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Sport

I tre “segreti” che Inzaghi e Pioli hanno rivelato prima di Milan-Inter

L’adrenalina è alle stelle per una semifinale di Champions League storica, quella tra Milan e Inter che domani verrà giocata a San Siro alle ore 21.00 con tutta l’ambizione che possa essere un match storico, se non lo è già in partenza. Come succede sempre il giorno prima, oggi i due allenatori hanno espresso i loro pensieri, le loro emozioni e le loro sensazioni in conferenza stampa, dove non sono arrivate dichiarazioni banali, almeno per chi sa leggerle tra le righe. Dalle condizioni degli acciaccati Robin Gosens e Rafael Leao fino agli schieramenti che i due tecnici metteranno in campo per una partita importantissima, dentro si possono individuare diversi “segreti” che potrebbero suggerire anche quale sarà l’andamento della doppia sfida.

Simone Inzaghi e Stefano Pioli abbracciati a bordo campo prima di un derby tra Inter e Milan – Nanopress.it

Un derby di Champions League non si può spiegare del tutto e non meriterebbe definizione alcuna: sarebbe comunque riduttiva. Perché non è una partita che si può etichettare con un semplice 1-X-2, come la schedina della domenica, e non è neppure la tattica da mettere al primo posto o la tecnica dei singoli, quanto la necessità di superare le barriere emozionali, farne la propria forza e alla fine riuscire a prevalere sull’avversario di una vita intera. È un po’ questo che hanno provato a trasmettere Simone Inzaghi e Stefano Pioli, oggi in conferenza stampa alla vigilia del match europeo di domani, per poi sfociare, come è normale che sia, anche in domande più specifiche sui calciatori che scenderanno in campo.

Inzaghi e Pioli hanno dato importanza alla partita di una vita, ma senza lasciare spazio alla paura

Il sipario attorno a San Siro è pronto a calare per lasciare spazio alla magia di un derby da brividi e che è pronto a tenere incollati davanti agli schermi di tutta l’Italia milioni di appassionati. Dopo aver eliminato Benfica e Napoli, ora è il momento di dare tutto per accedere a una finale inattesa all’alba di questa stagione e che sarebbe epocale, comunque vada. L’obiettivo, quindi, è di quelli enormi e nessuna delle due vuole assolutamente fallirlo, ma senza far sì che la cornice meravigliosa del Meazza possa tradursi in timore o gambe tremolanti.

Il primo a presentarsi in conferenza è Inzaghi che, poco dopo le 12.00, ha animato la sala stampa con un viso molto concentrato e cercando di trasmettere i valori che certamente, negli ultimi giorni, avrà dato anche i suoi ragazzi. L’apertura è diretta, concisa, senza perdere del tempo in tanti orpelli: “Domani è il derby, sappiamo tutti l’importanza che ha e vogliamo affrontarla nel migliore dei modi”. Tradotto: l’Inter sta dando tutto per arrivarci nel migliore dei modi, ben consapevole di cosa vorrebbe dire superare l’ostacolo e passare alla finale dopo aver eliminato i cugini.

Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter, alla rifinitura prima della partita di domani di Champions League contro il Milan – Nanopress.it

I discorsi sul dato emozionale che fa da sfondo alla partita proseguono su una linea ben precisa: “Serviranno testa e cuore. Sul cuore non ho dubbi. Non è un derby, è il derby. Sulla testa bisognerà essere bravi ad usarla. Ci saranno insidie e imprevisti, si giocherà sui 180 minuti”. Insomma, il primo segreto di Inzaghi, che poi vale anche per Pioli, è stato svelato: la tattica e la tecnica, ormai sul finale di stagione e tra due avversarie che si conoscono benissimo, non sono esattamente al primo posto per preparare una partita del genere. Bisogna lavorare sulla testa, far sì che non vada oltre, che non sfoci in impazienza e poi in frustrazione. Saper essere maturi e cercare di trovare le vie giuste per far male al cugino di turno, sapendo che poi ci saranno lo stesso altri novanta minuti per cercare di preservare il risultato o mettere a posto le cose. E non basterà solo il primo round.

