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Spettacoli

I talent premiano davvero sempre il talento? La verità potrebbe essere ben diversa da questo

I talent premiano davvero il talento? Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta assoluta, oggettiva e definitiva, ma ci abbiamo almeno provato.

Talent – Nanopress

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un successo incredibile dei talent, ma la domanda che sorge spontanea a volte è: siamo sicuri che premino davvero il talento?

I talent in Italia oggi

I talent, questi (s)conosciuti. Sì, perché siamo abituati a vedere tutto ciò che accade davanti alle telecamere, ma è quando la famigerata luce rossa si spegne e la realtà assume i suoi veri colori che tutto appare più chiaro.

Per comprendere questo concetto possiamo fare un nome: Michele Bravi. Al netto della vicenda che lo ha coinvolto pochi anni fa (e non è sicuramente questa la sede adatta per parlarne, trattandosi di tutt’altra storia), quello che gli è accaduto è emblematico. Michele aveva solo 18 anni quando pensò bene di andare a fare i provini per X Factor. Alla fine riuscì ad accedere alle audizioni, poi ai Bootcamp e infine agli Home Visit. Entrò, sbaragliò la concorrenza, vinse e il passo successivo – che per chi non lo sapesse da regolamento consiste in un contratto in esclusiva con Sony per almeno un anno – fu la pubblicazione del suo primissimo EP, La vita e la felicità, che conteneva l’omonimo singolo scritto per lui da Tiziano Ferro e Zibba durante la permanenza nel talent, insieme ad alcune cover interpretate da lui sempre in quelle settimane.

Fin qui tutto bene, se non fosse che circa un anno dopo, alla fine quindi del contratto con la casa discografica, “qualcuno dei piani alti” gli disse che musicalmente era già morto. Lo ha raccontato lui stesso tempo dopo dicendo: “Su di me c’è stato un po’ un accanimento personale. Poteva esserci un po’ più di umanità nel farmi conoscere questo mondo che è la discografia. A 18 anni mi hanno detto praticamente che ero finito, morto. (…) All’inizio ci ho creduto poiché sono molto rispettoso di chi ha più esperienza di me. Poi mi sono messo in discussione e ho capito che la musica è una cosa mia, nessuno può togliermela. Ho iniziato a farmi meno paranoie e a togliere ogni filtro”.

Ecco, all’epoca Michele aveva appena 19 anni, era appena uscito dall’adolescenza, fragile probabilmente anche per il suo scontro improvviso con il successo che, si sa, quando sei molto giovane ti può anche travolgere e che comunque ti sconvolge la vita (e questo non sempre è solo un bene). Avrebbe potuto buttarsi già, lasciare per sempre la musica, accantonare la sua più grande passione per colpa di altri e non sua, sia chiaro. E invece non lo ha fatto, si è rimboccato le maniche e ha saputo reinventarsi, prima grazie a YouTube – su cui intorno al 2015 era diventato una vera e propria star – e poi grazie al suo ritorno sulle scene, con Sanremo, i nuovi singoli, le collaborazioni (anche con artisti internazionali come Mika, Sophie and The Giants).

Talent – Nanopress

Il problema però non è il post-caduta, perché quello è solo merito di Michele e basta. Il problema è quello che è successo in quel periodo nel 2014. Ed è qui che vogliamo arrivare: quanto i social possono giovare realmente al talento? Questa è una domanda da un milione di dollari, ma possiamo provare a sviscerare il problema.

Il rapporto controverso con il talento vero

Per parlare del fenomeno talent possiamo prendere in considerazione i due per antonomasia, che di certo sono i più seguiti ad oggi in Italia: Amici e il succitato X Factor. Per capire la loro portata dobbiamo analizzarli brevemente separatamente (ma niente paura perché i punti in comune sono tantissimi).

Partiamo da Amici. Quando andò in onda la prima edizione era il 2001, si chiamava Saranno Famosi, i social non esistevano nemmeno. All’epoca era del tutto diverso, ma non è questo che ci interessa: possiamo prendere in considerazione l’ultimo decennio più o meno per comprendere che direzione ha preso. L’assunto di base del talent di Canale 5 è questo: una ventina di allievi entra a settembre – alcuni anni anche a novembre, ma poco cambia – prende parte alla fascia pomeridiana, resta quindi sotto gli occhi di tutto letteralmente ogni giorno, per poi sbarcare (se riesce) al serale da marzo fino a fine maggio più o meno.

