I magistrati che si sono occupati della cattura di Matteo Messina Denaro interrogheranno il boss nel carcere dell’Aquila, dove è detenuto.
I magistrati che hanno coordinato la cattura di Matteo Messina Denaro si stanno recando all’Aquila, nel penitenziario nel quale è attualmente detenuto l’ex superlatitante. Non si conoscono ancora le ragioni perr le quali i due pm, Paolo Guido e Maurizio De Lucia, abbiano deciso di raggiungere il capomafia che, certamente, sarà sottoposto a un interrogatorio nel carcere in cui è attualmente detenuto al 41-bis e in cui è curato per il tumore al colon di cui è affetto.
I due pm che si sono occupati della cattura del boss latitante, Matteo Messina Denaro, si stanno recando a L’Aquila al fine di interrogare il boss che, per trent’anni, non aveva lasciato traccia di sé.
Diverse settimane fa è stato arrestato Giovanni Luppino, l’autista del capomafia che accompagnò l’uomo all’ospedale il giorno 16 gennaio, precisamente alla clinica La Maddalena di Palermo.
L’interrogatorio sarà svolto in una stanza vicina a quella in cui Messina Denaro è attualmente detenuto, sotto il regime carcerario del 41-bis. La camera è utilizzata al fine di sottoporre il boss alle cure per il colon al retto di cui soffre.
Gli inquirenti hanno interrogato l’autista, al fine di ottenere dettagli e informazioni, per aggiungere ulteriori tasselli alle indagini che vanno avanti da un mese e mediante le quali si cerca di ricostruire le vicende legate alla latitanza del boss di Castelvetrano.
Luppino avrebbe dichiarato di non aver mai saputo chi fosse, in realtà, Francesco Bonafede, il paziente malato di tumore che gli era stato presentato dal geometra Andrea Bonafede. Inoltre, i presunti “pizzini” ritrovati in suo possesso, secondo quanto da lui stesso dichiarato, non erano altro che appunti e numeri telefonici collegabili alla sua attività agricola.
Sul coltello a serramanico, ritrovato in possesso del suo assistito, l’avvocato Giuseppe Ferro ha chiesto che venga effettuato un incidente probatorio.
Come lui stesso ha sottolineato, si tratterebbe di “un coltello senza punta“, secondo quanto dichiarato a Fanpage.it che, normalmente, l’uomo usava per i suoi lavori in campagna.
Pertanto, il legale sottolinea che non si tratta di “un’arma usata per difesa o per l’offesa”, caratteristica, invece, che era emersa dall’ordinanza per la custodia cautelare.
L’esame specifico, richiesto dall’avvocato, dunque, servire per accettarsi se sulla lama sono presenti “tracce di terra”. Oltre all’autista, nelle ultime settimane è stato anche arrestato il medico del boss, Alfonso Tumbarello, accusato di aver prescritto medicinali e visite specialistiche al capomafia, utilizzando un prestanome.
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