La Procura palestinese, dopo aver effettuato indagni approfondite, ha presentato un proiettile israeliano trovato nel corpo di Shireen Abu Akleh.
Shireen Abu Akleh colpita da 170 metri di distanza
Questa prova sarà trasmesse alla Corte penale internazionale dell’Aja. Un’indagine dell’Autorità Palestinese ha concluso che le forze israeliane hanno deliberatamente ucciso la giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh l’11 maggio scorso a Jenin (Cisgiordania).
Il procuratore generale palestinese, Akram al Jatib, ha presentato questo giovedì a Ramallah i risultati dei rapporti forensi e balistici sulla morte della giornalista: “È provato che non c’erano gruppi armati palestinesi nel luogo in cui si sono svolti gli eventi e che erano state dispiegate solo truppe israeliane”, ha affermato il procuratore generale.
Che ha anche riferito che un proiettile calibro 5 è stato trovato nel corpo di Shireen Abu Akleh, rinforzato con un tipo di acciaio usato dalla NATO, munizione usata solo da Israele in quella regione. Il procuratore generale palestinese ha anche affermato che il colpo che ha causato la morte della giornalista palestinese, è stato sparato da un soldato israeliano che si trovava a circa 170 metri dal luogo in cui è stata colpita.
L’Autorità Palestinese ha annunciato che non consegnerà il proiettile all’esame delle forze armate israeliane e che lo conegnerà alla Corte penale internazionale, che lo scorso anno ha aperto un’indagine sui crimini di guerra commessi in Palestina.
Il proiettile andrà alla Corte penale internazionale dell’Aja
Le indagini dell’ufficio del procuratore generale indicano che la morte di Abu Akleh è stata dovuta a un’azione armata deliberata contro i giornalisti. Il proiettile esaminato “aveva la capacità di penetrare (giubbotti antiproiettile) ed era del tipo usato dai cecchini”, secondo il rapporto balistico e forense, citato dall’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa.
L’indagine ufficiale palestinese sottolinea che Abu Akleh, era una giornalista veterana del conflitto in Medio Oriente, è stato colpita alla testa mentre cercava di mettersi al riparo all’inizio di uno scontro a fuoco. I colpi successivi hanno impedito ai suoi compagni di aiutarla.
L‘esercito israeliano invece sostiene che la giornalista di Al Jazeera è stato uccisa nel fuoco incrociato in uno scontro tra le sue truppe e i miliziani palestinesi. Un portavoce militare non ha escluso martedì che il colpo potesse provenire da un fucile israeliano, e ha quindi chiesto un’analisi balistica congiunta con i palestinesi per determinare l’origine del proiettile che ha posto fine alla vita dell’informatore.
L’Autorità Palestinese ha inviato il rapporto dell’autopsia ai rappresentanti diplomatici degli Stati Uniti, poiché anche Abu Akleh era di nazionalità americana. Secondo il ministro degli Affari civili, Hussein al-Sheikh, che si occupa dei rapporti con Israele, anche la famiglia della giornalista e il canale televisivo del Qatar per cui ha lavorato hanno ricevuto copia dell’esame forense.
Il ministro della Difesa israeliano, l’ex generale Benny Gantz, ha definito una “sfacciata bugia” i risultati dell’indagine palestinese, che accusa le truppe israeliane di aver sparato deliberatamente alla giornalista.