I sondaggi politici di Swg per il tg di La7, questa settimana, hanno registrato una crescita significativa di voti per la Lega di Matteo Salvini e una perdita di consensi importante per il MoVimento 5 stelle. A sorprendere è il fatto che quegli elettori in più non sono andati a confluire nel Partito democratico come succedeva, invece, da almeno un mese, per la seconda volta di fila, infatti, la corsa della segretaria Elly Schlein si è fermata, ed è anche riaumentato il gap con Fratelli d’Italia della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, in leggerissima ripresa dopo settimane in cui si era sempre primo schieramento, ma con qualche caduta qua e là, a volte persino importante in termini di percentuali.
Quanto agli altri, l’exploit del Carroccio del vicepremier ha fatto male un po’ a tutti gli altri, anche della stessa maggioranza, non a Unione popolare, però, l’unico altro partito, assieme a qualcuno del gruppo degli “altri”, che ha racimolato qualche voto. La cosa positiva è l’aumento dell’affluenza, nonostante anche alle elezioni regionali di domenica e lunedì in Friuli Venezia Giulia, stravinte dal candidato uscente Massimiliano Fedriga, della Lega, il dato, rispetto alle precedenti, fosse leggermente in calo.
Per certi aspetti, soprattutto per quanto riguarda la Lega di Matteo Salvini, vicepremier, e ora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e non più titolare del Viminale, e il MoVimento 5 stelle (adesso) di Giuseppe Conte, per i sondaggi di Swg per il tg di La7, sembra di essere tornati indietro di poco meno di cinque anni, quando erano loro a formare la squadra del primo governo dell’Avvocato del popolo. Quei tempi in cui il Carroccio cresceva cresceva, mentre i pentastellati arretravano. E la fotografia scattata dall’istituto di ricerca, tra le altre, ci ha consegnato di nuovo questo, anche se i motivi sono per forza di cose diversi da quel 2018.
Con lo 0,4% in più rispetto al 27 marzo, la Lega è arrivata all’8,4% e sì, è ancora molto lontana da quel terzo posto che occupano da quasi un mese i grillini, che hanno perso in una settimana mezzo punto percentuale e sono scesi, ancora, al 15,1% contro un Partito democratico che, dal canto suo, è rimasto tale e quale a come era: 20,4%.
A proposito dello schieramento di Elly Schlein, che con la segretaria eletta a sorpresa nelle primarie è riuscito a recuperare in parte il gap enorme che si era creato con Fratelli d’Italia, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, ma che da ieri è tornato a favore della leader del centrodestra che è riuscita, anche ora che è finita la luna di miele, a racimolare uno 0,1% che l’ha portata al 29,7% – per contro anche delle elezioni in Friuli Venezia Giulia in cui ha perso il ruolo di primo partito che, invece, è andato allo schieramento di via Bellerio che esprimeva, esattamente come in Lombardia, il candidato uscente e riconfermato.
Chi è uscito con le ossa rotte dalle urne friulane, leggi il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che non è riuscito a superare neanche la soglia di sbarramento del 4% e che è stato superato addirittura dai no vax, non ha fatto bene neanche a livello nazionale in questa settimana in cui a pesare ci sono soprattutto i ritardi del Pnrr, come hanno sottolineato spesso e volentieri i due leader di Azione e Italia Viva, e l’approvazione di una riforma del codice degli appalti, voluta dalla Lega, che ha fatto molti scontenti.
Ecco, i due ex dem hanno perso lo 0,2% e sono scesi al 7,8% aumentando (ancora una volta) le distanze dal Carroccio, ma tenendole invariate da Forza Italia di Silvio Berlusconi, da molti considerati i principali competitor, che come il terzo polo ha perso lo 0,2% scendendo ora al 6,4% – gli azzurri sono l’unico schieramento della maggioranza di governo che ha visto diminuire i consensi.
Quanto agli altri, l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni ha perso qualcosina, appena lo 0,1%, e si è attestata al 3,3%, molto più di +Europa di Riccardo Magi che ha perso la stessa percentuale, ma che è lontana da quel 3% che significherebbe entrare in Parlamento (è al 2,6%).
Nelle retrovie, poi, c’è stato il balzo in avanti di Unione Popolare di Luigi De Magistris. Con lo 0,2% in più rispetto a una settimana gli esponenti di estrema sinistra hanno superato Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore pentastellato, ferma all’1,8%, contro l’1,9% del gruppo dell’ex sindaco di Napoli ed ex candidato alla regione Calabria.
Una delle note più positive di questa settimana rimane la probabile affluenza alle urne se si dovesse votare ora. Alle scorse politiche, infatti, c’era stato il record di astensionisti, un trend che si è confermato, ma in peggioramento, anche alle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, in cui hanno votato appena due elettori su cinque, ma anche nella tornata elettorale di ieri in Friuli Venezia Giulia.
Pur con numeri meno clamorosi di quelli registrati nelle due regioni più popolate d’Italia, infatti, anche il bis di Fedriga non è stato un capolavoro di partecipazioni da parte dei cittadini: con il 45,27% di votanti, infatti, si è scesi rispetto al 2018 di più di quattro punti percentuali (49,61%), ed è per forza un problema di disaffezione al mondo della politica, che potrebbe anche cambiare.
Secondo quanto fotografato da Swg per il tg di La7, in una settimana sono almeno il 2% gli aventi diritto al voto che hanno trovato una collocazione tra tutti i vari gruppi presenti in Parlamento e non, un 2% che ha permesso all’affluenza di salire al 66% contro il 64% del 27 marzo.
La strada, comunque, per arrivare alle prossime politiche, vista soprattutto la compattezza dell’esecutivo e della maggioranza, è piuttosto lunga e di qua a più o meno cinque anni le cose cambieranno parecchio, anche se, come abbiamo visto all’inizio, l’aumento dei consensi per la Lega e la diminuzione di quelli del MoVimento 5 stelle ci ha riportato al 2018, ma qua si tratta solo di una settimana, e diverso sarebbe se il trend si confermasse.
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