La tensione in Afghanistan sta, via via, crescendo a causa degli attacchi attuati delle fazioni più estremiste, sia islamiche che talebane. Il governo talebano ha comunicato che le forze afghane talebane hanno ucciso due alti comandanti delle milizie dello Stato Islamico, dopo un raid notturno che ha preso di mira un ipotetico covo a Kabul, rivelatosi poi il nascondiglio di uno dei due esponenti di alto rango delle milizie IS.
Di recente si è assistito a un inasprimento repentino dei rapporti tra talebani afghani e milizia della jihad islamica ribelli che hanno approfittato di un momento di debolezza interna, causato dalla pressione internazionale ma, anche, per questioni statali interne, per insidiarsi all’interno di un contesto politico danneggiato e trarne, così, vantaggio per la propria espansione islamica.
Sono state prese di mira diverse sedi istituzionali e gli attacchi sono stati attribuiti alle milizie della jihad islamica o anche chiamate milizie IS, che dipendono direttamente dalle forze dell’Isis, che ha numerosi gruppi affiliati.
Le milizie islamiche si sono insediate anche all’interno del Paese e hanno continuato a creare legami sempre più intensi, che stanno causando, ora, l’attuazione di attacchi frequenti e le organizzazioni internazionali avevano già riferito di numerosi nuovi gruppi islamici ribelli, appoggiati però al noto gruppo terroristico IS-K ovvero il gruppo State Khorasan Province.
Dopo la pressione crescente causata, anche, dal gruppo ribelle di talebani pakistani che hanno, recentemente, messo a soqquadro il Paese e provocato morti e feriti in attacchi terroristici, qualcosa ha cominciato a far comprendere seriamente al governo afghano che è necessario attuare azioni che limitino gli attentati delle milizie ribelli sul territorio così da evitare una maggiore crisi.
Le milizie pakistane talebane si ispirano e si sentono collegate, pur essendo un’entità completamente differente, ai talebani afghani e il recente incontro in Pakistan ha permesso di stabilire una sorta di accordo.
L’accordo prevede il divieto emanato dai talebani afghani nei confronti delle milizie del TTP di attuare attacchi dal suolo afghano e a comunicarlo sono stati direttamente le autorità talebane. Questo per cercare una sorta di stabilità e prevenire ulteriori problematiche come la chiusura dei valichi di confine, che ha arrecato danni ingenti e consistenti all’economia, nonostante l’accesso ai mezzi sia stato negato per poco tempo ma comunque migliaia di camion sono stati costretti a fermarsi e si sono formate interminabili code dato che Torkham, al confine tra Afghanistan e Pakistan, è il valico più grande e anche maggiormente utilizzato a livello commerciale.
Proprio per questa crescente pressione le autorità talebane hanno deciso di attuare un’operazione che ha portato all’uccisione di due alti membri dei terroristi dello Stato islamico a Kabul.
Un portavoce talebano ha riferito, martedì 28 Febbraio, che due alti comandanti regionali del gruppo terroristico dello Stato islamico sono stati uccisi dalle forze di sicurezza talebane durante due operazioni separate a Kabul.
I talebani hanno dichiarato, questa mattina, che uno dei due uomini uccisi è il capo dell’intelligence e delle operazioni regionali dell’IS Qari Fateh. La notizia è stata diramata dal portavoce ufficiale del governo talebano Zabiullah Mujahid, che ha precisato inoltre che il combattente della milizia islamica è stato ucciso nel fine settimana durante un raid a Kabul.
La notizia emerge anche da un organo di stampa collegato al gruppo terroristico dello Stato islamico, che ha confermato la morte anche tramite una chat di Telegram gestita direttamente dalla milizia IS.
Mujahid ha spiegato che negli ultimi giorni sono stati catturati anche altri membri delle milizie ribelli islamiche, tra cui diversi cittadini stranieri che stavano pianificando attacchi mortali.
Il portavoce dei talebani a riferito ai media: “Con l’aiuto di Allah, ieri sera il criminale è stato giustiziato per le sue azioni brutali per mano delle forze speciali dell’AIE Durante un’operazione complessa.”
