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I falsi moralismi su scorte di Stato e auto blu

Ogni tanto, ciclicamente, torna a infiammare media e social network la polemica sulle scorte, in particolare quelle dei politici. Le immagini di qualche corteo con decine di auto che scortano una sola personalità o di qualche personaggio scortato che, con gli agenti al seguito, va a fare la spesa o altre faccende personali provocano sempre tanta indignazione, soprattutto in riferimento alla spesa di soldi pubblici.
A riaccendere le polemiche è stata, questa volta, l’imposizione a Roberto Fico di utilizzare le tanto odiate auto blu, piuttosto che l’autobus, perché altrimenti sarebbe stato difficile (e molto più dispendioso) tutelare la sicurezza del neoeletto Presidente della Camera. Ovviamente subito si è scatenata la polemica di tutti quelli che avevano tanto apprezzato le immagini dell’esponente del Movimento 5 Stelle che, ignorando la sua nuova carica, continuava a conservare le vecchie e sane abitudini.

Ma la richiesta di utilizzare l’auto di servizio (così si chiamano, in realtà, le auto blu) è davvero così assurda? E davvero c’è tanto di cui indignarsi se un personalità sotto scorta la usi anche per impegni personali? E davvero quei cortei che ci mostrano in tv sono tutte auto di scorta?

Facciamo un po’ di chiarezza prima che il populismo si impadronisca delle nostre menti!

LE TIPOLOGIE DI SCORTA

Esistono fondamentalmente tre tipi di “scorta”: la cosiddetta tutela, che prevede che lo scortato debba viaggiare su un’auto con due agenti, uno al posto di guida e l’altro accanto; oppure a questa si aggiunge un’altra auto che segue quella dello scortato. Il massimo grado di protezione, invece, è chiamato scorta di 2° livello e, in questo caso, l’auto dello scortato è sia preceduta che seguita dalle auto della scorta. Non esistono altre tipologie di scorte (e, quindi, i lunghi cortei di auto blu non sono in realtà scorte!).

A CHI SPETTA LA SCORTA?

La scorta viene assegnata dal Ministero dell’Interno, tramite un ufficio preposto (ma questo ci interessa poco), e spetta a persone che ricoprono un certo ruolo istituzionale, in quanto – proprio per il ruolo che ricoprono – potrebbero essere esposti a rischi. Se la persona che ricopre un certo ruolo non fosse protetta, sarebbe molto più esposta banalmente anche al gesto di qualche folle (ricordate, ad esempio, la statuetta del Duomo lanciata in testa a Berlusconi? Il responsabile di quell’aggressione non era certo un pericoloso criminale o un indottrinato terrorista, ma ugualmente gli fece male!). Insomma la scorta alle personalità istituzionali serve per proteggerle da eventuali pericoli in cui possono incorrere dal momento in cui assumono quel determinato ruolo e, pertanto, viene assegnata in automatico. Il Presidente della Camera dei Deputati, per restare nel caso di Roberto Fico, avrà quindi sempre la scorta, chiunque egli sia, perché sono stati valutati dei rischi connessi al suo ruolo.

E lo Stato non può neanche facilmente accettare che una personalità istituzionale rifiuti la scorta perché diventerebbe, appunto, un facile bersaglio e quindi potremmo ritrovarci ogni due giorni a scrivere del tale Ministro della Salute aggredito dal cittadino vittima di malasanità, quello del Lavoro da qualcuno che è rimasto disoccupato…tutte persone che, magari in seguito a forte stress, magari con dolo, magari per incoscienza, se la prenderebbero con loro per il ruolo che ricoprono più che per il loro reale coinvolgimento nella vicenda.

Non è la stessa cosa per chi viene sottoposto alla tutela in seguito a minacce ricevute o altre forme di pericolo in cui è incorso in seguito al proprio lavoro. Non tutti i magistrati, neanche tutti quelli che si occupano di mafia, ad esempio, hanno la scorta, solo quelli che hanno ricevuto minacce, avvertimenti o, altre segnalazioni particolari. Ugualmente ci sono molti giornalisti sotto scorta, ma anche a costoro viene assegnata in seguito ad avvenimenti accertati in cui è messa a rischio la loro incolumità.