Arriviamo ad X Factor. Esiste da molti meno anni – la primissima edizione andò in onda nel 2008 sulla Rai per poi sbarcare dal 2011 su Sky – e dura anche molto meno, ma comunque gli spettatori hanno modo di assistere alle varie fasi dei casting, poi alle esibizioni live dei concorrenti ogni giovedì sera (è questo il giorno in cui va in onda da tempo immemore) e poi anche al daily che va in onda tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì e che quindi permette di capire anche come ognuno degli aspiranti artisti si prepara a cantare.

Cosa notate? C’è un elemento che accomuna entrambi gli show: il pubblico a casa può osservare (quasi) ogni giorno i vari concorrenti – oppure allievi, che dir si voglia – e questo fa sì che si affezioni a loro, alle loro storie, alle loro vicende. Abbiamo visto nascere decine di amori in entrambi i talent – per fare qualche esempio, era su tutti i giornali il flirt tra Beatrice Quinta e Rkomi ad X Factor, mentre nella scuola di Amici nel giro di un paio di mesi sono nate ben cinque coppie – ma abbiamo anche avuto modo di empatizzare con ogni persona che abbia varcato la soglia della casona di Roma nel caso in un caso e nel loft di Milano nell’altro. Del resto, com’è anche normale che sia nel corso di tante settimane, ogni aspirante cantante (ma anche aspirante ballerino nel caso del talent condotto da Maria De Filippi) racconta le sue vicissitudini, le eventuali difficoltà che ha dovuto affrontare nella sua vita, gli ostacoli che ha dovuto superare che in molti casi sono anche davvero altissimi, cosa che rende il pubblico più sensibile nei suoi confronti.

Possiamo fare un esempio, riportando un caso assai emblematico che riguarda Amici: quello di Niveo. All’anagrafe Marco Fasano, il giovanissimo artista appena 18enne originario di Pescia (un piccolo paesino in provincia di Lucca) e allievo di Lorella Cuccarini era entrato a settembre con le migliori intenzioni e i migliori presupposti, mettendo sul tavolo tutte le sue carte ed entrando di diritto nel cuore di milioni di telespettatori. Ci ha pensato poi la sua storia con Rita, ballerina allieva della Celentano, a renderlo ancora più amato: il loro è stato il primo amore – in ordine cronologico – ad essere svelato e questo lo ha reso ancora più interessante probabilmente. Oggi il problema è questo: per ammissione sua e dei suoi professori oggi, a distanza di quasi tre mesi dal suo ingresso nella scuola, Niveo ha avuto un evidente calo. All’improvviso, circa un mese fa, ha perso addirittura la sua intonazione, complici sicuramente anche difficoltà psicologiche che si è trovato ad affrontare, tanto da arrivare ultimo praticamente ad ogni gara che tutte le settimane i ragazzi sono chiamati a fare. Eppure, nonostante artisti venuti dall’esterno e che quindi giudicano con estrema oggettività le performance dei ragazzi lo abbiano ritenuto il “peggiore” cantante e nonostante altri professori, primo tra tutti Rudy Zerbi, abbiano manifestato addirittura la volontà di cacciarlo dalla scuola, il 18enne è primo in radio, dato che ha lasciato a bocca aperta addirittura gli altri suoi colleghi, che da giorni si chiedono come sia possibile che “un cantante non intonato” possa surclassarne altri obiettivamente tecnicamente molto più bravi di lui al momento (fermo restando che questo non significa che in futuro non potrà risollevarsi e migliorare nuovamente, ma dobbiamo parlare di come stanno le cose oggi).

E qui arriviamo al succo del discorso: vedere per mesi quasi ogni giorno un giovane aspirante artista in tv spesso rende molto più facile giudicarlo per il suo modo di essere, di fare, di porsi, che per le sue doti canore, interpretative, di scrittura. Se è vero che alla fine è il pubblico a dover decidere chi va avanti e chi no nel mare magnum discografico italiano, lo è altrettanto che quando ascoltiamo per la prima volta un cantate – cantautore, rapper è uguale – senza sapere nulla della sua vita privata e della sua vera essenza oppure limitandoci solo a sapere quello che scrivono di lui i giornali ma senza avere prove tangibili che sia vero, siamo portati a giudicare solo ciò che realmente sentiamo, senza lasciarci condizionare, mentre quando abbiamo assistito per innumerevoli settimane alle vicende (anche personali e non solo artistiche) di un artista, gioco forza lo vediamo anche come persona. Ed è normale che sia così.

