Quelli che sono considerati i più grandi eventi della storia, sono andati ad incidere anche nelle vite di tutti noi.
Infatti il 61% degli italiani ha paura che tra non molto possa scoppiare il terzo conflitto mondiale, il 59% ha paura della possibilità di un utilizzo della bomba atomica mentre il 58% teme che anche l’Italia presto possa fare il suo ingresso in guerra.
L’Italia entra quindi all’interno del ciclo post populismo.
In base a ciò che afferma il Censis, a far paura non sono soltanto le vulnerabilità economiche, sociali e strutturali, ma anche gli effetti deleteri di ben 4 crisi che ormai si susseguono nel corso degli ultimi tre anni.
A partire dalla pandemia alla guerra che sta martoriando parte del nostro pianeta fino all’inflazione e al costante aumento del prezzo dell’energia elettrica.
La paura di essere esposti ai rischi globali risulta essere non più sotto controllo. In questo quadro che ormai è fortemente cambiato, si nota una domanda di prospettive di benessere che non risultano più essere liquidate come populiste.
Infatti la maggior parte degli italiani è estremamente convinto che l’aumento dell’inflazione durerà ancora per molto tempo, mentre il 76,4% crede che si potrà contare anche su alcuni momenti significativi per quanto riguarda le entrate familiari.
Circa il 70% ha paura che il tenore di vita si abbasserà ancora di più, mentre, il 64,4%, sta utilizzando tutti i risparmi accumulati nel corso degli anni per cercare di far fronte all’inflazione.
In quest’ottica è possibile quindi notare che aumenta la rivalsa verso i privilegi che oggi come oggi vengono considerati come odiosi.
Infatti, per l’87,8%, risulta essere insopportabile la differenza del guadagno da dipendenti ai dirigenti mentre per l‘86,6% è impensabile la buonuscita dei vari manager.
Invece, per l‘84,1%, i giganti del web pagano trasse troppo esigue mentre per l’81,5%, gli influencer guadagnano troppo facilmente.
Per il 78,7% risulta essere per nulla facile mandare giù il fatto che durante le feste dei vip ci sono degli enormi sprechi mentre, il 73,5% crede che questi facciano un uso eccessivo di jet privati.
Durante le elezioni appena passate, il primo partito è stato proprio quello di non votanti formato da schede bianche, astenuti e schede nulle.
E’ stato questo un vero e proprio record che ha formato una cicatrice nella Repubblica Italiana.
Infatti, il 39% degli eventi diritti, una cifra che si aggira intorno ai 18 milioni di persone, si è astenuto al voto.
Sono 12 le province in cui la percentuale di non votanti è andata oltre il 50%.
Un dato alquanto preoccupante se si pensa che tra le elezioni politiche del 2006 a quelle del 2022, coloro che rientrano nella categoria di non votanti sono totalmente raddoppiati.
Attualmente gli italiani, ossia il 66,5%, si sente insicuro.
Numerosi sono i rischi che provocano tale sentimento, proprio come ha scritto il Censis all’interno del suo 56º rapporto.
Il 46,2% teme per l’ennesimo conflitto mondiale, il 45% ha paura della crisi economica mentre il 37,7% teme per la nascita di altri virus letali o nuove minacce biologiche.
Il 26,6% trema a causa dell’instabilità dei mercati internazionali, il 24,5% ha paura di eventi atmosferici catastrofici mentre il 9,4% ha paura della presenza di probabili attacchi informatici su una scala molto vasta.
Gli italiani sono quindi stanchi e non più disposti a fare sacrifici.
Infatti, l’83,2% ha scelto di mettere in pratica tutte le indicazioni degli influencer mentre l’81,5% sceglie di vestirsi seguendo i canoni della moda.
Il 70,5% ha iniziato ad acquistare prodotti di prestigio mentre il 63,5% cerca in ogni modo di sembrare più giovane.
Inoltre, il 36,4% ha scelto di non sacrificarsi più sul lavoro evitando quindi di cercare in ogni modo di far carriera e guadagnare di più.