GLI IMPEGNI PERSONALI CON LA SCORTA

Ora, accertato che le scorte vengono assegnate a chi corre dei rischi, personali o legati alla propria funzione, risulta evidente che tali rischi vengano corsi tanto nell’espletare gli impegni lavorativi che quelli personali e pertanto è necessario che la scorta segua la personalità anche durante gli impegni di tipo personale: siano essi andare a fare la spesa o andare a cena fuori. Pretendere che chi è sottoposto alla scorta non vada a fare la spesa o a mangiare una pizza con gli amici sarebbe non solo ingiusto nei confronti di chi – talvolta suo malgrado – si ritrova già con una vita personale perennemente invasa da estranei che, per quanto possano essere discreti, risulteranno sempre e comunque una presenza ingombrante; ma perfino un grave messaggio di sconfitta nei confronti di chi minaccia queste persone. Chiedere, ad esempio, a un magistrato che indaga sulla mafia di non accompagnare mai la moglie a fare shopping per non utilizzare la scorta per impegni personali suonerebbe come una sconfitta dello stato e una vittoria delle organizzazioni criminali. La scorta deve, infatti, servire anche a garantire a chi è esposto a determinati rischi di non rinunciare a nulla e condurre una vita quanto più normale è possibile.

È questo il caso del famoso gelato che lo scrittore Roberto Saviano avrebbe voluto mangiare poche settimane dopo che gli era stata riconosciuta la scorta, ma che il caposcorta gli consigliò di non mangiare perché altrimenti avrebbe potuto facilmente attirare le più becere critiche dei suoi detrattori: “eh quello si va a mangiare il gelato con la scorta, con i nostri soldi”. (Leggi qui la sua testimonianza) Roberto Saviano evitò di mangiare quel gelato (spero che oggi, che è più abituato alla scorta e perfino alle critiche, non lo farebbe!) e così noi italiani abbiamo fatto vincere la camorra. Se i miei soldi devono essere investiti affinché un giornalista possa continuare a denunciare la mafia e un magistrato a combatterla, pur senza dover rinunciare a mangiarsi un gelato ogni qualvolta ne avrà voglia, bè allora sono orgoglioso che li spendano così!

Ugualmente nel 2012 Anna Finocchiaro venne messa alla berlina in seguito alla diffusione di alcune fotografie che la immortalavano all’Ikea con gli agenti di scorta e, dallo scatto, sembrava anche che in quell’istante un agente stesse spingendo il carrello. È evidente che la Senatrice avesse tutto il diritto di andare a all’Ikea benché scortata, qualora le servisse qualche mobile nuovo o volesse semplicemente curiosare fra le novità del negozio di arredamento, altrimenti sarebbe stata una pronazione della sua libertà personale. Di certo, però, non aveva diritto di far spingere – se quella foto immortala la realtà – il carrello a un agente di pubblica sicurezza. È pur vero che chi è sottoposto a scorta, magari da molti anni, molto spesso stringe un rapporto di estrema confidenza con quelle persone che, come dicevamo prima, per quanto possano essere discrete sono presenti nella loro vita almeno da quando escono di casa al mattino fino a quando non ci ritornano la sera. Finiscono spesso per diventare persone di famiglia, con cui magari si sceglie di comune accordo quale film andare a vedere al cinema, come raccontò – ad esempio – il giornalista Giovanni Tizian in un’intervista al “Corriere della Sera” poco dopo che gli fu assegnata la scorta, visto che comunque avrebbero dovuto vedere il film anche loro.

[didascalia fornitore=”Ansa”]La pagina del giornale che lanciò lo scandalo[/didascalia]

Di sicuro, quindi, se la Finocchiaro ha abusato della sua scorta è un conto e gli stessi agenti avrebbero dovuto rifiutarsi di non eseguire compiti non richiesti dal loro ruolo, ma se – come sembrerebbe delle altre foto – fra la Senatrice e la sua scorta si fosse creato un clima di confidenziale la polemica risulterebbe ben più sterile.

Un avvocato di neanche 30 anni a cui era stata assegnata la scorta perché stava assistendo un collaboratore di giustizia nella sua opera di denuncia al clan dei Casalesi mi raccontò che la gente iniziò a criticarla perché magari le era capitato di voler andare dall’estetista e di doversi far accompagnare dalla scorta. Ma una donna di 30 anni avrà o no il diritto di andare dall’estetista anche se ha deciso di fare un lavoro tale per cui le è stata assegnata la scorta? Un’opinione pubblica che non è in grado di capire e tutelare questi diritti non rischia forse che un altro avvocato non accetti un incarico che potrebbe rivelarsi pericolo? Ugualmente un magistrato, un parlamentare, un giornalista? E quell’opinione pubblica non diventerebbe allora complice di mafia, camorra, ‘ndrangheta, brigate rosse o chiunque altro minacci la salute degli scortati?

