2022: un risveglio traumatico a suon di bombardamenti. Il ritorno alla vita dopo le restrizioni Covid tra guerra, Iran e “il primo” presidente donna.
Il 2022 sarebbe l’anno del ritorno alla normalità, dopo quasi due anni di restrizioni e lockdown, ma non solo. Il brutale risveglio della guerra e i diritti umani calpestati, insieme alle promesse da “strilloni” di una rivoluzione politica piatta.
Le esultanze e i festeggiamenti della mezzanotte del 31 dicembre del 2020 avevano immediatamente lasciato spazio alle insicurezze del 2021; ovviamente ancora all’insegna delle restrizioni e del lockdown.
Cosa “riserverà” il prossimo giro della Terra intorno al sole è probabilmente materia di astrologi e di oroscopi, che già tornano insistenti e avidi ad occupare i nostri quotidiani. Quello che possiamo provare a sottolineare invece è come il 2022 abbia rappresentato per certi versi l’anno del ritorno alla tanto decantata “normalità”, per altri un brutale risveglio.
La vita è tornata a scorrere senza quella fittizia rete di connessioni virtuali che ha accompagnato il mondo per quasi due anni di pandemia. Quella frustrazione mista a depressione, ansia. Per molti un disturbo post traumatico da stress, e per tanti giovani un limbo davanti a un futuro mai così incerto.
Il risveglio però, e il ritorno alla vita come è piaciuto tanto chiamarlo, è stato traumatico, brutale. A suon di bombardamenti, iniziati il 24 febbraio, quando come cantavano i Pink Floyd in “Goodbye blue Sky” il mondo è immediatamente ripiombato nella paura e nelle insicurezze.
L’essenza vera del 2022 potrebbe racchiudersi nei versi di Roger Waters, che nel 1979 cantava “The flames are all long gone, but the pain lingers on“, ossia “le fiamme si sono spente da tempo, ma il dolore continua“.
Le fiamme dei milioni di morti, delle mascherine, delle restrizioni e della depressione, dell’ansia. Delle connessioni fittizie e delle riunioni di lavoro da remoto, le videochiamate e il rimanere confinati.
Sono 42mila i morti, 15mila i dispersi, 52mila i feriti e 14 milioni i profughi. La guerra in Ucraina ha messo il mondo nel 2022 davanti alla consapevolezza che la fiamma della pandemia si stava pian piano spegnendo, ma che il dolore era destinato a continuare.
Il gas russo, la crisi, l’inflazione, i droni iraniani, le minacce di Putin. E ancora lo scorso settembre, quando il velo di Mahsa Amini ha segnato un ritorno in piazza dei giovani in Iran: non si vedeva dagli anni ’70.
Purtroppo nel mese di dicembre sono tornate anche le impiccagioni, alle gru, per strada, in un Paese che ha deciso di ricadere nella spietatezza, di giustiziare i manifestanti dopo averli uccisi e repressi con la forza.
Il nostro Paese invece ha scelto il “primo presidente” donna della storia. Una politica degli strilloni che nel 2022 è passata dalle esaltazioni di piazza alla quiete. Le prime concrete mosse politiche non hanno regalato nessuno scossone, piuttosto varie gaffe; un governo di destra (estrema?) che a qualcuno ha fatto paura per le sue “simpatie”, ma che si è distinto più per le retromarce, che per le marce.
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