Tornando a Niveo – senza però assolutamente volerlo prendere di mira, ma volendolo usare solo come esempio e basta – anche secondo gli altri concorrenti di Amici (e c’è un daily di qualche giorno fa che parla da solo) sta sbaragliando la concorrenza in radio per via del suo essere “belloccio”, dei suoi modi di fare che piacciono, della sua storia d’amore con Rita, che il pubblico vuole verosimilmente continuare a vedere sul piccolo schermo. Non sapremo mai con assoluta certezza se è così oppure no, ma basta assistere a qualche sua esibizione live della domenica pomeriggio per comprendere che oggettivamente questo non è un caso in cui ad essere premiato è il vero talento (chiediamolo a voci come Federica, Cricca, Aaron).

A questo poi si aggiunge anche che lavorare con un ragazzo di età presumibilmente compresa tra i 17 e i 25 anni per tanti mesi rende molto più facile indirizzarlo verso strade artistiche più congeniali al mercato discografico. E presenze come Rudy Zerbi, che di certo di discografia ne capisce eccome, rendono ancora più facile farlo. C’è mai stato un singolo uscito da Amici che fosse molto lontano dal mondo pop (nel senso più ampio del termine), trap, rap oppure che comunque non seguisse le tendenze del momento negli ultimi anni? Ovviamente no, perché talent come questo non possono dettare nuove leggi, ma devono conformarsi a quelle che già sono nella musica e questo fa sì che poi alla fine della fiera riescano a fare strada solo coloro che sanno entrare e trovare il loro posto nel mondo pop, trap, rap e così via, mentre per tutti gli altri alla fine il percorso si rivela solo tutta un’illusione che non porta praticamente a nulla di concreto nella vita “reale”.

In più, per confermare questa tesi, confrontarsi con le radio già quando sono così acerbi e verosimilmente non hanno ancora trovato la loro vera strada nel mondo musicale (vedi il caso di Federica di Amici che prima di accedere alla scuola non aveva mai cantato, ma aveva sempre e solo lavorato come parrucchiera), potrebbe spingere loro a cercare la soluzione più “commerciale” e non quella davvero in linea con la loro vera attitudine. E alla fine cosa cambia? Nulla, perché poi è la sua uscita da quel mondo così protetto e ovattato che conta davvero e sappiamo tutti che trovare una collocazione nel mercato discografico per un giovane artista già di per sé potrebbe essere molto difficile (anche più di quanto si pensi), se poi gli abbiamo chiesto per mesi di sforzarsi di essere ciò che non è oppure lo abbiamo semplicemente reso praticamente uguale alla massa, alla fine resterà appunto solo una copia di quello che già ascoltiamo ogni giorno e di interessante avrà ben poco da offrire.

Può mai essere un caso che tra centinaia di aspiranti cantanti che entrano ad Amici, al netto dei vincitori (ma neanche tutti), gli altri – anche chi durante i vari mesi di permanenza all’interno della scuola – cadono nell’oblio dopo? Eppure per settimane ha creduto di “andare forte”, di piacere, di ricevere consensi su consensi.

Ecco perché spesso per ragazzi adolescenti oppure poco più che adolescenti questi talent diventano dei veri e propri tritacarne mediatici. E sia chiaro, X Factor non è molto diverso, è solo più “concentrato”, perché dura oggettivamente molto meno e perché non è una vera e propria scuola, ma è più che altro una vetrina per giovani talenti. Ma anche in questo caso l’assunto di base è più o meno lo stesso (ed infatti abbiamo visto negli ultimi anni che fine hanno fatto i vincitori, fatta qualche eccezione ovviamente).

Quindi possiamo trovare una risposta alla domanda iniziale abbastanza facilmente: davvero i talent premiano i talenti? No, oppure quantomeno non sempre, perché la maggior parte delle volte premiano l’essenza di una persona, la sua simpatia, il suo sapersi conformare alla massa.

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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