Insomma, otto italiani su dieci sono convinti di non essere più intenzionati nel fare sacrifici per cambiare le cose.
Ma cos’è che è al vertice dell’insicurezza? Per il 53% degli italiani il rischio più alto è quello di non essere autosufficienti, per il 51,7% la paura è quella di restare vittima di incidenti, mentre per il 47,7% l’insicurezza sta nel fatto di non riuscire più a contare sul reddito nell’età pensionistica.
E’ del 47,6% la paura degli italiani di perdere il lavoro mentre, il 43,3%, ha paura di cadere in incidenti o infortuni sul lavoro.
Il 42,1%, teme che debba pagare autonomamente le prestazioni sanitarie impreviste.
Nonostante ciò, nel corso degli ultimi dieci anni, i reati che in Italia sono stati denunciati solo diminuiti del 25,4%.
Tenendo in riferimento le statistiche, possiamo affermare che il nostro Paese è il più sicuro di sempre.
Dal 2012 al 2021 abbiamo visto una grande diminuzione dei crimini più efferati, come anche degli omicidi volontari.
Difatti nel 2012 ci sono stati 528 crimini di questo genere, mentre nel 2021 soltanto 328.
Oltretutto nel corso di 10 anni abbiamo visto in forte diminuzione anche i principali fenomeni di criminalità, come i furti nelle abitazioni ma anche i furti di autoveicoli.
Sono solo alcuni i reati che negli ultimi anni sono aumentati, ossia le violenze sessuali, le estorsioni e le truffe informatiche.
Nonostante l’Italia sia un Paese più sicuro rispetto ad altri, c’è una fetta di popolazione che si ritrova a vivere in una fragilità maggiore.
Basti pensare che più 1,9 milioni di cittadini italiani vivono in una condizione di povertà.
Di questo numero, abbiamo una percentuale del 44,1% che risiede nel Mezzogiorno. Nelle regioni del sud ci sono tanti giovani tra i 18 e 24 anni che hanno lasciato precocemente il sistema di istruzione.
La media Europea della dispersione scolastica è del 9,7%, mentre nelle regioni meridionali d’Italia questa percentuale sale al 16,6%.
Il nostro Paese porta anche un primato nell’Unione Europea, che non è esattamente un vanto: abbiamo meno giovani che studiano o lavorano.
I giovani che non studiano oppure lavorano in Italia sono il 23,1%, molto di più rispetto alla media Europea del 13, 1%.
Inoltre nelle regioni del Mezzogiorno la percentuale sale al 32,2%.
Negli ultimi 5 anni c’è stata anche una grandissima diminuzione di studenti.
Non solo nelle scuole obbligatorie, ma anche nelle università. Gli studenti, da 8,6 milioni degli anni scorsi, sono passati ad 8,2 milioni.
L’incidenza è stata notata soprattutto all’interno della scuola dell’infanzia e nelle scuole elementari.
Inoltre lo stesso problema è presente anche nelle università, in cui vi sono state molto meno iscrizioni.
Basti pensare che soltanto nell’anno accademico 2021-2022 il numero di immatricolazioni è calato del 2,8% rispetto all’anno precedente.
Stando alle diverse previsioni effettuate, in futuro la situazione potrebbe aggravarsi maggiormente.
Probabilmente arrivando al 2032, ci sarà un forte decremento e si arriverà a vedere istituti scolastici sempre più vuoti.
Tutte le percentuali che abbiamo riportato nei paragrafi precedenti, vanno a gravare anche sulla sanità in cui mancano medici ed infermieri.
Sono sempre più i medici che si avvicinano all’età del pensionamento è sempre meno gli studenti che sono pronti ad intraprendere questo nuovo percorso.
Oltretutto arrivano ulteriori problematiche dovute a caro bollette, per il quale molte più aziende fanno difficoltà ad andare avanti e fronteggiare tutte le spese che si presentano.
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