I malati di tumore si curano anche con le parole giuste. Il tumore è una delle patologie più difficili da affrontare perché i rischi connessi a questa malattia sono tanti. I malati hanno bisogno di cure efficaci per guarire, ma non solo. In casi come questi, infatti, è necessario anche un giusto approccio umano al problema e ciò riguarda soprattutto il rapporto fra il medico, il malato e la sua famiglia. Utilizzare le parole giuste è indispensabile, non solo sul piano morale, ma anche in termini di efficienza nel senso di aderenza alle cure da parte del paziente. Purtroppo, in tal senso, l’Italia sembra essere ancora tanto indietro.
Le parole con cui si curano i malati di cancro contano, soprattutto se si considera che questa patologia è in crescita. Vero è anche che, ormai, sono sempre di più anche coloro che riescono a sopravvivere a un tumore; si stima che circa due milioni di italiani lo abbiano fatto o convivano con questa malattia, grazie a farmaci sempre più efficaci. In altre parole, il cancro sta diventando sempre più una malattia cronica con cui è possibile convivere a lungo o guarire.
“Avere accesso alle migliori terapie disponibili è un passo fondamentale per curare con successo un tumore”, afferma Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro durante un convegno nazionale organizzato alla Camera dei Deputati in occasione dei due anni di attività della Fondazione. “Un esempio su tutti è quello l’immunoterapia, che stimola il sistema immunitario a combattere il cancro, che negli ultimi anni ha dato ottimi risultati in due forme di tumore metastatiche che prima erano insensibili ad ogni cura, il melanoma cutaneo e il tumore al polmone. Altrettanto indispensabile è però prendersi cura del benessere psicologico dei malati, che devono essere pienamente informati della loro condizione anche per poter prendere parte alle decisioni sulle terapie, come peraltro è previsto dalla legge sul consenso informato alle cure”. Il punto del problema sembra essere proprio questo: informare correttamente i pazienti (che già convivono con un problema serio) e farlo con le parole giuste. E questa è anche l’unica strada per favorire il successo delle terapie.
“I dati della letteratura internazionale – prosegue Cognetti -dimostrano che una comunicazione efficace aumenta la soddisfazione e l’adesione alle terapie del malato oncologico, aiuta a prevenirne il burn out (cioè il logorio psicofisico dei clinici) e a ridurre le controversie medico legali. È una vera e propria risorsa per il sistema sanitario in grado di garantire risparmi nel lungo periodo: in questo modo inoltre l’assistenza costerà meno”.
Stando a questi dati, dunque, sarebbe auspicabile una formazione del personale medico in tal senso, che è ancora quasi del tutto inesistente nel nostro Paese. Se gli oncologi diventassero più efficienti sul piano del dialogo con i malati e le famiglie, invece, si riuscirebbe a garantire una maggiore aderenza alla terapia da parte del paziente e, di conseguenza, meno spreco di denaro pubblico e maggiori possibilità di guarigione per il singolo.
Perché la lotta al cancro si fa anche così.
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