esistono pochi centri e poche risorse, nonostante siano sempre di più i genitori che si rivolgono a queste strutture.
I centri all’estero
Nel settore il punto di riferimento in Europa è costituito dal Gids (Gender Identity Development Service) di Londra. A partire dal 2009 questa struttura riceve un finanziamento nazionale e negli ultimi 7 anni ha registrato una crescita di casi che dai 94 del 2009-2010 sono passati ai 269 del 2015-2016, soprattutto tra gli under 18. Gli esperti europei sottolineano l’importanza dell’informazione, il ruolo giocato da una maggiore consapevolezza e dall’accettazione da parte dei familiari, oltre che dalla funzione detenuta dai media e dai social media nell’esplorazione dell’identità di genere.