Domani è 25 aprile, la festa della Liberazione, che, quest’anno più di altri anni, sta creando non poche polemiche e da molto prima dell’imminenza della data. Le esternazioni, in più di un’occasione, del presidente del Senato, Ignazio La Russa, infatti, hanno alzato dei polveroni non da poco, in cui, proprio ieri, anche l’ex numero uno di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, ha voluto dire la sua. Ma oltre ai politici, come la pensano gli italiani nel merito di questa celebrazione?
A tracciare un profilo dei sentimenti degli elettori, anche in base allo schieramento che hanno votato o voterebbero alle prossime elezioni, sono stati i sondaggisti di Quorum/YouTrend per Sky TG24, e hanno notato come, nei fatti, la festa della Liberazione non divida gli italiani, ma a farlo è piuttosto il pericolo di un ritorno al fascismo, che non tutti percepiscono alla stessa maniera. Tra le domande fatte, però, ce ne sono anche che riguardano la gestione dei migranti, e il terzo polo, che ha perso molti simpatizzanti dopo la scelta di non andare avanti con il partito unico di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Il 25 aprile non divide gli italiani, ma uno su due (quasi) è spaventato per un ritorno del fascismo
Il 25 aprile è una delle feste più importanti d’Italia, una delle poche laiche, è ancora oggi una festa che crea delle polemiche che (forse) si dovrebbero evitare. La liberazione dal nazi-fascismo, infatti, avvenuta nel 1945 dovrebbe essere vista da tutti, da chi si professa di destra, da chi si professa di sinistra, come la giornata in cui si celebrano i valori della libertà, dell’uguaglianza, e anche della democrazia, eppure quest’anno (più di altri anni) non si è arrivati a celebrarla come in realtà dovrebbe essere normale, non tanto perché alcune cariche dello Stato, vedi il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si sono smarcati dagli impegni istituzionali – non lo farà, ovviamente -, ma perché alcune parole hanno creato il terreno per degli attacchi che a più di cent’anni dall’ascesa di Benito Mussolini al potere non avrebbero motivo di esistere.
Secondo gli elettori intervistati da QuorumYouTrend per Sky TG24, per esempio, il Duce ha fatto anche cose buone, ma non per tutti. Nello specifico, se un 37% la pensa così, e la maggior parte sono simpatizzanti di Fratelli d’Italia, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni (61%) o del centrodestra in generale (62%), il 56% non è affatto d’accordo, e a pensarlo sono soprattutto gli elettori del Partito democratico (l’88% di loro) e quelli del MoVimento 5 stelle (69%).
Sul fatto che la festa della Liberazione, poi, sia l’unica vera festa laica i dati sono ancora divisivi, perché il 48% è poco d’accordo, mentre il 37% lo è molto (e il 15% non sa rispondere alla domanda). Quanto all’antifascismo, per il 29% degli intervistati è superato e anacronistico, ma per il 62% non lo è affatto. Guardando bene i numeri, sono ancora una volta gli elettori del primo partito italiano e della coalizione di cui fa parte, rispettivamente il 66% e il 64%, propende per la prima via, mentre sono i dem e i pentastellati (90 e 78%) che credono che la parola abbia un peso rilevante (e infatti è su quello che i senatori di maggioranza e opposizioni si sono divisi nell’aula di Palazzo Madama).
Ancora più divisivo è il tema che riguarda il pericolo fascista, perché per il 47% esiste e per un 47% no. Nel dettaglio, a essere più spaventati sono ancora una volta gli elettori del partito di Elly Schlein, che per il 79% pensa che ci possa essere il rischio, e lo pensa anche il 27% di chi vota o ha votato FdI, il 36% di tutta la destra, e il 57% di chi ha preferito Giuseppe Conte, in linea generale, però, gli elettori della maggioranza sono più propensi a credere che un pericolo non ci sia, soprattutto nello schieramento di Meloni (71%), contro solo, si fa per dire, il 56% della coalizione unita.
Gli italiani, secondo il sondaggio, sono più d’accordo sul fatto che l’Italia sia stata liberata da alleati partigiani, solo il 21%, infatti, pensa che siano stati anche i non partigiani a contribuire alla Liberazione delle truppe naziste, contro un 68% che, invece, dà merito a chi ha combattuto durante la Resistenza. E decisamente più uniti si è anche nello stabilire che, di fatto, il 25 aprile sia una festa che non divide: non d’accordo è solo il 30% degli intervistati, contro il 60% che invece crede che unisca, e qua la musica, rispetto al solito, un po’ cambia, perché non ci sono differenze nette tra gli elettori delle varie compagini parlamentari.
Sui migranti, no ai muri ma sì ai decreti Salvini. Il terzo polo perde tanti consensi e Renzi di più
Il sondaggio somministrato da Quorum/YouTrend per Sky TG24 ha riguardato anche il tema dell’immigrazione. Nello specifico, è stato chiesto agli intervistati che cosa ne pensassero dei muri e se questi possono aiutare ad arginare i flussi. Solo il 30% è d’accordo con quest’affermazione, e la maggior parte arriva dagli elettori del centrodestra (63%), per il 62%, in gran parte (ancora) simpatizzanti del Partito democratico (l’88%) non crede che questa sia la soluzione.
Il 54%, infatti, non è d’accordo con la proposta del leader del Partito popolare europeo, Max Weber, di finanziare i muri a livello di Unione Europea e quindi costruirli con fondi provenienti da Bruxelles, ma c’è anche un 31% che non disdegna l’idea. Per quanto concerne, poi, le iniziative del governo Meloni, la nomina di un commissario ad hoc è piaciuta al 37% degli intervistati, e non è piaciuta sempre al 37%, mentre un buon 26% non si è espresso.
Tra le cose che si dovrebbero fare per gestire meglio l’emergenza migranti (che anche oggi ha portato alla morte di una persona, con 20 dispersi al largo di Lampedusa), secondo il 43% di chi ha risposto alle domande dell’istituto di ricerca c’è quella di ripristinare i decreti Salvini, quelli che il leader della Lega e attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva scritto e fatto approvare da titolare del Viminale. Il 39%, però, non è d’accordo (e tra questi ci potrebbe essere anche Fratelli d’Italia, per altro). L’accoglienza diffusa, infatti, per il 36% sarebbe meglio dei decreti del primo governo guidato da Conte, ma per il 35% non è così, e addirittura per l’11% avrebbe la stessa efficacia.
In ultima analisi, sul tema, la maggior parte degli elettori, ovvero il 29%, ritengono che più integrazione serva a sostenere il Welfare, quindi il calo della natalità e rendere più sostenibile il sistema previdenziale, ma che non sia sufficiente, mentre il 27% crede che non aiuti se non come fattore secondario. Il 21%, però, pensa che gli immigrati non risolvano affatto il problema, e il 12% crede che invece sia giusto.
Per quanto riguarda la politica spicciola, con il divorzio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, voluto più dal leader di Azione che da quello di Italia Viva, il terzo polo ha perso l’1,7% dei consensi: dal 7,3% del 3 aprile, infatti, i due schieramenti sono fotografati ora al 5,6% e a soccombere di più c’è sicuramente il partito dell’ex premier fiorentino, che è dato al 2,1% contro il 3,5% (comunque di poco sopra la soglia di sbarramento) della compagine dell’ex ministro dello Sviluppo economico.