Il Ponte sullo Stretto si farà. Matteo Salvini ha promesso la prima Pietro nel 2024: i pro e i contro della realizzazione.
I cantieri dovrebbero aprire nel 2024, o almeno è questa la volontà di Matteo Salvini e della maggioranza. Il leader della Lega promette la prima pietra entro l’anno prossimo, mentre diventa legge il provvedimento sul Ponte sullo Stretto: i pro e i contro della realizzazione “rinascimentale”.
Su questa pietra costruirò il ponte. Matteo Salvini, che durante la sua campagna elettorale oltre all’annullamento del canone Rai aveva aizzato le folle con le promesse sul Ponte ancora prima di prendere posto a Villa Patrizi, dopo l’approvazione del Senato dello scorso 24 maggio alla conversione in legge del decreto Ponte, aveva affermato con grande fierezza di volere aprire i canteri già dall’anno prossimo.
In attesa ovviamente dei finanziamenti, per i quali si dovrà attendere la prossima legge di bilancio. Un Ponte sullo stretto progettato con lo schema del ponte sospeso, costituito come si legge sul sito governativo del Ministero delle Infrastrutture da 8.000 elaborati progettuali. Una lunghezza di 3.300 metri, per una larghezza di 60,4. L’altezza torri sarà di 399 metri, mentre quella del canale navigabile di 65. Insomma, rinascimento a parte – per citare le analogie di Salvini, fatte tra l’architettura di Michelangelo e le opere che questo governo si appresta a realizzare – il Ponte diventato ancora una volta cavallo di battaglia del leader del Carroccio avrà dei benefici e degli svantaggi, come tutte le cose.
Dalle promesse di berlusconiana memoria, riportate in campagna dal Capitano, alla realizzazione infatti non sarà proprio una passeggiata. Intanto la società “Stretto di Messina” è rinata, dopo la liquidazione del governo Monti. I soci per la realizzazione, oltre al Mef che rappresenterà il 50%, saranno per la parte infrastrutturale RFI, Anas, e le Regioni Calabria e Sicilia. Ma andiamo a vedere i pro e i contro della costruzione del Ponte sullo Stretto.
Corrado Chiominto dell’Ansa, intervenuto sull’argomento, ha posto l’accento sul dossier arrivato in questi giorni da parte di diverse associazioni sulle eventuali problematiche legate alla realizzazione. Il governo, che ha risposto alle critiche in maniera piuttosto sbrigativa, dovrà fare i conti anche con diverse polemiche. A partire dal dato sulla campata unica.
E’ la soluzione migliore? Lo studio condotto al riguardo, del 1986, in effetti conferma. Mentre le Ong fanno notare le criticità, come quelle legate alle navi cargo che sarebbero più alte di 65 metri e dovrebbero poi circumnavigare la Sicilia per arrivare a Gioia Tauro.
Ma anche il rischio sismico e i forti venti. Il ministero sul tema dice che le raffiche non sono un problema, ne per le auto ne per i treni. Il Ponte inoltre sempre secondo il ministero sarà a prova di terremoto, e in grado di resistere fino al 7.1 della scala Richter.
Il nodo maggiore rimane il prezzo. Nel 2003 infatti il costo per l’intera realizzazione sarebbe stato di 3,9 miliardi. Il costo stiamo per oggi invece si aggirerebbe sui 14 miliardi – comprensivo di tutte le opere che comprendono il ponte. Le Ong chiamano intanto a una nuova gara, perché l’adeguamento non dovrebbe superare i 9 miliardi.
Il governo punta il focus sul “costerebbe più non farlo che farlo”, a questo punto. In effetti la mancata realizzazione porterebbe grosse penali.
Dal punto di vista logistico, l’impattino sull’economia della Sicilia sarà positivo verosimilmente, visto che l’Isola verrà collegata al Continente. Anche durante la costruzione l’impatto sarà positivo, per la grandissima occupazione dei lavoratori. Il governo ha calcolato inoltre sul piano ambientale come l’anidride carbonica sarebbe abbattuta di oltre il 94% facendo circolare le auto anziché i traghetti per lo Stretto.
Gli ambientalisti invece continuano dubbiosi sull’argomento. I pareri sono discordanti anche sul punto di vista del paesaggio. La Sicilia e la Calabria potrebbero giovare di diverse costruzioni nei pressi del Ponte, visto che questo andrebbe a collocarsi nel punto più vicino delle due coste – escludendo le città più importanti -. Tradotto, una potenziale boccata d’ossigeno per le tante strade disastrate della provincia di Messina. Con le strade delle città minori costiere che potrebbero subire grandi miglioramenti.
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