Sulla piattaforma digitale iamgenius.it tra luglio e settembre i pazienti italiani con tumori solidi o del sangue hanno potuto segnalare i problemi della loro vita quotidiana che si potrebbero semplificare con uno strumento digitale. Tra le varie richieste dei pazienti, una giuria tecno-scientifica ha selezionato quelli che meglio si prestano a essere tradotti in soluzioni digitali, in forma di app, portale, device, chatbot o software. Il tutto è servito per creare una sorta ‘mappa concettuale’ che possa aiutare i giovani programmatori e aspiranti startupper invitati a offrire risposte efficaci e originali alle richieste dei pazienti.
Chiedono soprattutto di essere ascoltati e di poter contare su un supporto psicologico, anche da remoto. Desidererebbero utilizzare il web per instaurare un dialogo più diretto continuo e aperto con l’oncologo. Vorrebbero delle chat dove potersi confrontare e condividere le esperienze. Si aspettano che le risorse digitali vengano utilizzate per semplificare gli spostamenti e la prenotazione di visite ed esami.
Sono alcuni delle indicazioni più ricorrenti tra gli oltre 800 suggerimenti dei pazienti oncologici raccolti nell’ambito del progetto promosso da Amgen in collaborazione con Ail (Associazione italiana contro le leucemie – linfomi e mieloma) ed Europa Donna, con il patrocinio di Fondazione Aiom (Associazione italiana oncologia medica), per umanizzare i percorsi di cura dando voce ai loro bisogni e mettendo a loro disposizione il talento e la creatività di giovani ‘digitali’.
Oggi, grazie ai progressi nella diagnosi e cura dei tumori, tante persone che convivono con un tumore affronta una condizione di cronicità e sono destinati a convivere a lungo con la malattia. Rendere più umano il percorso di cura diventa pertanto un aspetto cruciale, che coinvolge in primis pazienti e caregiver, insieme a comunità scientifica, industria e Istituzioni.
“L’esigenza più testimoniata dalle pazienti con tumore al seno – afferma Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia – è quella di una migliore comunicazione con il medico. C’è un grande bisogno di ascolto: le donne chiedono più tempo e attenzione per poter spiegare al medico la propria situazione ed esprimergli i propri dubbi e domande”.
“Nell’esperienza dei pazienti oncologici – afferma Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom – sentimenti come ansia, paura, rabbia possono impedire un’analisi adeguata della loro situazione e, quindi, un inizio di percorso di cura ‘consapevole’ e condiviso ottenere ascolto significa quindi ridurre i propri livelli di ansia e avere la possibilità per una migliore comprensione del percorso di cura e una maggiore adesione al trattamento. Il ruolo del medico è assicurare una comunicazione chiara, alimentare la speranza ma soprattutto far percepire al paziente di essere sempre al suo fianco”.
“iAmgenius – afferma André Dahinden, presidente e amministratore delegato Amgen Italia – è un programma innovativo che ci ha consentito di coinvolgere in modo attivo gli attori del sistema salute, in primis i pazienti, ma anche pubblici diversi, portatori di prospettive e soluzioni nuove per migliorare la qualità di vita delle persone affette da patologie oncologiche. Vogliamo portare l’innovazione biotecnologica tra le principali aree terapeutiche, abbracciando le più recenti trasformazioni tecnologiche, integrando scienza e umanesimo digitale a beneficio dei pazienti.
“Ognuno di noi, nel ruolo di medico, politico o azienda farmaceutica – afferma Paola Binetti, senatrice dell’Unione di Centro – può contribuire a umanizzare la medicina ma la politica deve comprendere che il tema dell’umanizzazione coinvolge anche quello delle risorse. Perché quando diminuiscono le risorse sono penalizzate proprio le persone che hanno bisogno di essere seguite ben oltre il tempo della terapia come i pazienti cronici o con disabilità un modo in cui la politica davvero può contribuire all’umanizzazione delle cure è l’investimento in termini di ricerca scientifica che assicura la migliore cura complessiva del paziente”.
“Di solito siamo noi ematologi e gli infermieri il tramite dei bisogni dei pazienti e spesso comprendiamo le necessità e cerchiamo di risolverle – afferma Sergio Amadori, presidente Ail e professore onorario di Ematologia dell’Università di Roma Tor Vergata – nel caso di iAmgenius, invece, un canale specifico, quello digitale, ha dato voce ai pazienti e ai loro familiari in modo diretto permettendo ad Ail di avere un riscontro ancora più realistico di questi bisogni perché sono i malati stessi che raccontano il loro vissuto e propongono soluzioni per migliorare o risolvere le loro problematiche”.
In collaborazione con AdnKronos
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