Igor il Russo, lo sappiamo, è stato per diversi mesi recluso in un carcere in Italia, prima di trasformarsi nel super latitante accusato di essere il killer del barista di Budrio (Bologna) Davide Fabbri, e della guardia ecologica Valerio Verri. Da detenuto, Igor il Russo, che si faceva chiamare Igor Vaclavic, ma che all’anagrafe è Norbert Feher, ha ‘convissuto’ con diversi altri reclusi, che a qualche anno di distanza dal loro rilascio hanno parlato coi cronisti del presunto omicida di origine serba. Riportiamo parte di un’intervista effettuata a un ex compagno di cella di Igor il Russo.
Simona Pletto ha firmato l’intervista a un ex detenuto che ha diviso – da ottobre 2011 fino a maggio 2012 – la cella con Igor il russo nella casa circondariale Costantino Satta di Ferrara, meglio conosciuto come il carcere dell’Arginone.
L’uomo descrive Igor il russo come una persona riservata, un solitario, introverso e ‘sempre in allerta’, amante della forma fisica e con una formazione da soldato. Ogni giorno si manteneva in forma facendo ore e ore di flessioni e di pesi. “Non parlava molto con noi. Sembrava un militare: si svegliava presto e faceva la sua branda in modo perfetto, piegava le coperte in modo preciso. Poi passava alle flessioni. Ci teneva tantissimo al suo fisico atletico“, racconta il testimone.
Meticoloso e geniale, per certi aspetti, Igor amava trascorrere parte della giornata guardando cartoni animati in tv. Nessuno andava mai a trovarlo: “Io non l’ho mai visto uscire per un colloquio con i parenti, o con un avvocato. Non riceveva neppure una cartolina da fuori. Nulla. Quindi aveva pochi soldi. Così, ogni volta che io facevo la spesa e gli chiedevo se c’era qualcosa in particolare che avrebbe voluto, lui rispondeva sempre “no, grazie””, sono le parole dell’ex compagno di cella di Igor.
A dicembre, nonostante il freddo pazzesco, ricorda ancora l’uomo, Igor il russo scendeva in cortile in canottiera. “Non so proprio come facesse. Era abituato alle basse temperature. Era un toro, mai una malattia, mai una medicina. Una cosa che mi ha colpito è il suo livello di sopportazione del dolore. Veniva dal dentista con me e si faceva togliere i denti senza anestesia“, segno di una grande capacità di resitenza il dolore.
In carcere si è pure fatto la Cresima: “Parlava sempre col cappellano, pensavo fosse cattolico, sembrava preso dalla religione, sembrava tranquillo, pacifico, una persona corretta“, si legge ancora nell’intervista, che si conclude con un’amara riflessione: “Quello che ha combinato una volta uscito è imperdonabile, ma devo dire che in carcere sembrava tutt’altra persona. Educato, rispettoso. Mai un richiamo, mai un problema”. Eppure Igor il russo resta latitante con una taglia sulla testa, con l’accusa di avere ucciso tre persone in Emilia Romagna.
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