L’Inter, insomma, deve arrivare al culmine di un percorso, quello nell’attuale Champions League, che ha portato tanta esperienza in dote, ma che ora ha lasciato per i nerazzurri la prova più difficile di tutte: “Dopo aver passato il girone con Barcellona e Bayern, il gruppo ha preso grande consapevolezza. Sappiamo che tutte le partite sono difficilissime. Porto e Benfica sono stati scogli molto difficili da superare. Ora ne manca un altro ancora più importante per arrivare alla finale. I derby di Roma e Milano sono molto sentiti. Dicevano che non c’era paragone tra Roma e Milano, devo dire che in realtà anche qui è molto sentito”.

Passando, invece, alle questioni più legate al campo, alla partita in sé e per sé, Inzaghi non può non partire dalla gestione degli uomini in attacco, anche perché è ciò su cui i giornalisti in sala sono più curiosi: “Come stanno Lautaro e Correa? Sono stato attaccante, abbiamo avuto un momento in cui non riuscivano a concretizzare e ora lo stanno facendo. Ero tranquillo già prima. Il problema è quando non riesci ad avere occasioni, noi le avevamo. Adesso hanno segnato tutti, devono continuare così, loro e la squadra”. Il reparto offensivo, nonostante in alcune parti della stagione sia stato il punto debole, anche a dispetto dei numeri, ha sempre convinto Inzaghi che, tra le altre cose, avendo vissuto a pieno quel ruolo, sa come gestire al meglio momenti del genere anche sotto il profilo psicologico.

Il discorso è ancora diverso per Romelu Lukaku che, settimana dopo settimana, sta cercando di arrivare al top della forma dopo quattro mesi ai box: “È importantissimo, lo abbiamo preso per questo. L’infortunio ce lo ha tolto per quasi quattro mesi. Ora ci sta aiutando come stanno facendo gli altri. È un’arma in più per noi. Come è stato importante il rientro di Brozovic, che ci è mancato”. Da qui a cercare di carpire qualcosa sulle scelte che alla fine farà Inzaghi non passa molto. Il tecnico, però, come è giusto che sia, non si è sbottonato, ma ha fatto intendere che partite di questa importanza non si vincono solo con gli undici titolari, ma con tutti coloro che possono subentrare e dare un volto diverso ai match: “Ci sono tante partite ravvicinate, domani faremo una sgambata ma sono sereno perché i ragazzi sanno che devo scegliere e se non ci saranno dall’inizio saranno utilissimi dopo, come è stato anche con Juventus e Benfica“.

Ma non è comunque la stessa Inter della Supercoppa o di diverse settimane sciagurate in campionato: Lukaku e Brozovic, in quel caso, erano con noi per onor di firma. Allo stesso tempo non abbiamo Skriniar e Gosens. Ma ci arrivammo con grande voglia e facemmo una grandissima gara. Dovremo essere bravi a replicare quella gara“. Si arriva a un match del genere soprattutto superando i momenti difficili che si pongono sul cammino di una squadra e con la stretta necessità di andare oltre i passi falsi e imparare da questi: “Sappiamo che abbiamo perso punti sanguinosi in campionato. Ci siamo detti che dovevamo tapparci le orecchie e pedalare. Sappiamo che abbiamo raggiunto un’altra finale e ora una semifinale. C’è un grandissimo scoglio che è il Milan. In campionato la classifica è cambiata ma ci mancano quattro gare e abbiamo tanto da fare. In questi sette abbiamo vinto e perso, giocato semifinali e finali. Bisognerà essere concentratissimi perché imprevisti nelle partite così ci sono sempre stati. Siamo stati bravi a stare insieme e coprire il campo”.

Certamente, uno degli argomenti caldi della vigilia è la presenza o meno di Rafael Leao dopo il piccolo infortunio muscolare patito nel match contro il Milan. Il portoghese sta facendo di tutto per stringere i denti ed esserci, ma cosa cambia per Inzaghi l’eventuale forfait di un calciatore di questa importanza? Secondo il tecnico, non molto, almeno nella preparazione della partita: “Sappiamo le qualità del giocatore e che potrebbe esserci o no ma non condizionerà il nostro piano partita. Abbiamo incontrato il Milan tantissime volte. Non è solo una squadra di ripartenza, ha anche ottimo palleggio. Bisognerà essere bravi in tutte le fasi. Sta preparando la partita con Leao in campo o meno? Come ho detto, conosciamo le qualità del giocatore. Sappiamo che ognuno darà il massimo”.