I CORTEI DI AUTO BLU

Un’altra immagine che fa molto indignare i cittadini e che, quindi, i media cavalcano sempre molto volentieri riguarda i lunghi cortei di auto blu che “scortano” una personalità. In realtà, come abbiamo visto prima, la massima tutela di scorta prevede non più di 3 auto. Ma allora tutte le altre di chi sono?

[didascalia fornitore=”La Tribuna di Treviso”]Un serivizio che denuncia un corteo di auto blu[/didascalia]

Molto spesso quelle immagini vengono immortalate quando alcune autorità arrivano in una località non per semplici impegni, lavorativi o personali (durante i quali avrebbero la semplice scorta), ma per vertici di Stato, manifestazioni o altri eventi che richiedono anche un “servizio di ordine pubblico” richiesto dal Questore. Cosa vuol dire? Che il personaggio arriverà con la sua solita scorta, ma intanto l’evento per cui egli è sopraggiunto sul luogo è ritenuto a rischio a prescindere dalla sua partecipazione. L’esempio più eclatante potrebbe essere quello del G8: durante una manifestazione di questo tipo, ogni capo di Stato arriverà con la propria scorta e in più ci sarà un servizio di ordine pubblico che controllerà l’intero evento.

È in questi casi che si creano cortei di “auto blu” perché ci sarà l’auto del funzionario che dirige l’intero servizio di ordine pubblico o almeno, se non in aggiunta, l’auto di un altro funzionario responsabile di quel settore dell’intera manifestazione, l’auto della Digos, ovvero la squadra politica della Polizia di Stato…e già siamo a 6 auto! Tuttavia solo 3 sono di scorta alla personalità, le altre stanno vigilando sulla sicurezza dell’intero evento di cui, magari, quella personalità è una delle tante!

L’USO DI MEZZI ALTERNATIVI

Quando un personaggio è sottoposto alla scorta, dovrà anche sottostare alle decisioni che gli organi di polizia preposti alla sua protezione prenderanno per garantire la sua sicurezza e quella degli agenti. Non è, ad esempio, lo scortato a decidere i percorsi da fare, bensì il capo-scorta che ha la responsabilità oltre che dello scortato anche dei suoi colleghi. Eventuali comportamenti non idonei dello scortato potrebbero essere perfino puniti, perché mettono a repentaglio la propria incolumità e quella degli altri. Fu, ad esempio, questo il caso di Berlusconi quando, dopo essere stato colpito dalla statuetta del Duomo a Milano, uscì nuovamente dall’auto di scorta. Il capo-scorta doveva (e probabilmente ci provò) impedirglielo, perché poteva essere pericoloso.

Da qui nasce la difficoltà di scortare personalità con mezzi diversi dall’auto. Come si fa a garantire la sicurezza di una personalità sull’autobus? E, nel caso succeda qualcosa, come si fa a intervenire velocemente, anche solo per mettersi al sicuro?

È lo stesso motivo per cui era criticabile il comportamento di Ignazio Marino, allora Sindaco di Roma, che volle continuare a spostarsi in bicicletta, costringendo gli agenti della Polizia Locale a scortarlo anch’essi in bicicletta. Fino a che un bel giorno non sono caduti tutti insieme.

[didascalia fornitore=”Ansa”]Ignazio Marino in bicicletta con la scorta[/didascalia]

Risulta molto più complicato e perfino dispendioso tentare di proteggere una personalità in autobus o in bicicletta, piuttosto che dargli un’auto con due agenti che lo accompagni lì dove deve andare. Ma la campagna mediatica contro le scorte e le auto blu ha ormai talmente inculcato nell’opinione pubblica l’idea che queste siano inutilmente dispendiose che qualsiasi comportamento diverso sembra apprezzabile, anche quando non è così!

E i politici hanno trasformato il non utilizzo delle auto blu in uno strumento di propaganda elettorale, senza però mai proporre una seria riforma sull’assegnazione delle scorte. Più che criticare, infatti, l’uso della o delle auto blu da parte di chi ne ha diritto, sarebbe meglio vigilare su chi ottiene la scorta senza averne nessun bisogno. Il problema non è come usa la scorta e quante auto ha a disposizione chi necessita della protezione, ma chi ha la scorta senza che ve ne sia alcuna necessità. Questa, però, è un’altra storia…

Fabrizio Capecelatro

Fabrizio Capecelatro è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di politica e cronaca, con particolare riguardo a tematiche incentrate su criminalità organizzata e camorra. Su temi di attualità e di cronaca criminale ha scritto anche su Pourfemme.

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