Ci siamo, la controffensiva ucraina sta entrando nel vivo anche nei territori che la Russia ha annesso a forza di referendum farsa. Il terrore di Mosca non sta scoraggiando le truppe di Volodymyr Zelensky che sanno di dover sfruttare il momento di fragilità degli schieramenti del Cremlino e stanno recuperando diversi territori chiave. La scorsa notte hanno cercato riconquistare anche la centrale di Zaporizhzhia, ma l’assalto non è andato a buon fine.
La guerra si gioca su diversi fronti, ma quello militare di certo non può passare in secondo piano nel conflitto tra Russia e Ucraina. Nelle ultime ore, si parla sempre di più degli assalti di Vladimir Putin sulle infrastrutture civili, di missili e droni che piovono dal cielo, interrompendo le linee elettriche e rendendo sempre più gelido l’autunno ucraino. Poi, però, a sud, c’è una controffensiva che è sempre più nel vivo e sta sfruttando gli aiuti europei, statunitensi, occidentali. Questa notte gli ‘invasi’ hanno tentato di riconquistare anche la centrale di Zaporizhzhia, secondo quanto hanno riferito i filorussi, ma non ci sono riusciti.
Il tentativo ucraino, andato a vuoto, di riconquistare la centrale di Zaporizhzhia
E arrivò il giorno, anzi la notte. Le forze ucraine hanno tentato di riportare sotto il loro controllo la centrale di Zaporizhzhia, ma non ce l’hanno fatta. È quanto ha scritto questa mattina l’agenzia “RIA Novosti”, basandosi sulle dichiarazioni di Vladimir Rogov. Si tratta di uno dei leader filorussi che Putin ha insediato nella zona dopo averla occupata, da mesi, e poi annessa.
Rogov, in particolare, ha affermato: “Ieri sera un folto gruppo di battelli da sbarco, gremito di militanti delle forze operative speciali, ha lasciato la regione meridionale della città di Zaporizhzhia e altre zone. Il tentativo di atterraggio è stato respinto“.
Il tentativo di sbarco, e quindi di assalto, sarebbe stato effettuato da circa trenta imbarcazioni, ma la situazione per i filorussi è sempre stata sotto controllo, tanto che non hanno avviato alcun piano per evacuare la zona di Enerhodar. C’è da sottolineare che comunque non ci sono prove che possano avvalorare quanto affermato da Rogov e non ne ha pubblicate neanche RIA Novosti. Il condizionale, quindi, deve essere d’obbligo se si parla di controffensive nella zona, particolarmente delicata per il rischio nucleare che comporta e le strategie di guerra.
La situazione alla centrale di Zaporizhzhia resta particolarmente rischiosa
Le forze russe sono riuscite a controllare la centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, fin dai primi giorni del conflitto iniziato il 24 febbraio e da allora l’escalation di guerra ha allertato l’intera comunità internazionale, a causa di un possibile incidente nucleare che – potenzialmente – avrebbe potuto interessare tutto l’Est europeo, fino alle porte della Germania.
Inoltre, la centrale conferisce elettricità a una buona fetta dell’Ucraina, e infatti la chiusura dei reattori sta causando ulteriori problemi alla popolazione, soprattutto potrebbe creare grossi disagi in vista dell’inverno. Nelle ultime ore, la linea elettrica è stata nuovamente disattivata e poi riattivata, ma l’AIEA continua a spingere per demilitarizzare la centrale e crearvi attorno una zona protetta.
Dopo la terza disconnessione in dieci giorni, infatti, è notizia di oggi che è stata ripristinata la connessione anche all’ultima linea elettrica, ma il direttore generale della Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha comunque nuovamente messo in allerta il mondo su quanti rischi si stiano correndo continuando a perseguire attacchi nella zona.
In un comunicato ha sottolineato, infatti: “Le ripetute interruzioni dimostrano quanto sia precaria la situazione della sicurezza nucleare nella più grande centrale nucleare europea durante l’attuale conflitto militare in Ucraina”. Ed è tornato a ribadire l’assoluta importanza di una zona protetta: “C’è la necessità di istituire una zona di protezione per la sicurezza nucleare intorno all’impianto, a seguito dei frequenti bombardamenti che hanno interessato la centrale o le sue vicinanze negli ultimi mesi”.
In molte occasioni, infatti, russi e ucraini si sono addossati le colpe a vicenda dei continui attacchi militari nella regione, assolutamente irresponsabili visti i rischi nucleari che sottendono e che si sommano alle minacce russe di un’escalation atomica della guerra, per cui Kiev ha già cercato di prendere contromisure parziali, dotandosi di pillole allo iodio.
Inoltre, la missione AIEA istituita d’urgenza, e con il favore sia russo che ucraino, ha decretato la presenza di diverse armi nella centrale che probabilmente è stata utilizzata come una sorta di fortino militare dalle forze di Putin. La posizione geografica non aiuta, perché si trova in una regione essenziale per le truppe, da cui è facile sferrare missili o riorganizzare le truppe. Poi, fa parte anche di una delle regioni che il leader del Cremlino ha annesso con il referendum farsa.
Insomma, la tensione resta alta e i rischi restano alti anche sotto il profilo umanitario. Infatti, secondo quanto ha riferito l’operatore ucraino Energoatom all’Afp, circa cinquanta dipendenti della centrale elettrica di Zaporizhzhia sarebbero prigionieri dei russi. Anche l’AIEA aveva allarmato sulle condizioni in cui i lavoratori erano costretti a lavorare: ritmi incessanti che, tra le altre cose, aumentano il rischio di errore umano che avrebbe conseguenze disastrose sotto il profilo nucleare. Diverse testimonianze nelle settimane passate hanno parlato, inoltre, di torture e tentativi di manipolazioni sul personale ucraino occupato nella centrale da parte dei leader russi che lo controllano. Anche questa, insomma, è una situazione che Zelensky e la comunità internazionale vogliono risolvere al più presto.
Intanto, la strategia russa non ha alcuna intenzione di cambiare. Nelle ultime ore, un terzo delle centrali elettriche ucraine è andata fuori uso a causa dei raid delle forze di Putin. Il rischio nucleare sembra essere all’ultimo posto nelle priorità di cui tener conto per gli ‘invasori’. Messo spalle al muro dalla controffensiva ucraina, o quasi, l’ex funzionario del KGB sta cercando di mettere in difficoltà Zelensky rivalendosi sui civili e creando difficoltà nelle principali città ucraine. La sua macchina del terrore, però, non sembra avere gli effetti desiderati. Anzi, la risposta compatta degli alleati europei e degli Stati Uniti ha fornito agli invasi altre armi essenziali per vincere la guerra, tra cui quelle cruciali per la difesa aerea. E vedremo se basterà.