Le proposte delle opposizioni sul salario minimo, dopo l’intesa trovata e le “prove di unità” degli scorsi giorni.
Prove di unità tra le opposizioni. Ad eccezione di Italia Viva infatti i partiti d’opposizione hanno trovato l’accordo sul salario minimo dopo mesi di contrasti. Forse, per potersi vantare di aver trovato da soli la magica ricetta infatti, Cinque Stelle, Pd, Azione, non erano mai riusciti a giungere a un compromesso. Trovato, per magia, nelle scorse ore. Il progetto è stato sottoscritto e presto potrà essere protocollato negli uffici parlamentari: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Un progetto comune, ampio, che coinvolga tutti – o quasi – i partiti di opposizione. Era il progetto di Elly Schelin, aspramente criticata spesso ingiustamente di recente e accusata di sconfitte come quelle regionali o amministrative, che ha invece portato alla chiusura di un accordo importantissimo tra le opposizioni. La segretaria del Pd ha premuto molto per l’unita di intenti tra tutti i gruppi, che a eccezione di Italia Viva si sono accordati sui dettagli del salario minimo. Movimento Cinque Stelle, Azione, Avs, +Europa e ovviamente PD hanno dunque in queste ore sottoscritto un progetto che potrà essere protocollato negli uffici parlamentari nell’immediato futuro.
Un progetto che ha già ricevuto aperture al confronto da parte delle aziende, con Confindustria che ha fatto sapere di non avere alcun problema a discuterne. Carlo Bonomi, presidente dell’associazione, ha chiarito che i contratti dalle qualifiche più basse partono già da 9 euro lordi. Un segnale, afferma Bonomi, che le contrattazioni tra i sindacati sono virtuose e che portano a benefici sia delle imprese che dei lavoratori.
Una proposta mirata alla salvaguardia delle fasce di lavoratori più deboli, quella della soglia minima inderogabile a 9 euro allora, ideata per tutelare il mondo del lavoro più fragile nelle questioni contrattuali e che deficitano di organizzazioni sindacali competenti.
La nota che porta la firma di Schlein, Conte, Fratoianni, Richetti, Bonelli e Magi annuncia la volontà di un disegno di legge per la Camera valida non solo per i subordinati ma per i lavoratori autonomi. Priorità adeguare i contratti attuali alle nuove regole, ma anche con le attuali problematiche economiche del Paese. La necessita, si legge nella nota, è quella di adeguare le retribuzioni per tutelare le condizioni lavorative di povertà colpite dall’inflazione. Un elemento, si legge, “qualificante dei nostri programmi elettorali”.
Non si accoda Renzi, che ha invece preferito non firmare insieme agli altri partiti. In una nota il leader di Italia Viva ha affermato che essere all’opposizione non vuol dire necessariamente “essere in una coalizione alternativa”. Una puntualizzazione sull’ovvio, quella dell’ex premier, con il suo gruppo che aveva presentato già un testo diverso alle elezioni e dunque coerentemente con il suo mandato elettorale proporrà emendamenti al testo per poi votare a favore dei punti che invece ritiene validi. Una astinenza che per molti ha significato una nuova rottura con Calenda, mentre il centrosinistra prova timidamente a rafforzare l’intesa.
Se dalla maggioranza si dicono scettici su una possibile trasformazione della proposta in legge, il primo firmatario Giuseppe Conte invece lancia un guanto di sfida – l’ennesimo – al governo Meloni: “Ci sono tutte le premesse adesso per lavorare in Parlamento e cercare di coinvolgere anche le forze di maggioranza perché questa non è una questione ideologica“.
Sono 7 in totali i punti della proposta di legge che verrà presentata alle Camere dall’opposizione nei prossimi mesi.
Il primo riguarda i contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali. Nel testo si legge che ad ogni lavoratore, di ogni settore economico, venga riconosciuto un trattamento economico che nel complesso non sia inferiore a quanto previsto dai contratti stipulati dai datori di lavoro in accordo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, con l’esclusione ovviamente dei trattamenti di miglior favore.
Secondo punto che inquadra la garanzia di una giusta retribuzione e la quota minima su cui si è con fatica trovata un’intesa. Una retribuzione minima che dovrà essere introdotta tramite la soglia dei 9 euro all’ora minima a inderogabile, a tutela dei settori adesso più fragili e dei poveri che hanno grandi difficoltà nel mondo del lavoro, soprattutto dove il potere delle organizzazioni sindacali è inferiore rispetto ad altre fasce di lavoratori.
Nel terzo punto si fa riferimento alla soglia minima da introdurre per tutte le categoria di lavoratori. Non solo per quelli subordinati, che come ha informato Confindustria già spesso ricevono una soglia minima superiore ai 9 euro all’ora, ma anche quelli che riguardano la parasubordinazione, così come i lavoratori autonomi, spesso poco rappresentati dalle associazioni sindacali.
Al quarto punto invece arriva la questione della Commissione. Una Commissione che dovrebbe essere istituita da alcuni rappresentati istituzionali, con le parti sociali e dei sindacati che si dovranno dividere la rappresentazione. Il compito ultimo è quello poi più importante di regolamentare periodicamente il trattamento economico orario, adeguarlo al corso dei tempi e al periodo economico che vive il Paese.
Breve il quinto punto del testo, dove si punta a disciplinare e garantire l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un compenso economico che sia dignitoso.
Al sesto punto si fa riferimento invece alla legge per l’ultrattività per i contratti di lavoro scaduti e disdettati. Una clausola, quella dell’ultrattività, che andrebbe a costituire uno strumento tramite il quale i lavoratori andrebbero a concordare il perdurare della vigenza del contratto di lavoro, aziendale o di un CCNL, anche per il periodo successivo alla scadenza, fino alla stipula di un nuovo accordo.
Settimo e ultimo punto quello sul periodo di tempo messo a disposizione per l’adeguamento da parte dei datori di lavoro. Un periodo che servirà ad adeguare i contratti alle nuove regole di beneficio economico per sostenere i datori di lavoro per i quali l’adeguamento risulterà più oneroso.
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