I soldi fanno la felicità, lo dice la scienza: una recente indagine, che si aggiunge ad una serie di studi che risalgono agli ultimi anni, condotta da un team di ricercatori di Harvard lo ha dimostrato. Ma attenzione: il concetto è molto più ampio di quello che sembra.
I soldi fanno la felicità: questo è ciò che afferma la scienza e che ha confermato anche una recentissima indagine, ma per comprendere questo concetto dobbiamo parlarne in modo decisamente ampio e non riduttivo.
I soldi fanno la felicità: lo dice la scienza
I soldi non fanno la felicità si dice, ma siamo proprio sicuri che sia così? A questa domanda ha provato a rispondere la scienza tante volte negli anni, di cui l’ultima è recentissima. Ma prima di arrivare a riportare quello che ci hanno suggerito, una parentesi è doverosa.
Cos’è la felicità, quella vera, reale, tangibile? Parliamo di un concetto troppo vasto, complesso, ricco di sfaccettature che non possono essere condivise da tutti. C’è chi sostiene che sia la vera felicità sia poter viaggiare su yatch e jet privati, chi che equivalga a trascorrere del tempo con le persone amate, chi che sia vivere piccoli momenti di gioia (i famosissimi “attimi di dimenticanza” di cui ci parlava Totò tempo addietro). Insomma dove non arriva la scienza, arriva l’animo umano.
Esiste una definizione univoca della parola felicità che possiamo tradurre come lo stato d’animo proprio di chi è riuscito a soddisfare tutti i propri desideri, ma quali sono? Possiamo affermare che siano davvero uguali per tutti? Ne esistono alcuni universali? Forse no, quindi ritorniamo sempre alla soggettività del concetto, che spesso decliniamo sulla base delle nostre personali esigenze, che possono non solo cambiare da persona a persona, ma possono anche evolversi nell’arco di una vita.
Non possiamo immaginare di sentirci pienamente appagati e soddisfatti allo stesso modo a 15 anni, 30, 50. Sarebbe impossibile, perché l’essere umano è in continua evoluzione, tende spesso a sfidare sé stesso, i suoi limiti, muta più volte nella sua vita, cresce, matura. Questo è un processo naturale, che però porta con sé una serie di modifiche tanto nella vita quotidiana, quanto dei desideri, sogni, aspettative per il futuro.
Detto ciò, una scienziata statunitense ha provato a dimostrare quale sia il ruolo del denaro all’interno della società e quanto questo possa davvero condurre alla vera felicità.
L’indagine che lo ha dimostrato
Si chiama Ania Jaroszewicz ed è la scienziata a cui dobbiamo la nuova consapevolezza secondo cui sì, i soldi fanno la felicità. Lei, insieme ad alcuni colleghi dell’Università di Harvard, verso luglio di quest’anno ha avviato una ricerca e per farlo ha fornito a 5.000 persone con reddito basso una somma compresa tra 500 e 2.000 dollari per poi monitorare l’andamento della loro felicità 15 settimane dopo.
Quello che è emerso è che nel frattempo era aumentato sia il loro benessere finanziario che quello psicologico, spingendo però la stessa Jaroszewicz a precisare che qualsiasi studio sul denaro e sulla felicità deve tenere conto anche delle particolari circostanze di vita che le persone stanno vivendo e delle loro aspettative.
Qui possiamo aprire un’altra parentesi: quanto spesso la felicità possa essere connessa alla capacità di non dare per scontato ciò che si ha. Si dice spesso – parafrasando una serie di celebri aforismi – che chi è ottimista riesce a vedere quello che possiede e a sentirsi soddisfatto, mentre chi è pessimista tende a guardare solo ciò che non ha e a sentirsi insoddisfatto. Ma non è anche questo un concetto che poi conduce alla felicità? Chi è pienamente appagato non desidera nulla in più di ciò che ha, riconosce i suoi meriti, vive sicuramente in un clima interiore molto più felice, ma per fare questo non bisogna dare per scontato nulla di ciò che si ha.
Ecco perché probabilmente chi è abituato ad avere tanto ad un certo punto non vede neanche più la fortuna che ha, vede solo ciò che materialmente ha e pensa che sia “normale”. Chi, invece, è abituato ad avere poco e niente, verosimilmente appena avrà qualcosa tenderà a godersela automaticamente di più, fino ad assaporare la vera gioia.
Per capirci di più possiamo prendere in esame un altro studio, risalente a qualche anno fa e pubblicato sul Wall Street Jorunal, che aveva ricostruito i risultati di diverse ricerche da parte di psicologi ed economisti, che avevano scoperto che in realtà a rendere felici le persone non erano i soldi in sé, ma come si spendono. Come aveva affermato già all’epoca Ryan Howell, professore associato di psicologia alla San Francisco State University, secondo la maggior parte delle persone avere beni materiali tangibili sarebbe fonte di soddisfazione, perché danno l’idea di essere immortali, potendo durare quindi anche per sempre. E qui torniamo in un certo senso al concetto precedente di “abitudine” a ciò che si ha.
Commentando lo studio Thomas Gilovich, psicologo alla Cornell University, aveva parlato proprio di adattamento edonistico, definito come il processo per cui si tende ad abituarsi alle cose materiali che tendono a esaurire la carica di felicità di cui sono portatrici. Per essere pienamente soddisfatti, quindi, dovremmo interrompere questo processo. Come? Lo suggerisce Sonja Lyubomirsky, della University of California, Riverside: “Supponiamo abbiate un aumento. Sarete più felici per un po’, ma le vostre ambizioni cambieranno di conseguenza. Forse comprerete una nuova casa in un quartiere migliore: avrete vicini più ricchi e desidererete possedere quello che hanno loro. Avrete fatto un passo avanti nella scala dell’edonismo”. Per poter stoppare questo adeguamento sono necessari tre fattori: novità, sorpresa e paradossalmente privazione. Staccandosi per qualche giorno da qualcosa che abbiamo – parliamo di cose materiali ovviamente – ritrovandola potremmo provare un nuovo piacere e ricominciare a sentirci soddisfatti.
Insomma riassumendo tutto per essere felici secondo la scienza serve il denaro, ma dipende tutto da una serie di fattori: dalle nostre aspettative di vita, dalla nostra situazione di partenza, da come li utilizziamo. Ecco perché generalizzare su questo discorso resta comunque almeno in parte errato: i soldi fanno la felicità, ma solo fino a un certo punto.