Ci ricolleghiamo con lo stesso argomento alle parole pronunciate da Pioli che, invece, ha parlato un paio di ore dopo. Pur mantenendo il mistero sulla scelta finale relativa la convocazione dell’ex Lille, il tecnico ha svelato un altro segreto che in molti si aspettavano di recepire: se Leao non sarà nelle condizioni di giocare dal primo minuto, non andrà neanche in panchina. Come a dire che, a questo punto della stagione, c’è poco da salvare ed è inutile correre rischi inutili che nuocerebbero all’intera impalcatura della squadra, soprattutto per lo stile di gioco che da sempre caratterizza il calciatore portoghese, fatti di strappi, allunghi, corse a tutto campo e contropiede al veleno. Le parole esatte di Pioli ai giornalisti sono state: “Leao ha lavorato sul dritto oggi, domani proverà a spingere e poi vedremo. Se sta bene verrà convocato. Correte dei rischi per Leao? Io vado a letto tranquillo stasera. Saranno Rafa e il dottore a comunicarmi le condizioni del giocatore. Se Leao starà bene sarà convocato, se non starà bene non sarà convocato. Ogni allenatore punta a giocare con i suoi migliori giocatori. Leao ha caratteristiche uniche, se non ce la farà giocheremo con giocatori con altre caratteristiche”. Di sicuro, come vi dicevamo, non ci sono alternative: o in campo o non sarà della partita. E, a un certo punto della conferenza, Pioli lo dice chiaramente:Se il test di domani va bene può giocare, se non va bene non può giocare. Io avrei fatto questo test oggi, ma abbiamo giocato sabato e quindi lo dobbiamo fare domani”. Un aut aut che terrà in ansia i tifosi delle due squadre almeno fino alla giornata di domani, ma che di fatto potrebbe cambiare gli equilibri della contesa in tutto e per tutto. In ogni caso, è già pronta a un’alternativa che non è improvvisata e a cui Pioli, in altri contesti, sta lavorando da diverso tempo ed è quella di Alexis Saelemaekers: “L’ho usato spesso in allenamento a sinistra quando ho spostato Diaz a destra e si è sempre espresso bene. Ha ottime caratteristiche, vedremo che scelte farò domani”.

Stefano Pioli, allenatore del Milan, ha parlato oggi in conferenza stampa in vista della semifinale di Champions League contro l’Inter – Nanopress.it

Ovviamente, a prescindere dal portoghese, si tratterà di una partita molto complicata per entrambe, ma, secondo alcuni pronostici, per il Milan anche di più, visto quanto hanno dimostrato i rivali nerazzurri nelle ultime settimane. A tal proposito, Pioli ha cercato di motivare i suoi, ma rispettando in toto i valori tecnici dell’avversario: “Sarà una partita più difficile che bella sicuramente perché è una semifinale di Champions, ma è comunque bellissimo giocare certe partite. I ragazzi devono essere felici di vivere certi momenti. Domani è solo la prima partita, è una sfida che si gioca su 180 minuti. Quello della sfida a due tempi è un leitmotiv che sarà circolato diverse volte nelle ultime ore nei due campi di allenamento e negli spogliatoi, ma è un invito anche alla freddezza, a mantenere i nervi saldi e possibilmente a non esporsi troppo, per poi avere la meglio dopo, forse anche nei momenti decisivi. E qualsiasi pronostico, di fronte a eventi così, è veramente inutile: “L’Inter è favorita? Per gli altri è favorita, noi ce la vogliamo giocare. Abbiamo eliminato il Tottenham e il Napoli, pensiamo di poter eliminare chiunque. In Champions non abbiamo avuto alti e bassi, abbiamo fatto un grande percorso. Vogliamo superare l’ultimo step per arrivare in fondo, le motivazioni sono al massimo”.

Non abbiamo dubbi che la mentalità delle due squadre sarà quella corretta, dopo tante sfide superate in questa edizione della Champions League, per permettere a una delle due di accedere all’attesissima finale e in tutto ciò sarà fondamentale anche l’aiuto del pubblico, come in altre occasioni, e con una risposta già epocale per la grandissima richiesta di biglietti che c’è stata per entrambi i match, come riempire 26 stadi e non solo uno. Pioli vorrà cercare di sfruttare questa spinta a suo favore, soprattutto nel match di andata: “Ci aspettiamo un San Siro strapieno e con grande energia. Cercheremo di prendere queste energie e metterle in campo dal primo all’ultimo minuto”.

