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I giovani dicono sì all’educazione sessuale in classe: l’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti

Secondo la recente indagine condotta da IARD, i giovani sarebbero a favore dell’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole superiori: secondo gli adolescenti inoltre futuro è ancora più incerto, tra cambiamento climatico e una scuola da riformare.

Napoli, studenti del liceo – Nanopress.it

Secondo un recente sondaggio, 8 gli adolescenti su 10 sarebbero a favore dell’educazione sessuale nella scuola superiore: ma anche rispetto delle diversità, sostenibilità ed educazione dell’ambiente. Dalle classi ad assetti variabili alle visioni sul futuro che non è delle migliori. Il 52,4 % dei giovani intervistati non ha fiducia e teme l’incertezza. E ancora alle statistiche sui social più usati per informarsi. L’indagine sugli stili di vita degli adolescenti dell’IARD mette in risalto anche fattori come la soddisfazione del proprio aspetto fisico, i modelli a cui si fa oggi riferimento e i momenti di tristezza.

L’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti: sì all’equazione sessuale nelle scuole superiori

Sostenibilità, protezione dell’ambiente, educazione al rispetto delle diversità, prevenzione dei comportamenti a rischio, oltre all’educazione sessuale. Sono queste le materie che i giovani italiani si augurano di trovare nei prossimi anni nelle loro scuole, secondo un recente sondaggio condotta da IARD.

Da quanto emerso, salta all’occhio infatti una grande consapevolezza nelle tematiche di attualità, ma anche tanta preoccupazione. Spesso in effetti avere piena coscienza va a braccetto con il timore, e i giovani post Covid hanno più cognizione della difficoltà del mondo in questi anni. A partire dal clima, dall’ambiente, ma anche del ramo scolastico, che urge a detta dei ragazzi di cambiamenti volti a migliorare un sistema poco stimolante. 

La metà dei ragazzi intervistati infatti si preoccupa per un “futuro incerto”, come riportato in queste ore dall’Ansa, che ha citato l’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti condotta dal laboratorio adolescenza e dall’istituto di ricerca IARD, su un campione di quasi 10mila studenti tra i 13 e i 19 anni.

Sulla tanto discussa introduzione di materie di educazione sessuale, i giovani si sono detti d’accordo quasi all’unisono. L’80% è infatti a favore secondo le indagini dell’introduzione di una materia di educazione sessuale alle superiori. Temi raramente trattati nelle scuole italiane, che però devono adesso far fronte al periodo delicato anche da questo punto di vista.

I ragazzi ritengono, nella stragrande maggioranza (circa il 70%) che il Covid e la didattica a distanza abbiano influito in maniera negativa sull’apprendimento; poi c’è chi sostiene che la scuola oramai ritornata in presenza dovrebbe essere in grado di modernizzarsi proprio sfruttando quegli strumenti innovativi utilizzati durante il periodo di isolamento forza del 2020 e del 2021. Un po’ come quanto successo nel mondo del lavoro, con tantissimi dipendenti che hanno richiesto ai datori di lavoro di integrare lo smart working a sostegno di una condizione lavorativa migliore. 

Classi ad assetto variabile: un altro tema molto importante sul quale ancora una volta la maggior parte dei ragazzi si trova in accordo. Aule differenti dedicate a determinate discipline, così come gli insegnanti, per rendere gli orari più dinamici e stimolanti. Compagni di classe diversi di ora in ora, su un modello quasi universitario. Sono 9 su 10 gli studenti a favore dell’introduzione di alcune materie a scelta – sulla stessa scia delle precedenti possibili innovazioni – alle superiori. 

Secondo i giovani i momenti di tristezza sono aumentati

La visione del futuro, come già anticipato, non è delle migliori. Il 52,4 % dei giovani intervistati non ha fiducia e teme l’incertezza. I temi che spaventano, a sostegno della presa di coscienza su tematiche delicate, sono i disastri ambientali, il clima, per l’80%. Il 77% si è detto spaventato dalle guerre, mentre circa il 60% da malattie ed epidemie. 

Obiettivo dell’indagine era proprio quello della comprensione del futuro visto dagli occhi degli adolescenti, dopo gli anni di pandemia. Risultati in linea con il resto dei giovani, dopotutto, che siano essi teenager, universitari, o giovani lavoratori under 30.  

Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio adolescenza, ha spiegato però che le nubi non si sono diradate. Rimane dunque il pessimismo, il senso di tristezza – che nelle studentesse sfiora l’80% – che non può essere semplificato e riassunto come spesso accade con la dicitura di semplice “fenomeno normale dell’età”. Il 35% dei ragazzi del campione dicono che i momenti di tristezza sono aumentati, ma crescono anche i giovani che compiono atti di autolesionismo.

Liceo Scientifico Napoli – Nanopress.it

Per quanto riguarda l’aspetto fisico, in un momento della vita di cambiamenti cruciali come può essere l’adolescenza, i dati rimangono pressoché in linea con quanto emerso negli altri anni. Al 40% ancora i ragazzi che non sono soddisfatti del proprio corpo, mentre al 51% le ragazze. Non cambiano i numeri, almeno da queste indagini, ma cambiano sì i modelli. Se le passate generazioni si confrontavano più spesso con i coetanei, con gli amici, con gli altri ragazzi in generale, a influenzare sull’aspetto fisico oggi sarebbero per la maggior parte gli influencer, i social network, moda e spettacolo. I nuovi media insomma condizionano più del 70% dei giovanissimi.

Capitolo social. Anche qui nulla di nuovo; si confermano i trend di Youtube, Instagram e TikTok, ancora terzo nel nostro Paese dove il canale rosso prende il sopravvento. Twitch rimane in ascesa, ma è Facebook a calare vertiginosamente. Se le generazioni millennial erano nate muovendo i primi passi sui social network proprio con Facebook, adesso il social del gruppo Meta in Italia viene utilizzato appena da 1 teenager su 6. Cresce molto OnlyFans. Il 7% degli adolescenti ne fa uso, per il 12% in totale dei maschi. Nel 2020 invece la percentuale era sotto l’1%.

Il 73% dei giovani per informarsi usa Google, passando poi per Instagram e TikTok. Per quanto riguarda la messaggistica invece, il 98,8% utilizza Whatsapp, a differenza di altri Paesi occidentali che lo hanno ormai abbandonato per SnapChat. La Tv e i giornali online rimangono dietro il web, sul tema riguardante l’informazione e le fonti di apprendimenti: fanalino di coda i giornali e le riviste cartacee.

Antonio Meli

Classe 1993, laureato in comunicazione e lingue, e in giornalismo, tra Siena e Roma. Appassionato di cinema, musica, storia e spettacolo. Mi piace scrivere e criticare.

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