Venerdì 9 settembre i ministri dei vari paesi UE responsabili della politica energetica nazionale si incontreranno a Bruxelles per definire una strategia comunitaria che freni la corsa al rialzo del prezzo del gas.
Le misure al vaglio sono diverse e impattano in modo mutevole sulle economie dei vari stati membri. In ogni caso un’azione che calmieri il prezzo dell’energia è ormai improcrastinabile per i governi UE: ecco gli scenari contemplati.
Il primo scenario riguarda un intervento sul funzionamento del TTF, il mercato di Amsterdam dove viene fissato il prezzo dell’energia a livello europeo. Il Consiglio Europeo vorrebbe che le transazioni olandesi fossero supervisionate dall’ESMA, l’Autorità europea degli strumenti finanziari ed economici, al fine di prevenire possibili eventi speculativi. Si vorrebbero anche rivedere gli indici utilizzati dalla borsa finanziaria per tentare di renderli più rappresentativi delle diverse condizioni dei vari stati membri.
Altra proposta è quella del price cap, il tetto al prezzo del gas, da intendersi in una duplice possibile veste: come tetto massimo al prezzo di acquisto, istituendo una soglia di pagamento oltre la quale i compratori europei non sarebbero disposti ad andare; oppure formalizzando un unico compratore collettivo UE che si arroghi la gestione della compravendita degli idrocarburi con Mosca per poi redistribuire l’energia con prezzo calmierato ai vari Paesi a seconda delle necessità specifiche.
Altro scenario prevederebbe di fissare ad un prezzo più basso l’energia prodotta tramite fonti diverse dall’idrocarburo aeriforme moscovita; a ciò si accompagnerebbe una maggiorazione delle imposte sulle aziende che commerciano il gas in UE per ridistribuire gli utili extra da queste accumulato verso i consumatori più fragili (la cosiddetta tassa sugli extra-profitti).
Altra ipotesi è il disaccoppiamento, ossia si vorrebbe disancorare il prezzo dell’elettricità da quello del gas. Oggi il costo della prima segue l’andamento del secondo: i ministri UE stanno pensando di scindere questi due prezzi fissando con altre procedure il valore di mercato dell’energia elettrica.
Oppure il Consiglio UE potrebbe attingere fondi, come chiesto dagli stati Est europei, dalle quote di riserva di stabilità del mercato delle emissioni ETS, il sistema di scambio di quote inquinanti in vigore tra i Paesi UE per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive sui vari territori del continente.
Naturalmente tutti questi possibili dispositivi richiedono una forte coordinazione tra le capitali europee, alle quali sarà inevitabilmente richiesto di preparare, qualora necessità lo imponesse, dei piani nazionali per gestire una prospettabile decurtazione delle forniture da parte di Mosca.
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