E ora che abbiamo sviscerato i contenuti più importante di entrambe le conferenze stampa, ci siamo lasciati per ultimo il terzo segreto che entrambi gli allenatori hanno espresso, uno più direttamente l’altro meno, per presentare una partita come un derby di Milano in semifinale di Champions League. Nel corso della sua conferenza stampa, Inzaghi ha detto senza nascondersi dietro a un dito: È senza dubbio la partita più importante della mia carriera. Abbiamo vissuto tante finali. Questo è il derby e sappiamo cosa rappresenta, anche per me. Sono abbastanza sereno perché ho visto i ragazzi concentrati”. Pioli non ha espresso questo concetto in maniera così chiara, anche perché non gli è stata fatta una domanda così diretta, ma è chiaro che entrambi i tecnici tra domani e il 16 maggio sono chiamati a giocarsi una bella fetta del presente e del loro futuro.

Nel passato la loro massima ambizione, come quella di tutti gli allenatori, era di giocare partite così, viverle a pieno e su panchine importanti come quelle di Milan e Inter. Trovare altri match di questa caratura e peso è praticamente impossibile, a meno che non dovesse arrivare anche la finale (che per una delle due arriverà per forza). È la bellezza e l’ansia del calcio, quella che ti fa rendere al meglio e andare oltre le prestazioni abituali o ti fa crollare del tutto, se la testa non supporta le gambe. È chiaro che Pioli e Inzaghi non potranno essere tra gli undici in campo, non direttamente almeno, ma lì albergherà anche il loro futuro. A causa dei tanti passi falsi in campionato, quest’anno sono stati messi spesso in discussione, affondati dai risultati, dalle critiche, spesso anche dalle imprecisioni che non hanno permesso di vincere le partite. Lo spettro dell’esonero non se n’è andato, anzi torna spesso a fare capolino anche quando proprio non è richiesto. Isolarsi da tutto ciò, proprio mentre si rischia di scrivere la storia, è quasi impossibile, ma è chiaro che vincere darebbe un senso completamente diverso a un’intera stagione e ai progetti di entrambe. Per questo, sì, è la partita più importante (anche per i tifosi) e anche se forse non era proprio un segreto, è bello che l’abbiano svelato.

Non solo gli allenatori, le dichiarazioni di Giroud e Dimarco vanno in una direzione: non si gioca con la paura

In conferenza stampa, oltre ai due allenatori, si sono presentati anche due calciatori fortemente rappresentativi delle due squadre e del derby. Federico Dimarco, che ha parlato insieme a Simone Inzaghi, sa cosa vuol dire sfidare il Milan e lo sa sotto tutti i punti di vista. L’esterno mancino, infatti, ha vissuto il derby del 2003, sì quello di Champions League, da tifoso sugli spalti, poi ne ha giocati tantissimi in tutto il percorso nelle giovanili nerazzurre e ora in prima squadra. L’ex Verona è anche quel calciatore che con un gran gol è riuscito a stappare la finale di Supercoppa italiana di quest’anno, poi finita nella bacheca dell’Inter.

Federico Dimarco, esterno sinistro dell’Inter – Nanopress.it

Insomma, lui di cose da dire ne ha, ma mantiene un profilo piuttosto basso con tutta l’intenzione di far parlare il campo, senza nascondere le emozioni che sta provando: “Come tutti i derby, sempre bello giocarli. Ne ho visti tanti, sono contento di giocarmi una semifinale contro il Milan e voglio godermela a pieno. Il Milan ha passato due turni difficili, sono campioni d’Italia in carica: sappiamo cosa ci aspetta e faremo del nostro meglio. È una semifinale di Champions, vogliamo dare tutto per giocarcela al meglio. Domani sarà sicuramente una grande partita aperta“.

