Secondo la Supermedia di Agi e YouTrend, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, quindi Fratelli d’Italia cresce sì, ma il tanto che basta per dire che lo fa, per non perdere l’abitudine insomma. Lega e Forza Italia, invece, sono quelle che prendono di più, quanto il MoVimento 5 stelle, ma in due. Il Partito democratico, invece, consolida (in negativo) la sua terza posizione. Aumenta il gap, sempre in negativo, il terzo polo dal Carroccio, con Silvio Berlusconi comunque da non sottovalutare nelle retrovie.
Per l’alleanza Verdi e Sinistra italiana, invece, è troppo presto per capire se quello 0,1% in meno sia da attribuire alla vicenda extraparlamentare dell’ex sindacalista dei braccianti, il deputato Aboubakar Soumahoro, oppure no. Ma in effetti, a sinistra, al centro, perdono tutti. In favore di chi, però? Forse è un segnale da non sottovalutare, proprio in questi tempi di Congresso e rinnovamento.
“I sondaggi sono strani, Beppe“, semicit. Ti giri da una parte e c’è il terzo polo davanti a Lega e Forza Italia, in coalizione di governo, entrambe, e dall’altra una Giorgia Meloni che dilaga, ruba voti a destra e no, a manca no, vabbè, avete capito. Dall’altra, però, ti si presenta lo scenario opposto: opposizione che arranca, a parte il MoVimento 5 stelle, il più in forma di tutti, che ha gli stessi voti sommati dei due tre parti della maggioranza, ma che però non hanno vinto le elezioni da primo partito, e quello che lo è di fatto, Fratelli d’Italia, invece, che cresce sì, “ma niente di serio“, avrebbero detto Aldo, Giovanni e Giacomo.
Eppure sì, perché la sintesi di questa settimana, fornita dalla Supermedia YouTrend, fotografa un trend, appunto, che si può dire un po’ ballerino. Da una parte il Partito democratico rosicchia uno zero virgola un percento ai pentastellati di Giuseppe Conte, che comunque oggi gli ha lasciato uno spiraglio, in Lombardia, per l’appoggio di Pierfrancesco Majorino, mentre dall’altra si pugnalava, ma non alle spalle, il terzo polo. E qui la domanda era implicita: da che parte vuoi stare, Pd? Con Carlo Calenda e Matteo Renzi, che se sono andati sbattendo la porta, che si sono fondati il loro partitino, ora diventato comunque una realtà importante, oppure, non lo so, venire con noi e provare di nuovo l’ebbrezza di iniziare a macinare consensi.
Perché alla fine, è là, che si compie la rottura, in questo caso, più si forma un’alleanza, o meglio: una che somiglia a una relazione a cui si torna dalla persona che un po’ ci fa soffrire, con cui si litiga, ma poi l’amore vince su tutto. Ecco, i sondaggi, anzi tutti i sondaggi della settimana, di tutti gli istituti di ricerca che se ne occupano. Per loro, Fratelli d’Italia è primo partito (come da mesi e mesi e mesi a questa parte), ma guadagna solo lo 0,1% in una settimana, arrivando al 29,2%, e intanto, passetto dopo passetto, si arriva al 30%. Quel guadagno che ora, però, hanno i suoi alleati di governo.
Meloni, infatti, è quella che in coalizione cresce di meno, Silvio Berlusconi, invece, quello di più. Certo, dopo il tracollo post elettorale rimane comunque indietro anche dei due ex dem, ma i numeri del Cav sono magici, perché neanche prima del 25 settembre lo davano così in salute, eppure è arrivato a qualche passettino dal Carroccio e da Matteo Salvini, anche loro con il fiato al collo di Azione e Italia Viva.
L’alleanza tra Calenda e Renzi galleggia, ma cede qualche pezzo, anzi è quella che ne cede di più insieme a +Europa di Benedetto Della Vedova. Quindi: Lega si prende lo 0,2% e arriva all’8,7%, il terzo polo perde lo 0,2%, invece, e va al 7,8%, Forza Italia sale al 6,9 e guadagna lo 0,3%. Il gap tra i tre, rispettivamente, quarto, quinto e sesto partito è di poco al di sotto dell’1%, esattamente lo 0,9%. Il partito dell’ex radicale Emma Bonino è lontano, al 2,5%.
Quanto a chi cresce di più, il titolo se lo aggiudicano i Cinque stelle e l’ex premier, che prendono ancora più di mezzo punto al Partito democratico di Enrico Letta, in fermento, in subbuglio, quasi in piena crisi d’identità, in cui pesano scelte, alle regionali come nella classe dirigente. Ecco, l’M5s è al 17,4%, mentre i dem sono scesi, per aver perso lo 0,1%, al 16,8%.
Completano il quadro dei partiti arrivati al Parlamento l’alleanza di Sinistra Italiana e di Europa Verde di Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, che perdono lo 0,1%, sono ancora al di sopra della soglia di sbarramento al 3,7%, ma si dovranno preparare, forse, a tempi duri dopo la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolte la moglie e la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro. Perché si è garantisti a prescindere, ma lui non solo non è minimamente indagato, ma non è neanche citato.
Ne siete usciti da signori, perché gli avete creduto e gli avete fatto fare le sue scelte in autonomia, per libera coscienza, pulita o sporca lo dirà qualcun altro, non certamente l’opinione pubblica e senza spiegazioni. La vostra è una questione politica, il messaggio che volete mandare anche ai militanti, peccato che vi siate scordati di guardarli bene nel momento in cui avete imbarcato uno che, con i vostri partiti, ci aveva veramente avuto poco a che fare fino a qualche mese fa. E quindi sì, anche voi avete qualche cosa da farvi perdonare.
Oltre la soglia del 3%, invece, sotto +Europa, ci sono Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone, adesso al 2,3%, una settimana fa al 2,4%, Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris sotto sempre dello 0,1% e ora all’1,6% e Noi Moderati di Maurizio Lupi, la quarta forza del governo, che è all’1% tondo.
Quanto alle coalizioni, per lo meno quelle elettorali, perché sia in Lombardia, sia in Lazio le cose potrebbero cambiare, e addirittura essere diverse tra loro – Pd con MoVimento 5 stelle, forse, contro centrodestra e terzo polo per il posto di Attilio Fontana, e dem con Calenda e Renzi, pentastellati con rossoveri, e poi la solita maggioranza di governo per il posto di Nicola Zingaretti – , quella dell’esecutivo è al 45,7%, più 0,8% rispetto a una settimana, quella del centrosinistra con lo 0,2% in più e quindi al 23,6%, il partito dell’ex premier al 17,4%, Azione e Italia Viva al 7,8% e via dicendo.
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