C’è un sintomo che in molti sottovalutano che in realtà può essere il primo campanello d’allarme per quanto riguarda l’ictus. Ecco di quale si tratta.
Nel mondo sono molte le persone che vengono a mancare tragicamente e in un modo improvviso anche se fino a qualche ora prima stavano bene e una delle cause maggiori sono le malattie cardiovascolari.
La terza che in Italia provoca ogni anno, all’incirca 185.00 morti è l’ictus celebrale. All’interno di questa cifra ben 130.00 persone scompaiono dopo il primo attacco mentre le restanti 35.00 dopo una ricaduta.
Ictus: dati e caratteristiche
La popolazione colpita ha un’incidenza molto bassa e facendo una stima ne sono colpiti le persone che hanno dai 40-45 anni fino ai 70 dove l’indice va ad innalzarsi gradualmente con il passare dell’età.
Solitamente, il 75% di queste hanno più di 65 anni e i nuovi casi registrati ogni anno sono circa 220 su 100.000, ma questo numero aumenta fino a 280 nelle persone che hanno superato gli 80 anni.
Seguendo questi dati si presume che un medico italiano tra i suoi pazienti segue un numero che va dai 4 ai 7 cittadini, che sono stati colpiti da ictus e ne segue almeno una ventina che non sono passati a miglior vita, ma hanno subito danni celebrali.
Di solito, circa il 15% di questi pazienti non riesce a sopravvivere entro un mese dal primo attacco mentre soltanto il 10% riesce a sopravvivere un anno. Le restanti cifre invece rimangono con una percentuale di disabilità molto importante.
Diversamente, ci sono casi in cui l’ictus avviene in forma lieve e i pazienti riescono a recuperare la propria autonomia sia parzialmente che in modo totale ma la percentuale è molto bassa.
Il ricovero per ictus rappresenta solo un terzo della spesa che la malattia provoca in quanto il costo più elevato è dato dalla cura e dall’eventuale reclusione del paziente in strutture apposite quando le condizioni celebrali non sono più quelle di prima.
L’ictus provoca una chiusura di un arteria celebrale e quindi blocca il passaggio del sangue e in questo caso si parla di ischemia celebrale, mentre quando c’è la rottura di un’arteria celebrale si parla di emorragia celebrale.
Ictus, il sintomo da non sottovalutare
Ci sono poi altri tipi di ictus che tendono a colpire la popolazione più giovane, provocati da forame ovale oppure da difetti congeniti riguardanti la coagulazione del sangue o malattie rematologhe.
I sintomi possono essere di vario tipo ma non bisogna mai sottovalutare il senso di confusione con annessa perdita di vista e offuscamento, in quanto potrebbe essere uno dei campanelli d’allarme di questa malattia.
Spesso pensiamo che siamo affaticati e pensiamo che il mal di testa, il senso di confusione e l’annebbiamento della vista siano dovuti alla stanchezza ma se questi persistono è meglio farsi controllare.
Tra gli altri sintomi abbiamo anche una difficoltà di deambulazione con relativa difficoltà nel parlare in modo chiaro, la sensazione di vertigini e soprattutto una forte emicrania che spesso viene sottovalutato in quanto sintomo di anche altre malattie più blande.
Bisogna sempre fare attenzione quando abbiamo degli episodi di mal di testa e capirne la natura e soprattutto se questo è legato ad altri sintomi e abbiamo il sospetto che possa essere qualcosa di più grave.
Se c’è un dubbio, i medici sottopongono i pazienti ad alcune indagini specifiche come il TC o RMN encefalo, Angio RM od Angio Tc o ancora un color con Doppler TSA o Doppler Transcranico.
Inoltre viene valutata la capacità celebrale con una scala neurologica che si chiama Scala di Rankin oppure la NIHSS. Qualora ci si trova davanti ad un episodio di ictus il paziente può essere sottoposto ad un trattamento ed una cura che si può eseguire solo dopo 3 ore dall’intervento.
Questa terapia porta il nome di trombolisi e serve per riaprire l’arteria chiusa e far in modo che il tessuto celebrale colpito si riapra e si salvi gran parte di questo.