Il discorso inevitabilmente finisce al derby che si giocò nel 2003 e che, in quel caso, andò al Milan: “Vendetta rispetto a venti anni fa? Non penso, sono passati tanti anni. Vogliamo solo fare una grande partita, pensiamo al presente. Nel 2003 ero a San Siro. Da tifoso dell’Inter, non sono bei ricordi. Ma pensare che 20 anni fa ero allo stadio e oggi gioco questa partita è un’emozione incredibile“. Un derby tra Milan e Inter, poi, è composto sempre da diverse sfide nelle sfide e, in questo caso, il duello tra Davide Calabria e Federico Dimarco vedrà entrambi impegnati sulla stessa fascia e con storie estremamente simili. Entrambi, infatti, sono cresciuti nel settore giovanile del club che ora rappresentano, agiscono nella stessa zona di campo e con lo stesso atteggiamento in campo. La domanda sorge spontanea su come il nerazzurro sentirà questo duello personale: “Noi affrontiamo una partita alla volta. Con Calabria ci siamo affrontati tante volte, sarà bello farlo ancora una volta“.

L’Inter comunque non ha alcuna intenzione di proiettarsi già in avanti con i pensieri e vuole solo concentrarsi sul match di andata di una semifinale di Champions League. Dimarco è chiaro su questo argomento: “Penso che ci vogliano testa e cuore, pensare una partita per volta. Se vai troppo in là con i pensieri rischi di lasciare qualcosa per strada”. I miglioramenti del terzino, rispetto a un anno fa in cui doveva fare i conti con un certo Ivan Perisic in quella zona di campo, sono comunque evidenti. A supportare questa tesi, oltre alle tante presenze che gli concede Inzaghi, dato che ormai è il suo titolare, ci sono anche i numeri offensivi con sei gol e sei assist già messi a segno in Serie A. Dimarco, però, vuole comunque restare con i piedi per terra: Sei gol e sei assist sono dovuti al gioco della squadra. Abituarti a giocare partite importanti ti fa crescere. Mi sento migliorato dal punto di vista fisico e psicologico”.

Olivier Giroud è sicuramente un calciatore diverso rispetto al terzino dell’Inter e non solo per il ruolo in campo. Lui che la maglia dell’Inter avrebbe potuto vestirla un paio di anni prima di sbarcare al Milan e, invece, è arrivato sull’altra sponda del Naviglio: “E’ un derby, sicuramente è una partita speciale, diversa. Mi piace giocare il derby e le grandi partite, sono fiero e orgoglioso di questo Milan. Spero di fare grande cose domani, sono molto carico“.

Per vincere una partita del genere serve tutto. Serve la corsa, la qualità, preparare al meglio la partita anche dal punto di vista tattico, quindi una condizione fisica eccellente e anche un po’ di fortuna. Ma, giurano alcuni, senza una buona dose di esperienza alla fine non si ottiene nulla e nessuno meglio di Giroud, che questa competizione l’ha già vinta, può portare queste caratteristiche: “Abbiamo bisogno tutti di ognuno di noi al massimo. Sappiamo che possiamo fare grandi cose, grandi partite con la nostra qualità e le nostre caratteristiche. Dobbiamo essere tutti carichi al 110%. Io provo ad essere sempre positivo ed incoraggiare i miei compagni”.

Olivier Giroud, attaccante del Milan nella partita vinta dai rossoneri sabato 6 maggio contro la Lazio a San Siro – Nanopress.it

Anche in questo caso, è pronto a esplodere un duello all’interno della partita ed è quello tra il francese e Lautaro Martinez. Non è la prima volta che succede e soprattutto è capitato anche al di fuori di Milano, dato che i due bomber si sono giocati anche la finale del Mondiale in Qatar qualche mese fa. Stavolta sarà diverso, o almeno lo spera Giroud: “È successo anche in Supercoppa (ride, ndr). Non è una cosa personale, siamo undici e di più con la panchina tutti uniti. Non è Giroud contro Lautaro, lasciamo il passato alle spalle, ma è una motivazione in più”. Una motivazione che il centravanti cercherà di portare totalmente dalla sua parte e fare in modo che possa essere decisivo ai fini del risultato.

L’obiettivo di Giroud, quindi, è quello di portare un club che ormai ama e di cui si sente un simbolo al massimo traguardo possibile e stavolta potrebbe essere addirittura la finale di Champions League: Parliamo di un club speciale, l’anno scorso non potevo chiedere di più che vincere lo scudetto, sono molto orgoglioso di quello che stiamo facendo con questa squadra, col mister e col suo staff. Sarebbe meritato, per l’impegno che ci mettiamo, e sarei molto orgoglioso di arrivare in finale. Sarebbe fantastico e penso che i tifosi lo meriterebbero“.