È stato precisato, inoltre, dal funzionario talebano che, il 13 di Febbraio durante un’altra operazione speciale, attuata nei confronti delle milizie dello Stato islamico, sono stati uccisi altri tre membri di Daesh tra cui uno dei più importanti leader del sub continente indiano ovvero Ijaz Amin Ahingar.
Queste azioni, che hanno visto operazioni vincenti, arrivano, a detta delle forze talebane, sulla scia di diversi eventi in Afghanistan che hanno portato nervosismo e tensione ma hanno, anche, fatto riemergere la paura di attacchi terroristici quotidiani che, ormai da tempo, sembrano essere tornati realtà.
Una realtà che sta mettendo in cattiva luce la gestione del governo afghano talebano, che sembrava, fino a poco tempo addietro, non avere il controllo sui gruppi della jihad islamica ribelli ed ha così deciso di attuare misure concrete per contrastare la crisi interna e internazionale.
Il governo afghano ha principalmente riportato il Paese ai tempi e più bui dopo il ritorno dei talebani al comando. Le prime azioni intraprese dai talebani, non appena hanno ripreso possesso delle facoltà legislative e giudiziarie, sono state quelle di riportare le donne a una condizione di privazione ed emarginazione, togliendo loro tutti i diritti e le conquiste fatte durante l’occupazione statunitense.
Oltre ad aver privato la donna del diritto di istruzione, diritto primario ed essenziale, hanno anche vietato alle ONG, sia nazionali che internazionali, di assumere personale femminile e tutte le azioni attuate nei confronti delle donne, come il divieto di entrare nei parchi pubblici o in palestre e piscine, sono state scusate e giustificate con il fatto che la presenza di due generi contemporaneamente all’interno di uno spazio non delimitato adeguatamente, ovvero distinzione femminile e maschile, violano il codice islamico morale inserito nella Sharia, ovvero l’insieme delle leggi islamiche, di comportamento e morali come ad esempio le leggi di velo e castità.
Sono state introdotte anche pene pubbliche, che erano state prima vietate, così come le esecuzioni pubbliche. Questo ha portato a un’estrema crisi economica e finanziaria che, ovviamente, si è riversata anche nell’ambito sociale e che ha generato una pericolosissima crepa economica.
Crepa che è difficile da gestire per l’Afghanistan e per le autorità talebane soprattutto ora che gli aiuti statunitensi sono stati ridotti al minimo, dopo aver riconsegnato il territorio alle autorità talebane.
Ciò ha permesso alle milizie islamiche ribelli di insediarsi maggiormente all’interno del territorio afghano e l’onda crescente vista di recente che ha mostrato attacchi reciproci tra autorità talebane e forze dell’IS ne è la prova concreta.
Le operazioni effettuate dai talebani si collocano proprio sullo sfondo dei recenti colloqui avuti dal governo talebano con le autorità pakistane, dove queste ultime sono riuscite a ottenere un nuovo impegno da parte del governo talebano afghano nell’affrontare e combattere la minaccia interna proveniente dai talebani pakistani o anche chiamati milizie del gruppo TTP.
Le operazioni militari talebane avvengono quindi a seguito della visita di una delegazione di alto livello guidata dal ministro della Difesa pakistano che ha visitato Kabul la scorsa settimana.
Gli incontri hanno mostrato esiti positivi almeno sulla carta e riferiti da entrambe le parti coinvolte. Un funzionario ha spiegato che la parte governativa afghana è stata ricettiva ed ha compreso le preoccupazioni pakistane.
Chiaramente le autorità delle zone del Pakistan, coinvolte dalla recente e repentina escalation di attacchi terroristici, hanno chiesto a una delegazione statale di prendere posizione e di mettersi in contatto con i talebani afghani. Emerge inoltre che i funzionari pachistani hanno esternato le loro preoccupazioni ed hanno riferito che la politica di avere colloqui con il TTP è ormai obsoleta e che avrebbero agito contro di loro.
Viene fatto notare dal sito Tribune PK che nemmeno i talebani afghani hanno insistito per effettuare colloqui e parlare con la milizia dei talebani pakistani.
Dopo gli esiti dei colloqui avuti con le autorità pakistane, ora, ci si aspetta che il territorio afghano venga preso di mira dagli stessi talebani per sradicare terroristi islamici ribelli e ristabilire un equilibrio che mantenga, almeno in superficie, il più possibile la pace con gli Stati confinanti.
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