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I Pink Floyd si sciolgono (di nuovo). Ad annunciarlo è David Gilmour: ‘Sarebbe falso tornare indietro‘, spiega la star in un’intervista al magazine Classic Rock, in cui il cantante e chitarrista spiega che dopo mezzo secolo insieme, la band ha fatto il suo corso e non ci sono piani per riunirsi. A meno di cambiamenti di idea, quindi, The Endless River, il primo album (quindicesimo in totale) da ventuno anni a questa parte dopo The Division Bell del 1994, sarà l’ultimo. Va detto che una speranza per i fan c’è, visto che già nel 2006 Gilmour, in un’intervista concessa a Repubblica, aveva detto cose simili – e si sa meno di dieci anni dopo com’è andata.
I Pink Floyd si sono sciolti? La risposta è sì, almeno a leggere l’intervista di David Gilmour nella quale il nostro afferma di aver chiuso con la band. Il cantante e chitarrista spiega di aver passato degli anni felici con i Pink Floyd, soprattutto quelli degli inizi con Roger Waters, ma spiega che la band ha fatto il suo corso ed è finita, perché ‘sarebbe falso tornare indietro e rifare tutto da capo‘.
Nella cover story di Classic Rock, Gilmour aggiunge che suonare senza Rick Wright, morto nel 2008, sarebbe ‘assolutamente sbagliato‘ (evidentemente non era sbagliato nel 2014 per The Endless River – che in realtà è stato fatto usando usando del vecchio materiale di Wright – e non è chiaro cosa non abbia impedito a Gilmour di suonare per anni senza Syd Barrett, che lasciò la band nel 1968: per la cronaca, l’ultima esibizione live del gruppo risale al Live 8 del 2005).
Detto questo, Gilmour spiega che almeno lui non vuole tornare a suonare per stadi e arene sotto il marchio Pink Floyd, che si sente bene con la sua carriera da solista (il suo Rattle That Lock uscirà il 18 settembre) e che è consapevole che ci sono persone che vogliono andare a vedere e sentire quella leggenda che sono stati i Pink Floyd… ‘ma non è una mia responsabilità: per me il nome del gruppo sono solo due parole che uniscono il lavoro che quattro persone hanno fatto insieme, è il nome di un gruppo pop e non mi serve‘.
Evidentemente Gilmour (a breve in tour in Italia) dimentica le numerose battaglie legali – per la proprietà di quello che definisce il nome di un gruppo pop che non gli serve – con(tro) Roger Waters, in seguito alle quali il nome Pink Floyd era rimasto a lui, Wright e Nick Mason. Per i fan dei Pink Floyd rimane comunque una speranza: che le numerose dichiarazioni della ‘morte’ del gruppo siano false come quelle che si accavallano dal 1996 in poi, quando il chitarrista disse a Repubblica: ‘Penso di averne avuto abbastanza. Ho 60 anni. Non voglio più lavorare tanto. È un’importante parte della mia memoria, ho avuto enormi soddisfazioni, ma adesso basta. È molto più confortevole lavorare per conto mio‘. Da allora, qua e là, i Pink Floyd sono rispuntati… che vada così anche questa volta?