Nessun ostacolo a questo punto può distogliere Giroud dall’essere totalmente concentrato su una partita del genere, una di quelle in cui lui è abituato a essere grande protagonista e a gonfiare la rete come quando, in un ormai celebre derby, l’ex Chelsea si è girato e ha sorpreso tutto:Niente limita la mia concentrazione. Io sono concentrato sulle cose che devo fare sul campo, con i miei compagni”.

La carica dell’ex Montpellier, quindi, potrebbe essere un fattore decisivo per arrivare al risultato migliore possibile già nel match di andata, ma non è l’unica che sta arrivando dal club. Anche la presenza di Paolo Maldini, uno che quella coppa l’ha vinta e stravinta, è fondamentale per indicare la retta via ai ragazzi di Pioli. Giroud sul suo dirigente dice chiaramente: “È qui ogni giorno. Ci supporta sempre, ci segue in allenamento ogni giorno a Milanello. È una cosa che mi ha sorpreso davvero tanto quando sono arrivato, non me l’aspettavo, ma Massara e Maldini sono sempre qui per supportarci, per parlare con noi. Sono davvero sempre presenti, da questo punto di vista è un prepartita normale”.

E guardando indietro al recente passato, in pochi si aspettavano che Giroud potesse avere un impatto del genere quando ha lasciato il Chelsea e la Premier League e per così tanti anni. Al Milan, invece, ha trovato l’habitat ideale per esprimere le sue qualità, ma anche l’ambiente giusto per essere al centro del progetto. Su precisa domanda, il francese risponde chiaramente sul suo passato: “Gli ultimi tempi al Chelsea sono stati difficili, avevo bisogno di una nuova sfida e il primo anno non poteva andare meglio. In questa stagione è fantastico giocare una semifinale di Champions: si può sempre migliorare, ma le cose stanno andando davvero bene. Io non sono più tanto giovane, ma ho ancora tanta voglia di vincere un trofeo e spero che ce la faremo”.

Quella voglia di vincere adesso accomuna entrambi le parti in causa ed è stato così anche negli ultimi anni in Serie A. Lo scudetto è andato al Milan, con l’Inter seconda a leccarsi le ferite per gli errori fatti, poi i nerazzurri hanno trovato la loro rivincita in Supercoppa italiana con un netto 3-0, anche se il contesto e l’importanza della competizione erano comunque molto diversi. Ora è il turno anche della Champions League, come non accadeva da venti anni, ed è un grosso spot per il campionato italiano, che molti ritengono alla base decisamente inferiore rispetto a molti altri, anche quando non ci sono reali motivi per crederlo.

Tutte le dichiarazioni che vi abbiamo riportato vanno, in realtà, nella stessa direzione, a prescindere dalla maglia che si indossa: giocare partite così è l’esperienza più bella che un calciatore possa desiderare. Senza farsi schiacciare dalla platea di San Siro che sarà immensa sia all’andata, sia al ritorno. Senza far sì che il percorso portato avanti fino ad ora venga cancellato da un fallimento proprio sul più bello. Soprattutto, con la necessità di non dimenticare che la bellezza di un evento del genere deve avere come perno un tifo positivo, vero e che non sfoci in nessuna degenerazione negativa.

Ne abbiamo bisogno come movimento, come spettacolo puro da cuori pulsanti per lo sport, ma con il cervello ben piantato sul collo. Anche perché domani sarà il primo round e potrebbe decidere tanto, ma chi passerà sarà comunque stabilito al ritorno e avrà comunque il profumo di storia. Esattamente come venti anni fa quando, anche per via della regola dei gol in trasferta oggi cancellata, a sorridere fu il Milan. Non sappiamo se stavolta l’esito sarà lo stesso o quello opposto, ma vorremmo sempre poter raccontare eventi così e poi esserne testimoni per chi arriverà dopo. Perché, è vero, è già la partita più importante per la carriera di Inzaghi e Pioli, ma lo sarà anche per molti dei calciatori in campo. Perché è un derby di Milano ed è in Champions League: questione di identità e di cuore, ma non del tutto.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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